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La paura che uccide

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La paura che uccide (The cottage on the fells) è un giallo pubblicato nel 1908 la cui trama è incentrata sulla optografia forense, cioè con un processo di recupero dell'ultima immagine registrata dall'occhio prima della morte (la convinzione che l'occhio "registrasse" l'ultima immagine vista prima della morte era diffusa tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, al punto che la polizia fotografava gli occhi delle vittime in diverse indagini per omicidio, nel caso in cui la teoria fosse vera).Henry De Vere Stacpoole (Dún Laoghaire, 9 aprile 1863 – Isola di Wight, 12 aprile 1951) è stato uno scrittore e medico irlandese. I suoi libri descrivevano i luoghi che aveva visto lavorando da medico di bordo, isole del continente oceanico.

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I
I Il piroscafo di Folkestone stava per partire da Boulogne. Da levante il vento s’era levato, glaciale, e leggere nubi erano apparse nel cielo. In piedi, sulla passerella che univa il battello alla terra, due amici, Hellier e Comyns, chiacchieravano aspettando il segnale della partenza. — Non so capire perché tu ti ostini a rimanere a Boulogne – diceva Comyns al suo compagno. — Ci sono tante cose al mondo che non ci sappiamo spiegare – rispose Hellier. Ma a Comyns non sfuggí il suo imbarazzo. «C’è sotto qualche cosa» pensò. Hellier si era trattenuto a Boulogne una quindicina di giorni, col pretesto di un attacco d’influenza. Era avvocato, viveva d’una piccola rendita e aveva avuto sempre una passione per la letteratura romantica. I romanzi di Gaboriau, che aveva letti nella prima giovinezza, l’avevano indotto a studiar legge. La sua ambizione era di divenire un avvocato celebre in cause criminali, ma disgraziatamente non aveva ancora avuto occasione di far valere i suoi meriti, salvo nella difesa di un miserabile svaligiatore, che era stato condannato al massimo della pena. — E questa volta non riesco proprio a comprenderti – ribatté il suo interlocutore – ma per il momento sono certo d’una cosa, che stanno per levare la passerella e che stiamo per partire. Cosí... Hellier indietreggiò vivamente salutando il compagno mentre i marinai levavano la passerella. Le eliche cominciarono a far schiumare le acque grigie. Hellier rimase immobile, con le mani nelle tasche del soprabito guardando il battello allontanarsi e invidiando in cuor suo Comyns. Comyns era bello; Comyns era ricco. Suo padre fabbricava fanalini da biciclette e trombe da automobili a Wolverhampton, ma suo nonno aveva lavato le stoviglie in varie case signorili. Apparteneva a una di quelle famiglie che salgono, mentre Hellier apparteneva a una di quelle che scendono. I piatti lavati dal nonno di Comyns potevano figurare sulla tavola di quello di Hellier. Ma l’argenteria di Hellier era scomparsa e, a dirne la vera storia, non rimaneva piú che un calice d’argento, muto ed eloquente testimonio del passato. L’avvocato, dopo aver perduto di vista il battello che portava il suo amico in Inghilterra, volse le spalle al porto e s’incamminò a passi lenti sulla banchina. Per la prima volta in vita sua era innamorato. Non aveva che trent’anni e dando uno sguardo al passato doveva riconoscere che se non avesse perduto il suo tempo a inseguire chimere romantiche avrebbe potuto essere un uomo forte e attivo come Comyns. Conosceva da appena dieci giorni la signorina che amava. Si chiamava Cecilia Lefarge. Si erano conosciuti per caso all’ Hôtel des Bains ed egli, con tutta l’impulsività del suo carattere sentimentale, l’aveva amata sin dal primo giorno. Cecilia Lefarge aveva ventott’anni. Di media statura, aveva la carnagione bianca e i capelli neri contrastanti con gli occhi di un azzurro quasi viola. Aveva il portamento di una sacerdotessa pagana, e la modestia d’una monaca insieme. Avrebbe potuto destare i desideri d’un bruto e ispirare i piú poetici sogni a un poeta o ad un santo. Era la donna che aveva completamente soggiogato Hellier, anima e corpo. Egli sapeva che il suo amore era ricambiato, almeno, con una sincera simpatia. La signorina abitava all’Hôtel des Bains con la zia, signora De Warentz, una dolce, gentile e affabile vecchia signora. Esse occupavano un lussuoso appartamento e tutto lasciava credere che appartenessero alla migliore società. Vivevano nell’albergo da piú di tre anni. A quanto si diceva non avevano relazioni, salvo le conoscenze che avevano fatte per caso. Hellier si trovava in una posizione vantaggiosa dato che aveva saputo conquistare la fiducia della signora De Warentz oltre alla simpatia della nipote. Grazie alle sue lunghe conversazioni con le signore aveva potuto sapere qualche cosa sulle loro abitudini e sul loro passato... ma aveva capito che su quel passato pesava una nube misteriosa, la cui ombra amareggiava l’esistenza delle due donne, una barriera che il destino aveva rizzato tra loro e la società, che le faceva vivere di quella errante vita d’albergo e le privava di relazioni e di amici.

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