Mi porta a un ascensore all’angolo delle scale. Quando cominciamo a salire e non accenna a volermi rimettere a terra, gli poso la testa sulla spalla nuda, assonnata e sognante. Batto gli occhi, e rieccoci nell’alta torre che gli fa da camera da letto, quella di ieri sera. Il sole è tramontato, ed è illuminata dal fuoco che danza nella bocca di pietra del drago e dal caldo bagliore delle luci a soffitto. Mi mette giù in bagno e apre l’acqua calda della vasca. Mi leva rapido i vestiti e m’infila dentro. Sibilo quando il calore mi colpisce la pelle gelata, però mi sciolgo contro al fianco della vasca e mi scaldo velocemente. È romanica, grande abbastanza per delle orge. Posso stendere le gambe. L’acqua è profumata, e quando tocco le bollicine salate, queste mi frizzano sulle mani screpolate