Capitolo Sette

1043 Words
Capitolo Sette Sebbene fosse doloroso, Derek sapeva che stare lontano da Clarice fosse la cosa migliore. Cercò in tutti i modi di resistere alla tentazione di entrare nel suo cottage. In una fattoria il lavoro non finiva mai, soprattutto se si era da soli, quindi trovò ogni possibile scusa per tenersi occupato. Tuttavia, non riuscì a non farle dei regali. Trascorse le serate a casa a prepararsi per l’inverno. Fece del suo meglio per conservare il raccolto e le scorte di cibo. Comunque, spesso si dedicò alla preparazione di dolci e torte. Non per lui, ma per Clarice. Il suo istinto gli diceva che se non fosse intervenuto, quella donna si sarebbe nutrita di uova per giorni. Quando pescava, pensava anche per lei. Clarice lo ringraziava sempre – anzi ringraziava sua moglie – quindi era certo apprezzasse quei doni. Non sembrava il tipo di donna che leggeva le etichette dei cibi per calcolare le calorie. No, Clarice era un’edonista, qualcuno che amava il profumo delle rose – o mangiare cioccolato. Apprezzava questo suo aspetto. Ad ogni modo, nonostante i suoi sforzi, le cose erano cambiate. La sentiva anche quando era lontana. Derek non riusciva a trovare una spiegazione che non fosse legata alle storie che sua madre gli aveva raccontato. Quando gli orsi trovano il loro compagno, quello che il destino – o la scienza secondo Elise – riservava per loro, instauravano un profondo legame. Non avevano bisogno delle parole per comunicare. Il termine empatia non era adatto a descrivere la relazione tra orsi e anime gemelle. Riusciva a percepire le emozioni o i pensieri di Clarice. Non erano chiari, ma poteva sempre intuire di che umore fosse. Era anche in grado di stabilire dove si trovasse. Nei racconti, quello strano legame era sempre reciproco, ma non nel suo caso. Lei era umana. Non era possibile che potesse percepire le stesse sensazioni. La storia di Elise ne era la conferma. Inoltre, Clarice sembrava a disagio in sua presenza. Provò a non pensare a come sarebbe stato se lei fosse stata una mutaforma e non un’umana. Aveva segnato la data della sua partenza in rosso sul calendario e contato i giorni mancanti con anticipazione e timore. Oggi, si trovavano esattamente a metà. Era un sollievo pensare che fosse riuscito ad arrivare fin qui senza aver fatto qualcosa di stupido, ma era anche preoccupato, perché in una sola settimana aveva stabilito una potente connessione con lei. Non c’era modo di stabilire se quel legame sarebbe cresciuto una volta andata via. Aveva lavorato come al solito per tutta la mattina, poi aveva fatto una pausa ed era uscita. Quando era salita in auto, aveva percepito la sua felicità. Rimasto da solo, Derek si rese conto di quanto la sua presenza lo avesse distratto. Il tempo stava per cambiare, e ciò lo aveva colto alla sprovvista. Osservò il cielo diventare sempre più grigio, poi corse dentro. Alla radio confermarono i suoi sospetti. Era in arrivo una bufera. Sperava che Clarice tornasse prima che la situazione diventasse pericolosa. Nel frattempo, sistemò il camino e poi andò in cucina per preparare lo stufato. Doveva assicurarsi che fosse al caldo e che avesse cibo a sufficienza. A un certo punto, provò una strana sensazione di disagio. La pioggia cominciò a battere sulle finestre e il vento a fischiare. Clarice non poteva essere andata lontano. Probabilmente si era diretta al villaggio vicino per fare rifornimenti. Ma non era ancora tornata. Il suo istinto gli disse qualcosa fosse andata storta. Alla fine, non ce la fece più. Prese il cappotto e uscì per investigare. Per un attimo prese in considerazione l’idea di guidare la sua vecchia Landrover. No, sarebbe stato meglio attraversare il bosco. Era appena arrivato alla collina, quando un dolore lancinante gli squarciò il petto. Percepì chiaramente il pericolo e l’angoscia di Clarice. Sebbene fosse completamente vestito, non si fermò per spogliarsi, ma si trasformò subito. I suoi abiti finirono in brandelli tra gli alberi. Vide una luce tra gli alberi e la pioggia. Notò l’auto di Clarice e sentì l’odore di legna bruciata e poi… sangue. Ebbe un tuffo al cuore. Niente urla o lamenti di dolore. Il viso di Clarice giaceva sull’airbag insanguinato. Non si muoveva e temette il peggio. Provò ad aprire lo sportello dell’auto ma senza successo, allora ruppe il vetro con la zampa. Frammenti di vetro finirono tra i capelli di Clarice. Non aveva più paura di essere scoperto. Voleva solamente assicurarsi che Clarice fosse viva. La strada per la fattoria era isolata, e l’unico luogo in cui avrebbe potuto trovare aiuto era alla stazione di Portree, a più di quaranta minuti di distanza. Non sarebbe mai arrivato in tempo. Era da solo. Salì sull’auto, ammaccandola con il suo peso. Sfiorò Clarice con il muso e sentì il suo cuore battere. Con una zampa sganciò la cintura di sicurezza e poi eliminò l’airbag per avere una visuale migliore. Sembrava avere solo una ferita sulla fronte. I suoi respiri erano lenti ma non deboli. Nonostante tutto, era ancora la donna più bella che avesse mai visto. Tuttavia, era ancora svenuta, quindi non era possibile capire quella fosse la sua unica ferita. Per via di tali incertezze, e a causa del mal tempo, Derek non ebbe modo di ponderare sulla sua prossima mossa. Chiue gli occhi e tornò nella sua forma umana. Liberò Clarice e la trascinò via dall’auto. Era ancora priva di sensi, ma era un bene perché non sapeva come avrebbe potuto spiegarle la sua nudità. Non c’erano medici nelle vicinanze e la tempesta non sembrava voler smettere. La fredda pioggia raffreddò la sua pelle nuda, e anche Clarice cominciò a sentire freddo. La clinica più vicina era dall’altra parte dell’isola. Non poteva fare altro che riportarla a casa e sperare che si riprendesse senza cure mediche. Ripercorse la strada di prima, ma senza la protezione della sua pelliccia non avrebbero sopportato il freddo. Derek sentì i suoi muscoli contrarsi. Osservò il volto di Clarice. Ci vollero tutte le sue forze per trasformarsi senza recarle alcun danno. Correre a quattro zampe sarebbe stato più semplice per lui, ma doveva tenere Clarice al sicuro. Continuò a correre percorrendo la foresta. Arrivati alla fattoria, vide un po’ di colore sulle sue guance. Sembrava quasi che stesse dormendo.
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