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Aidan O’Malley strinse la fascia di morbida pelle nera sulla coscia della nuova ragazza e la bloccò con il velcro. Era un materiale sorprendente, il velcro. Tiravi verso l’alto e si staccava immediatamente, tiravi in senso laterale e non cedeva di un millimetro.
La nuova ragazza verso l’alto non poteva tirare, dato che era legata alla poltrona sia per le braccia che per le gambe. Una fascia di pelle bloccava ogni avambraccio agli appositi anelli della poltrona, un’altra bloccava le cosce in posizione ginecologica. Be’, la poltrona stessa era simile a quella di un ginecologo, solo che la seduta era vuota al centro. Era una cosiddetta f*****g chair, una poltrona fatta apposta per scopare chi c’era legato sopra. Ossia la nuova ragazza.
La nuova ragazza a Aidan piaceva. Aveva un viso delizioso, con gli occhi blu, le labbra carnose e un bel nasino. I capelli erano scuri e lucidi, ondulati, e aveva anche qualche lentiggine. Fisicamente, Wade aveva visto di meglio, anche se la nuova ragazza era comunque carina. Le cosce erano un po’ troppo in carne, i fianchi un po’ larghi, le tette piccole e puntute. Quelle cosce, in realtà, a Aidan piacevano molto. Erano sode, morbide, femminili. In ogni caso, avrebbe giudicato Wade.
Finì di sistemare la poltrona, reclinandola leggermente.
«Così che ne dici?» chiese.
La nuova ragazza lo guardò. «Penso... penso che vada bene».
Aidan girò attorno una delle sue gambe e si piazzò proprio in mezzo. Le posò le mani sull’interno delle cosce, accarezzandola in modo tranquillizzante. «Forse un pochino meno. Così quando ti penetrerà struscerà anche sul tuo clitoride. Dimmi tu. C’è a chi dà fastidio».
La nuova ragazza si mordicchiò il labbro inferiore, riflettendo. Aidan aspettò che arrivasse a una conclusione. La trovava bella, lì aperta davanti a lui. Eccitante, anche se personalmente le ragazze legate non gli dicevano molto.
«No, raddrizzami un pochino» decise lei.
Aidan tirò la leva un paio di volte, spostandola in una posizione leggermente più verticale.
La guardò. La nuova ragazza era nuda, del tutto nuda. Wade le voleva sempre del tutto nude, la prima volta. Il suo sesso era completamente glabro, un po’ aperto a causa della posizione a gambe divaricate. Era lucida, tra le grandi labbra, e il clitoride era rosso, eretto.
La sfiorò lì con il polpastrello del dito medio, sgrillettandola dolcemente fino a ottenere un sospiro di piacere. Spostò il medio all’imboccatura della sua fica. Premette leggermente, mettendole dentro la punta. Era bagnata. Magari non bagnatissima, ma abbastanza bagnata.
«Vuoi un po’ di lubrificante? Wade non ci impazzisce, ma... be’».
«No, no».
«Vuoi che continui un po’?».
La nuova ragazza sembrò imbarazzata. Non molto, solo un pochino. Aidan era bravo a mettere a loro agio le persone.
«Sarebbe... carino» ammise lei.
«Nessun problema» disse lui. «Chiudi gli occhi. Rilassati. Ripetimi la safe word». Mentre parlava aveva ripreso ad accarezzarle il clitoride. La nuova ragazza fece come le suggeriva. Chiuse gli occhi, si sciolse i muscoli delle spalle. «Dracula» mormorò. E poi: «Sei bravo».
Aidan rise sottovoce. «Ho un po’ di esperienza. Dimmi se lo vuoi diverso».
«No, solo...»
Lui le infilò il pollice dentro alla passerina. Era molto, molto bagnata, ormai. «Così è meglio?».
«S-sì... ah, Cristo. Aidan? Ti chiami Aidan, giusto?».
«Già».
Lei ormai aveva il respiro accelerato, i capezzoli duri e la fichetta inondata di umori. «Sei gay, Aidan?».
«No, no» rise lui.
«Quindi, come dire...»
«Se mi piace?».
«Mh».
«Sì, mi piace. L’importante è che piaccia a te, comunque».
Lei emise un gemito di piacere. «F-fermati. Direi che più carica di così sarebbe un problema».
Aidan annuì. Scostò la mano e se la pulì su un asciugamano.
«Allora lo faccio entrare?».
«Perché... sai, perché lo fai?» chiese lei.
