«Uffa» borbottai. Ander mi sollevò di nuovo, questa volta prendendomi dietro alle ginocchia e dietro alla schiena, e incespicò fino alla camera da letto, dove mi mollò sul materasso. «Tra due minuti sono di nuovo pronto. Tu resta lì, vestita così, con il sedere in aria e le cosce aperte e sono pronto tra un minuto» disse lui. Si slacciò le scarpe e finì di spogliarsi. Mi misi a quattro zampe e iniziai a toccarmi, mordicchiandogli un fianco mentre si toglieva gli ultimi indumenti. Un attimo dopo sentii la sua lingua sulla fica. Mi leccò e mi mordicchiò un po’ dappertutto, praticamente a caso, ma io ormai ero in uno stato mentale tale che avrei goduto anche se mi avesse leccato un ginocchio. Gli chiesi di scoparmi con espressioni molto poco eleganti, mentre lui continuava a darmi piacer