Sospirò e mormorò quasi tra sé, scuotendo leggermente la testa. “Quanto costa diventare adulti.”
Astrea gli accarezzò il viso. Lui le prese la mano e, dopo averla trattenuta diversi lunghi istanti sulla sua guancia, ne baciò la palma. “Anche se non me le sono mai andate a cercare, non mi sono mai tirato indietro davanti alle responsabilità. Lo sai.” Lei assentì, sorridendogli. “Non pensavo, però, che il prezzo da pagare fosse così alto ... Stare lontano da te … E per così tanto tempo ...”
Astrea si strinse a lui. Non ebbero bisogno di dirsi nulla per capire, che sarebbero stati momenti difficili per ambedue, ma che la lontananza fisica non li avrebbe tenuti separati veramente.
Mentre raggiungevano gli altri nell’Auditorium, Astrea gli ricordò in tono volutamente allegro, per distrarsi dal dispiacere che la futura partenza le avrebbe causato. “Ecco perché Pangus era così su di giri prima di partire. Rammenti? Si era lasciato scappare, che doveva definire gli ultimi dettagli dell’accordo con Madame Atlas. Ammetto che me l’ero scordato. Sono contenta per Archie. Spero proprio che venga selezionato.”
“Sì, anch’io. Credi che quando saremo ...” La sua voce era scossa, ma si fece forza per proseguire più sereno. “A LumenLondon, avremo almeno una sera libera? Vorrei tanto rivedere Mira e Safìr e, magari, anche i loro amici.”
La sua amata si strinse di più a lui, augurandosi. “Oh, lo spero proprio! È stato così bello rivederli domenica scorsa alle Scintille! Mi è così dispiaciuto che siano ripartiti tanto in fretta ... Avrei voluto sapere molte altre cose sullo Sri Lanka Lumen. Deve essere un vero paradiso, dato che quello Opaco è splendido. Non sarà comunque un problema vederli, alloggiando all’Haribergo.”
Ares si fermò, guardandola stupito.
Lei sorrise, comprendendo che non aveva sentito neanche una parola dei chiarimenti della Douglass, e spiegò. “L’Haribergo, chiamato anche Ostello, è la foresteria di cui dispone il Dicastro per alloggiare gli ospiti. È una palazzina riservata nella zona residenziale tra il Larmacaeles e la Kofrel. Nessuno ha sollevato l’argomento, ma immagino che Yolhair abbia previsto, che tutti vorranno cogliere l’opportunità della visita a LumenLondon per poter incontrare almeno una volta i loro famigliari e quindi sarà prevista una serata libera o, probabilmente, anche una mezza giornata.”
Assentì distratto e lei proseguì.
“La nostra Rector ha precisato che è previsto un Trepas per arrivare da qui all’Ostello, al di fuori del quale c’è una fermata di Camlas: useremo quelli per raggiungere le diverse destinazioni e, quindi, anche le mete personali.”
Ares annuì nuovamente senza entusiasmo.
Durante l’ultima settimana di gennaio, Ares fu così oberato per lo studio e gli altri impegni, primi fra tutti le ricerche della SIGH, che i giorni passarono in un baleno senza che potesse soffermarsi più di tanto sui suoi crucci, anche se il Progetto Stage pareva essere l’unico tema di conversazione. Continuavano a circolare notizie che, a suo avviso, avevano più il sapore di congetture, che di informazioni veritiere. Tuttavia, vero o falso che fosse, ogni dettaglio che si riferiva a quei seminari lo avviliva: non riusciva a rassegnarsi all’idea che avrebbero fatto quelle visite separatamente, né soprattutto che sarebbe stato lontano da lei. Ciò che emerse durante la riunione della SIGH di quell’ultimo sabato di gennaio, tuttavia, lo costrinse a preoccuparsi di altro.
“Non so ... Naturalmente, il Magister Stiff ha fatto analisi molto accurate.” esordì timoroso Horatio, che Astrea aveva invitato a parlare. “E senz’altro esatte. Quindi, se afferma che quel frammento appartiene a un artiglio di Arpia, ha sicuramente ragione, ma ...” Lei lo incoraggiò con un sorriso e l’amico finalmente si decise a rivelare a tutti il nocciolo della questione. “Ecco, io penso che non può essere stata un’Arpia.”
“È quello che ha detto il Professor Brune. Anche il Praesidens e gli altri erano d’accordo. Ve l’avevamo riferito.” rammentò Crispin asciutto.
L’altro lanciò uno sguardo ansioso ad Astrea, che lo esortò con un sorriso a proseguire. “Mi sono spiegato male. Secondo quanto stabilito dal Professor Stiff, il frammento è di sicuro di un unghione di Arpia, ma non può essere stato quello a infliggere nessuna lacerazione a Nut.” Notando gli sguardi sbigottiti dei compagni, Gape specificò. “Non sono state le grinfie di Arpia a ferire Nut in quel modo.”