Lui rise di nuovo. «Mi paga un sacco di soldi. Quindi?».
La nuova ragazza riaprì gli occhi. Annuì. «Sì, fallo entrare».
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La nuova ragazza aveva un nome, anzi due. Uno dei due era Mable Rae Phillis. Aveva anche uno scopo. Il nome gliel’avevano chiesto qualche giorno prima, per fare dei controlli, del suo scopo nessuno sapeva niente.
Quella sera, dopo essersi lasciata docilmente legare a gambe aperte su quella cavolo di poltrona, Mable si chiese se davvero ne valesse la pena. La risposta probabilmente era sì, se faceva le cose per bene. Se non le faceva per bene, si sarebbe solo lasciata scopare per qualche centinaio di sterline che non avrebbe nemmeno tenuto, cosa con cui poteva convivere benissimo.
Mentre aspettava che entrasse Wade Taylor guardò ancora una volta la stanza in cui era. Le luci soffuse illuminavano discretamente la tappezzeria grigio-blu, elegante e un po’ fredda. Le tende erano di velluto della stessa nuance, le finiture di legno rossastro. Oltre alla sedia nella stanza c’era poco altro. Una specchiera, un ripiano con allineati vari prodotti...
La porta si aprì e il suo “cliente” entrò nella camera. Indossava una vestaglia di seta bordeaux ed era scalzo. Probabilmente sotto era nudo. Mable non fece in tempo a pensarlo che Wade si sfilò la vestaglia e confermò i suoi sospetti.
Aveva il corpo di una statua, si trovò a pensare. Alto, snello, muscoloso, pancia piatta e spalle larghe. L’unica imperfezione, una lunga cicatrice che lo tagliava in due dall’alto verso il basso, come se qualcuno avesse provato a sbuzzarlo come un pesce.
Si avvicinò a lei senza una parola. Le posò le mani sulle cosce, ma non come aveva fatto Aidan. Aidan l’aveva accarezzata, Wade la afferrò.
I suoi occhi scuri restarono un attimo in quelli di lei, per poi scivolare lungo il suo corpo, fino al suo sesso. Se aveva qualche commento da fare, se lo tenne per sé. Mable lo guardò a sua volta, un po’ preoccupata. Il naso affilato, gli zigomi duri, i capelli scuri e tirati all’indietro, la pelle pallida... era bello come nelle foto che aveva visto, ma meno morbido.
Quasi a fare eco ai suoi pensieri, subito dopo sentì qualcosa che di morbido non aveva niente. Il membro di lui le allargò l’imboccatura della fica, scivolandole dentro lentamente.
Sulle dimensioni Aidan non aveva mentito. Era stato precisissimo in tutto, in realtà. Le aveva detto che non le avrebbe parlato. Le aveva detto che l’avrebbe penetrata e basta e poi... che si sarebbe mosso, sempre più velocemente... fino a venire.
Wade la afferrò meglio per le cosce e le sprofondò dentro fino in fondo. Mable emise un vago gemito, non proprio di piacere, ma non di dolore. Era solo... un’intrusione sgradevole, ma sopportabile.
Quando lui iniziò a muoversi il piacere per lei iniziò a crescere. Aidan era stato bravissimo. L’aveva inclinata in modo tale che Wade a ogni affondo le schiacciasse anche il clitoride, trasmettendole una fitta di piacere in tutto il corpo.
Mable iniziò ad ansimare. Iniziò a trovarlo meravigliosamente grande e meravigliosamente duro. Iniziò persino a piacerle il modo in cui la scopava senza guardarla in faccia, concentrato sul suo corpo e basta, per lo più concentrato solo sulla sua fica.
A un certo punto si chinò per succhiarle un capezzolo. Mable gemette. Ogni contatto più ravvicinato faceva aumentare il suo piacere.
Tutta quella cosa... lei legata, lui che la scopava come se fosse un oggetto... era stranamente eccitante. Era una situazione inaspettatamente erotica, per lei. Non la capiva, ma la faceva godere.
E Wade era... grosso, duro, incisivo; inutile girarci attorno.
Lui accelerò, infilzandola fino ad allargarle la cervice, ed emise una specie di lamento. Mable lo guardò in faccia. Era sudato, ansimava, stava... godendo? Be’, il suo viso non diceva molto, ma il suo corpo era eloquente.
