«P-perché?». Lui sorrise lievemente. «Perché sei viva. Quando la gente è viva poi le cose si sistemano, prima o poi». «Ti amo, Sareth. E puzzi. E ci penso io a lavarti, almeno quello». Il sorriso di lui si allargò. «Sembra interessante». +++ Gli slacciò il giustacuore di pelle sottile, grigia, che aveva adottato in vece del solito corpetto di cuoio. Lo liberò della camicia di lanina e del camiciotto di cotone che aveva sotto e arricciò il naso. «Te l’ho detto» sorrise lui. Lerer lo baciò sulla peluria scura del petto. «Bene. E io ti ho detto che ora ti lavo». Avvicinò il catino e la brocca dell’acqua. Versò l’acqua, aggiunse i sali profumati e immerse la spugna. Prima si occupò della schiena di Sareth, facendolo ridere e rabbrividire, poi del suo petto. Poi lo strofinò con grande i