Quell’affermazione suscitò commenti concitati a non finire. Quando Ares riuscì a riportare la calma, indagò. “Puoi spiegarti meglio? Cosa ti fa dire una cosa del genere?”
“Ehm ... Ecco, ho esaminato le foto fatte da Calvin a quegli ehm ... squarci. E …” esitò, mentre tutti tenevano gli occhi fissi su di lui. “E non combaciano ...” Si guardò intorno smarrito, prima di precisare. “Il tipo di lacerazione non collima con la forma tipica degli artigli di Arpia. Come sappiamo le sue zampe anteriori sono simili alla mano umana, ma sono dotate di unghioni affilatissimi e diritti, è per questo che avevamo pensato a un orso. E, a prima vista, sembrerebbe così ... ma ...”
Il ragazzo rivolse uno sguardo a Cathy e Calvin, attendendo che mettessero sul tavolo diversi involti prima di terminare. “Non è così.”
“Cosa ti ha portato a questa conclusione? Se ben ricordo, l’ipotesi dell’orso, e quindi dell’Arpia, era emersa dall’esame molto accurato delle foto delle lesioni.” sottolineò Jason, serio.
Il timido Estivo si voltò verso Astrea, che comunicò. “Horatio mi ha manifestato, già a inizio mese, le sue perplessità, chiedendomi il permesso di effettuare analisi più approfondite delle ferite, utilizzando le foto fatte con tanto coraggio da Calvin.” Gli rivolse un’espressione grata e quindi proseguì. “Nessuno sa più di me quanto sia doloroso indagare su questo argomento e quindi vorrei ringraziare tutti per la vostra dedizione.” Ares le strinse la mano. Lei si schiarì la voce e riprese. “In questi giorni, Horatio mi ha comunicato i risultati del lavoro svolto con Cathy e Calvin. Vorrei che fossero loro a fornirvi i dettagli.”
I due interpellati assentirono e aprirono gli involti che racchiudevano dei blocchi squadrati di materiale compatto bianco. “Per prima cosa, è stata fatta una riproduzione tridimensionale di tutte le foto scattate. Ne abbiamo portato solo due esempi, i più significativi.” spiegò Hubbard prendendo un cubo, aprendolo e passandolo ai presenti, mentre Cathy faceva altrettanto. “Come noterete sono state evidenziate col colore le impronte lasciate dall’aggressore. Poi, da questi stampi, abbiamo realizzato il modello fedele degli artigli.”
Gape prese due poliedri più piccoli e rettangolari. Li aprì e ne estrasse due oggetti, di colore giallo chiaro, simili a pettini rudimentali con quattro grossi denti appaiati quasi della stessa dimensione e un quinto decisamente più corto, distanziato.
Quando se li trovò tra le mani, Ares rabbrividì nel vedere le dimensioni reali delle grinfie, lunghe quasi quindici centimetri. E rivide con orrore Nut massacrata, gli squarci del suo corpo martoriato e Astrea riversa su di lei.
“Questi modelli, invece, riproducono esattamente come sono gli unghioni di un’Arpia.” illustrò Cathy, facendo girare degli arnesi simili a quelli gialli, ma di colore verde pallido.
A prima vista sembravano identici, ma osservandoli meglio si notavano leggere discrepanze.
“E non è tutto ...” riprese Horatio, con voce appena incerta. “I segni lasciati dagli artigli sono ... sono di due tipi diversi.”
“COSA?!” esclamarono esterrefatti in parecchi, mentre tutti si guardavano in faccia sconcertati.
“È così. Queste sono le riproduzioni ingrandite delle due diverse grinfie che hanno ferito Nut.” dichiarò Horatio deciso, mentre faceva passare due oggetti, di colore azzurro, grandi più del doppio di un singolo dente dei pettini.
Mentre i compagni esaminavano i due pezzi, Horatio ne illustrò le discordanze. “Un artiglio è finemente seghettato, l’altro invece è perfettamente liscio. Uno ha uno spessore uniforme, al contrario dell’altro che si assottiglia dalla metà fino al bordo, che è affilato come un rasoio. Uno termina con una punta acuminata, mentre per l’altro è leggermente arrotondata e, infine, uno sembra più spesso e consistente.” Fece una pausa, prima di informarli. “Abbiamo fatto ulteriori ricerche per verificare a chi potessero appartenere unghioni con queste due forme specifiche.” Guardò Cathy e Calvin, mentre tutti lo osservavano trattenendo il fiato. Deglutì e rivelò a mezza voce. “Nessuno.”