Di nuovo si piegò su di lei fino a succhiarle un capezzolo. Mable sentì le sue labbra che lo stringevano, la sua lingua che lo leccava e poi i suoi denti, che lo morsero delicatamente. Subito dopo Wade gemette e cambiò ritmo. Mable si sentì piena come non mai. La sua fichetta iniziò a pulsare, mentre lui si svuotava dentro di lei.
Il piacere crebbe, fino a che...
Wade concluse e si sfilò, lasciandola a bocca asciutta. Mable si rese conto che i propri gemiti erano stati rumorosi e se ne rese conto quando all’improvviso tacque.
Lui la guardò, ancora ansimante. La guardò e capì benissimo che Mable avrebbe voluto finire, ma decise di mollarla lì. Si rimise la vestaglia sul corpo sudato e se ne andò senza una parola.
+++
Aidan entrò pochi secondi dopo.
Mable non avrebbe saputo definire quanti, ma non molti. Neanche un minuto dopo. Aveva ancora il respiro accelerato, quando lui si avvicinò alla poltrona. Per un istante si sentì profondamente imbarazzata che lui la vedesse così.
Ma i suoi occhi azzurri, al contrario di quelli di Wade, erano calorosi, e la sua espressione rilassata la mise a suo agio. Iniziò subito a slegarle le braccia.
«Tutto a posto?» le chiese. «Ti ho preparato un bagno, okay?».
Mable deglutì. Prese fiato, per poi lasciarlo andare lentamente. «Non pensavo che fosse così...»
«Così?» fece lui, sciogliendole l’altro braccio.
«Non so. Coinvolgente».
Lui rise sottovoce. Era una bella risata, quella di quell’uomo, pensò Mable. Be’, era bello pure il resto, anche se il suo assistente era ancora più enigmatico di Wade.
Le liberò una coscia e Mable sospirò. «Scusa, sono ancora tutta...»
Lui la guardò. Uno sguardo pratico, curioso, ma non morboso. «Non hai finito?».
Mable scosse la testa. Distolse lo sguardo.
«Vuoi finire?».
Mable riportò gli occhi nei suoi. Lui sorrise e si strinse nelle spalle. «Se ti va».
«Probabilmente sì» ammise. Si alzò cautamente a sedere. Era ancora fradicia, aveva un capezzolo ancora bagnato della saliva dell’altro, il suo odore addosso, il suo sudore sulla pelle e... be’, anche il suo sperma doveva essere ancora lì, no?
Aidan non sembrò considerarlo un problema. «Okay. Solo, togliamoci di qua, va bene? Andiamo in un vero letto o roba del genere. O farlo legata per te è...»
Mable rise. «Irrilevante, te lo assicuro».
Sorrise anche lui. La guidò lungo un corridoio diverso da quello da cui era arrivata, su per delle scale, oltre una serie di porte. Aprì l’ultima e Mable lo seguì in una stanza da letto. Una comunissima stanza da letto, neppure molto in ordine. La tappezzeria era la stessa del resto della casa, grigio-blu ed elegante, ma il resto dell’arredamento seguiva dei criteri diversi. I mobili erano bianchi e solidi, moderni, e su due pareti c’erano dei quadri astratti dalle cornici bianche e piatte. Su una poltrona blu erano buttati dei vestiti, sul letto un piumino a quadretti colorati.
«Prego» disse Aidan, come se lei non fosse nuda e non fosse ancora inzaccherata del rapporto appena avuto con un altro.
Mable si guardò attorno. «Mi piace» disse.
Aidan le fece scorrere il pollice lungo la schiena, fino a una natica. «A me piaci tu» disse. Sarebbe stata una frase scontata, forse persino ridicola, se dietro non ci fosse stato il suo sguardo. Aveva qualcosa che ti spingeva a credergli, quello sguardo. Era serio, ma aperto, divertito, ma non sarcastico.
Mable sentì un lungo brivido caldo scivolarle giù per la pancia. Era tutto folle, semplicemente. Si avvicinò e si alzò sulla punta dei piedi per baciarlo. Aidan le infilò le dita tra i capelli della nuca e se la strinse contro. Mable si appoggiò alla barriera rigida dei suoi pettorali.
Indossava un completo senza cravatta grigio. Mable iniziò a slacciare i bottoni della sua camicia, fino a rivelare un torace magro e muscoloso. Gli sfiorò il petto con i capezzoli e Aidan le strinse le tette. Si liberò di giacca e camicia, per poi saltellare fuori dai propri pantaloni.
