CAPITOLO TRE Tabitha “Spostiamoci nella stanza dei sigari.” Mi porge la mano. Non dovrei concedermi, ma per una qualche ragione lo faccio. Viene a scostarmi la sedia Buttons. La manona di Gabriel si chiude delicatamente attorno alla mia. Ho la pancia piena, e in sua presenza il corpo resuscita. Vorrei non esserne così attratta, cavoli. Non capisco che ho. Non ho mica dimenticato che ha ammesso di avermi drogata. Né rapita. Né che mi sta tenendo in ostaggio. Eppure, quando mi tocca mi vengono le farfalle allo stomaco. Mi conduce fuori dalla porta che abbiamo varcato prima. Prendo nota delle svolte mentre attraversiamo la biblioteca fino ad arrivare in una specie di studio. “Quindi è questa la stanza dei sigari.” Forse è da qui che proviene l’odore di fumo. No invece: i sigari sono più