Tutti continuarono a fissarlo quasi dovesse ancora rispondere, come se non avesse detto niente.
“Nessuno.” ripeté in tono leggermente più alto. “Questi artigli” riprese con voce più sicura, indicando gli oggetti azzurri, che erano appoggiati al centro del tavolo assieme agli altri e che, rispetto ai pettini, sembravano delle vere e proprie armi. “non appartengono a nessun animale, né Opaco, né Lumen e nemmeno arcano. E nessuna Creatura Oscura, neanche uno spirito, possiede grinfie fatte esattamente così. Per quanto, ovviamente, abbiamo potuto trovare. Abbiamo fatto ricerche molto accurate, ma non possiamo escludere che possano appartenere a qualcuno di reale.”
“Non potrebbe trattarsi di quei … Criptian? Hanno mani artigliate, se non sbaglio” azzardò Wilma, rabbrividendo. “E dato che non mi pare ci siano descrizioni dettagliate …”
“Sì! Già!” concordò subito Evan che aggiunse. “O anche una Forza Maligna, come ha detto la Magistra Brune.” All’occhiata ammonitrice del fratello, puntualizzò tagliente. “Siamo nel Keep e il Praesidens stesso ha detto che, in tema di Negromanzia, non si può escludere nulla.”
“Sì, ma anche detto, se ben ricordi, che delle questioni esoteriche si sarebbero – giustamente – occupati loro.” gli rammentò con durezza Calvin.
“Esatto.” intervenne pacato Ares. “Avete ragione tutti e tre. Sono certo che le prove messe in evidenza da Horatio, Cathy e Calvin – grazie a nome di tutti – saranno molto utili per le loro indagini. È controproducente però, a mio avviso, fare speculazioni su ciò che non sappiamo. È meglio, se ci atteniamo a quanto di nostra competenza.”
Tutti parvero accogliere con favore il suo invito e si impegnarono a riflettere.
Il silenzio più assoluto che regnava nella Sala fu interrotto dopo diversi minuti da Crispin che, come risvegliatosi da un’ipnosi, indagò col suo solito fare pratico. “Sono d’accordo con Ares. Il nostro campo di ricerca è molto vasto e, mi pare, più che sufficiente. I modelli realizzati escludono in modo certo gli orsi che, come sappiamo, hanno unghioni scanalati e anche parecchi altri soggetti che avevamo preso in considerazione.”
“Dì pure tutti!” rettificò contrariato Archie. “Barguest, Grifos e pure Uomini Lupo di ogni sorta che, nonostante le barriere protettive, erano i più probabili.” Sbuffando indispettito, concluse. “Con questa scoperta, ogni nostra supposizione va a farsi benedire.”
Mal tollerando di essere stato interrotto, Crispin riprese in tono sostenuto. “D’accordo. Quindi, se questi artigli,” indicò le minacciose lame azzurre. “non possono essere ricondotti a nessuna creatura che ci riguarda, come si può spiegare quest’aggressione?”
“In almeno due modi.” rispose Astrea, con una serenità che non passò inosservata a nessuno. “Primo: potrebbero appartenere a un essere … sconosciuto. Secondo: potrebbe trattarsi di una negromanzia.”
Ne seguì una ridda di obiezioni e domande contemporanee.
“Già. Come abbiamo detto non possiamo conoscerli tutti.” rilevò Crispin, con un’ombra di irritazione nella voce rivolta ai loro limiti, piuttosto che ad Astrea.
“In che senso, sconosciuto?” chiese Cyril, corrugando la fronte.
“Una stregoneria?” “Ma ne esistono di così potenti da ferire in quel modo?!” si interrogarono all’unisono Vanessa e Pamela, sgranando gli occhi.
“E chi l’avrebbe scagliato questo orrendo maleficio?” “Ma non era stato detto che non poteva trattarsi dell’opera di un umano?” verificarono uno dopo l’altro Tib&Tuc.
“Ma Yolhair e gli altri hanno scoperto qualcosa?” si informò Archie, imbronciato.
Per Ares era evidente a chi si riferisse con altri. L’amico si era più volte lamentato con lui di non aver avuto più contatti con il Circolo e quando lui gli aveva ricordato che erano loro in difetto, dato che la SIGH non era riuscita a fornire un granché di quanto era stato chiesto, Archie aveva sbuffato impermalito, sostenendo che loro dovevano studiare e che non era semplice scoprire quanto volevano, restando confinati alla Domus. Ares aveva rinunciato a fargli capire che le cose non stavano esattamente così. L’anno precedente, nelle stesse condizioni, con in più la difficoltà di operare di nascosto, la SIGH aveva raggiunto risultati più che brillanti. La differenza stava solo nel fatto che ora non si erano impegnati a sufficienza.