Mable si ritrovò sul letto. Le mani di lui dappertutto, la sua bocca che la leccava e la succhiava. Gli sfilò i boxer e lo trovò già pronto. Un altro esemplare dalle ottime proporzioni, pensò, confusamente. Glielo prese in mano. Iniziò a masturbarlo e lo sentì gemere di piacere.
Aidan si allungò verso il comodino, trovò un preservativo, strappò la bustina e si inginocchiò per infilarselo. Poi si stese su di lei.
Mable aprì le cosce e se lo guidò dentro. Quando si sentì piena di lui emise un sospiro di soddisfazione. Si strinse alle sue spalle, iniziò a muoversi sotto di lui.
«Cristo» ansimò Aidan. La prese per le natiche e cominciò a sbatterla a colpi secchi e veloci. Mable gridò, gemette, gli graffiò la schiena e gli morse i capezzoli. Il piacere sembrò esploderle nella fichetta. Dilagò in tutto il corpo. Le uscì dalla bocca sotto forma di gemiti animali. E poi dal sesso, in uno schizzo di umori traslucidi.
Aidan le strinse le natiche più forte, allargandole, e concluse a sua volta con un grugnito di soddisfazione. Il suo cazzo rallentò dentro di lei. Poi si fermò.
Per qualche secondo Aidan le restò sopra, schiacciandola. Respirando forte. Un ciuffo castano gli spioveva sugli occhi chiari.
«Ora... mi sposto...» soffiò fuori.
«Fai con calma» disse lei.
Alla fine lui rotolò da un lato e si liberò del preservativo. Restò lì per qualche minuto, a pancia all’aria, respirando. Alla fine fece una cosa buffa: si sfilò i calzini, l’ultimo capo di abbigliamento che gli fosse rimasto addosso, orologio a parte.
«Cioè?» rise lei.
Sul viso di lui passò un guizzo di divertimento. «Un uomo nudo con i calzini? Dopo i quindici anni non si può più».
«Già, è vero» sorrise Mable. «Quanti ne hai? Si può chiedere?».
Lui si strinse nelle spalle. «Trentotto. Siamo coetanei, io e Wade».
Mable si voltò su un lato e si appoggiò su un gomito, curiosa. «E vi dividete sempre le donne?».
Aidan rise. «A volte. Per quanto stronzo sia, deve avere un bel modo di fottere. Oppure vi piace proprio che sia stronzo, non lo so. No, non è la prima volta che finisco al posto suo. O che ripasso dove è già passato lui. O che alla fine gli porto proprio via la ragazza». Si strinse nelle spalle. «Ma tanto... in quel caso Wade ne paga un’altra».
«Be’, sei bello. E parli» sorrise lei. Gli fece scorrere un dito lungo gli addominali, fino all’inguine. Sì, decisamente Aidan era più enigmatico di Wade stesso.
Wade, almeno, aveva chiaramente dei problemi. Era attraente, era pieno di soldi, ma aveva bisogno di questa forma di controllo completo e di chissà cos’altro. Da cui le professioniste legate. Ma Aidan? Che le preparava, le legava, le eccitava e, alla fine, le soddisfaceva se Wade non l’aveva fatto? Qual era il suo ruolo? Che cosa ci faceva lì?
Mable dubitava che gliel’avrebbe detto. Di certo non quel giorno.
«Ti dispiacerebbe venire spremuto un altro po’?» gli chiese, accarezzandogli le palle.
«Sembra terribile, sì» considerò lui.
Mable si chinò sul suo petto. Glielo leccò lentamente. «Non posso saperlo. Non ti conosco. Sono quasi sicura che tu non sappia nemmeno il mio nome».
Lui sospirò, socchiudendo gli occhi. «Vuoi dire che non ti chiami “ragazza nuova”?».
«Mable» disse Mable, mentre la sua lingua scendeva lungo quegli addominali duri e bugnati. «Che cosa non ti piace?».
Lui sorrise appena. «Legare le persone. Ma, sai, se mi pagano lo faccio. Un po’ come te, presumo. Se ti pagano lo fai, no?».
«Dipende» disse lei. Gli leccò la pancia e Aidan emise un suono di soddisfazione.
«Certo, ci saranno cose che non ti vanno e basta. Anche per me. Ma hai capito. Sei terribilmente brava, con la lingua. Hai qualcosa di speciale. Non sembri nemmeno una professionista».
Lei gli tirò un morsetto sul lato dell’uccello, che non era ancora pronto. «Sarebbe un complimento?».
