XVIII.Quando entrai la mattina seguente nella sala da pranzo mi stupii di non trovarvi Keller che ci aveva sempre dato il buon esempio con l’essere il più mattiniero. Subito dopo vidi entrare Engelman, con viso inquieto. «Dov’è Keller?», domandai. «A letto». «Non ammalato, spero». «Non so che cos’abbia. Dice che ha passato una brutta nottata e che non può alzarsi per occuparsi d’affari. Forse è stata l’aria viziata del teatro. Che ne dite?» «Se gli facessi una tazza di tè?» «Sì, e portategliela voi, vorrei sapere che cosa ne pensate». Keller mi spaventò dal momento in cui lo vidi. Un’incredibile apatia aveva colpito quell’uomo così attivo ed energico. Era completamente immobile; soltanto le mani erano scosse da un tremito intermittente. Aprì gli occhi un momento e li richiuse subito