Lerer sta viaggiando in carrozza verso il proprio matrimonio, un matrimonio politico che ha ogni intenzione di boicottare. Quando il suo convoglio viene assalito da un drappello di mercenari in un primo momento pensa che la sua fine sia vicina. Freddamente, prova a concedersi solo al loro comandante per evitare di venir passata tra tutti gli altri, ma presto scopre di aver sbagliato a giudicare quegli uomini – e il comandante in particolare. Sareth ha un codice, un codice a cui cerca di attenersi sempre: portare a termine gli incarichi, prendere soldi da un solo committente per volta, non sgozzare innocenti se è possibile evitarlo, non derubare i civili, non distruggere per il gusto di farlo. Lerer è costretta ad ammettere che il suo codice è molto più nobile di quello dei nobili di nascita... e che Sareth è un uomo migliore di qualsiasi marito la sua famiglia potrà mai imporle.
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"Lerer chiuse gli occhi e posò la fronte sul petto di lui. O meglio, sulla coperta che lo copriva.
Non era proprio il massimo, rifletté, autoindulgente: la coperta era piena di peli di cavallo e ne aveva anche l’odore. La scostò un po’ per posare la fronte almeno sul giustacuore di pelle di lui. Serath le sistemò i capelli con le dita e le coprì un po’ meglio la testa.
«Oggi pomeriggio, a cavallo...» mormorò Lerer, contro di lui.
Serath non rispose.
«Mi sento strana anche ora... perché?».
Lui sospirò silenziosamente. Lerer sentì il movimento del suo petto. «Suppongo che sia... l’età» borbottò, a voce così bassa che lei fece fatica a sentirlo.
Sollevò lo sguardo verso il suo. «Che cosa vuol dire? Che cosa...»
I loro nasi si sfioravano, le loro bocche erano vicine. Lerer si rese conto che voleva baciarlo, ma prima di riuscire a mettere in pratica questa idea fu Serath a baciare lei. Sul collo, molto piano.
A Lerer sembrò di andare a fuoco."
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