Lui rise di nuovo. «Sarebbe un complimento, fidati. Me lo prenderesti in bocca? Ora, finché è morbido?».
«Se vuoi».
«Sì, per favore». Le accarezzò i capelli. «Oh, sì. Mable sei... davvero perfetta... oh, continua... Cristo, come hai fatto?».
Mable gli leccò lentamente un lato dell’erezione. «Sei iper-eccitabile».
«No, di solito no. Puoi prendere un altro preservativo?».
Lei si allungò, frugò nel comodino e tirò fuori un’altra bustina. Gli srotolò un preservativo nuovo sull’uccello. Poi si inginocchiò sopra di lui e se lo guidò dentro in modo che Aidan si vedesse entrare. Lui sorrise, mosse leggermente il bacino da sotto in su e le allargò le grandi labbra con le dita.
«Ah, tesoro» mormorò. Le titillò il clitoride piano-piano, continuando a guardarla. «Toccati le tette, vuoi?».
Mable lo fece. Si mosse sopra di lui, ma specialmente lasciò che fosse lui a farlo, dal basso verso l’alto. A ogni spinta i muscoli ai lati della pancia gli si tendevano in un modo delizioso. Si lasciò cadere su di lui, chiuse le gambe e strinse. Aidan gemette. Le posò una mano su una chiappa e la palpò. Le allargò quella stessa chiappa fino a trovare il suo buchetto posteriore e a infilarci dentro la punta di un dito.
Mable si aggrappò al suo corpo. Era tutto eccitante. Quel giorno le bastava un niente. Iniziò a godere a voce sempre più alta, stringendolo forte con la fica, mentre lui le entrava e le usciva velocemente dal sedere con quel dito...
«V-vengo» lo avvertì.
Aidan le tirò uno sculaccione, facendole emettere un urletto stupito. Le allargò le cosce con le mani. Le strizzò la fica.
Mable gridò di nuovo e iniziò a venire più forte della prima volta. Tutto il suo corpo era scosso dal piacere, la sua fichetta si contraeva, pulsava, gocciolava umori.
Aidan emise un suono inarticolato e sollevò il bacino sotto di lei, infilzandola in profondità. Venne subito dopo di lei, strapazzandola un po’, ma poi la tenne morbidamente su di sé per farsi perdonare.
Mable non sapeva che cosa pensare.
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Wade versò un dito di whisky delle Speyside invecchiato trent’anni in un bicchiere a tulipano, lo agitò delicatamente, lo annusò per qualche secondo prendendo due profondi respiri e poi bevve un sorsetto. Se lo rigirò in bocca per qualche secondo ancora, prima di buttarlo giù e aprire leggermente le labbra per assaporare il retrogusto. Aggiunse uno schizzo d’acqua al suo bicchiere e si voltò.
Aidan era fermo sulle scale, un gomito appoggiato al corrimano. Gli rivolse un lieve sorriso. «Non volevo interrompere il tuo rituale».
«Oh, sai» borbottò Wade.
Indossava ancora la vestaglia di seta sul corpo nudo ed era scalzo. Aidan si era infilato un paio di pantaloni di felpa grigi, da ginnastica, e una t-shirt bianca. «Allora?».
«È l’aroma fruttato... non mi stanca mai. O ti riferivi alla ragazza?».
Aidan gli rivolse un sorriso paziente. «Non mi convertirai mai alla religione dei superalcoolici».
L’altro sbuffò leggermente. «La ragazza, quindi. Fianchi larghi, carne sulle cosce. Sì, mi piace anche lei. Ti sei servito, suppongo. Te l’ho lasciata letteralmente pronta a gambe aperte».
«Mh» assentì Aidan. Finì di scendere le scale e andò a prendersi una birra. Una birra dal basso contenuto alcoolico, rinfrescante. La stappò e bevve un sorso.
«Vecchio mio, sei incontentabile» rise Wade. «Che cosa non ti piace nella puttana che io sto pagando?».
Di nuovo, Aidan gli rivolse un sorriso paziente. «No, nulla. È ottima, davvero. Spontanea, imperfetta... retrogusto fruttato, lo definiresti tu».
Wade sospirò. «Aroma fruttato. Il retrogusto è...» Mosse appena una mano, come se si fosse reso conto che correggerlo era futile. «Ah, non importa. Richiamala, okay? Tra due settimane. Solita routine. Potrebbe essere... interessante».
Aidan si limitò a un veloce cenno di assenso, prima di tornare verso le scale.