II
Hellier traversò la città e percorse la via principale. Quando arrivò ai bastioni sedette, nonostante il vento di levante, freddo e pungente, e guardò l’orologio.
Era l’ora in cui la signora De Warentz e la nipote erano solite fare una passeggiata sui bastioni. Pareva che quella uscita giornaliera fosse l’abitudine piú piacevole della loro vita desolata.
Hellier ve le incontrava ogni giorno, come per una tacita intesa. Nessuno, che non fosse cieco, avrebbe potuto pensare che non si dessero appuntamento. Le due donne arrivavano, il giovanotto passeggiava con loro in quel luogo quasi deserto, poi le accompagnava all’albergo, spesso per non rivederle piú fino al giorno seguente.
Quel pomeriggio erano in ritardo.
Hellier guardò di nuovo l’orologio: l’ora consueta era già passata da dieci minuti: Stava per andarsene col cuore pieno di tristezza quando vide in lontananza una ragazza che veniva verso di lui. Riconobbe la signorina Lefarge, ma si stupí di vederla sola.
— Mia zia ha avuto paura di questo vento – disse la ragazza con un lieve imbarazzo. – Sono venuta io, perché pensavo che forse ci avreste aspettate. Siamo tanto abituate a incontrarvi qui, che pare quasi una cosa convenuta. La vostra compagnia ci procura un gran piacere nella nostra solitudine; sarebbe stato poco gentile lasciarvi qui ad aspettarci, con questo noiosissimo vento.
Hellier, nonostante la sua disinvoltura di uomo abituato a vivere in società, non seppe trovare sul momento le parole atte a ringraziarla come avrebbe voluto. Ma il silenzio che seguí non ebbe nulla di penoso. Si volsero entrambi a guardare al disotto dei bastioni la lunga distesa dei prati colorati d’un verde tenero.
In lontananza si vedevano gli alberi, i campi coltivati, i campanili dei villaggi, sotto il cielo d’un azzurro triste.
Mentre guardavano cosí, senza parlare, egli le prese la mano e la tenne stretta tra le sue... e cosí, silenziosamente, egli le disse il suo amore.
— Era tanto tempo che desideravo parlarvi, signorina Cecilia.
Ella sospirò e gli lasciò la mano. Poi, come se rispondesse ad una domanda, disse:
— È impossibile.
— Vi amo – disse allora Hellier, con voce risoluta, cercando di dominare la passione profonda che lo commuoveva. – Voi siete ormai necessaria alla mia vita e, se vi perdessi, se mi abbandonaste, sarei infelice per sempre.
Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime.
— È impossibile – ripeté.
C’era una tale fermezza tragica nella sua voce, una disperazione cosí profonda che egli capí che quelle non erano vane parole e potevano essere dettate solo da qualche ragione d’una gravità eccezionale. Era impossibile! Non avrebbe dunque mai potuto stringerla fra le sue braccia e farla sua? La felicità era davanti a lui ed egli avrebbe dovuto rinunciarvi per sempre?
— Perché? – domandò.
— Venite –rispose Cecilia. – Vi spiegherò.