Capitolo Sei

1018 Words
Capitolo SeiUn pomeriggio, una settimana dopo il suo arrivo alla fattoria McMillan, Clarice aveva quasi finito il suo romanzo. Era incredibile che avesse fatto tutto quel lavoro in così poco tempo. Decise di fare una pausa mentre c’era ancora luce. Un’occasione per sgranchirsi le gambe e ammirare il paesaggio. Quando lavorava, si immergeva completamente nella storia ed era difficile che ritornasse alla realtà. Inoltre, era a corto di uova e biscotti, doveva fare un salto al negozio per delle provviste. Il cielo era grigio e poteva sentire il fruscio delle foglie mosse dal vento. Fortunatamente, poiché aveva un’auto in affitto, le condizioni metereologiche non la preoccupavano. Camminare le avrebbe fatto bene, ma il negozio era troppo lontano. Fu delusa di non vedere Derek prima nel tragitto verso i cancelli, ma poi si concentrò sulla guida. Osservò gli alberi che avevano già cominciato a cambiare colore. Pensò di usare quel paesaggio autunnale nel suo libro. Clarice abbassò anche il finestrino per lasciare che la brezza autunnale avvolgesse l’auto. Era fredda ma piacevole. Avvicinandosi al bosco, riconobbe il punto in cui era riuscita a inviare un messaggio a Lily una settimana prima. Aveva intenzione di chiamarla una volta arrivata nel villaggio. Avrebbe dovuto raccontarle di Derek? Diamine sì. Forse sarebbe riuscita a farla ragionare. Percorse quel paesaggio verde di rado interrotto dalle grigie strade. Vide anche delle colline con delle pecore al pascolo. Clarice si ripromise di fare un giro per l’isola dopo aver finito il suo libro. Da vicino quei luoghi dovevano essere ancora più spettacolari. Notò delle nubi scure addensarsi oltre le colline, ma prima che peggiorasse, vide le case del villaggio. Era quasi arrivata. Qualche minuto dopo, accostò davanti all’abitazione in cui si trovava la drogheria. La porta era aperta come l’ultima volta. Non appena entrò, sentì il consueto scampanellio. «Buon pomeriggio,» la voce dell’anziano signore accolse Clarice. «Salve!» Gli sorrise. «Dovrei fare un po’ di rifornimento.» «Certo. Prendi ciò che desideri.» Clarice esaminò gli scaffali e prese gli stessi articoli della volta precedente. Biscotti, uova, pane e l’unica bottiglia di vino rosso che trovò. Sarebbe stato il suo premio quando avrebbe finito il romanzo. Avvicinandosi al bancone, osservò le cartoline. Un souvenir sarebbe stata un’idea carina. Ne prese una che ritraeva l’Isola di Skye. Avrebbe inserito la cartolina nella prima copia del suo prossimo romanzo come ricordo di quell’esperienza. Ovviamente, come ricordo avrebbe preferito avere una foto di Derek, la sua principale fonte di ispirazione. «Hai trovato tutto ciò di cui avevi bisogno?» l’uomo chiese sollevando lo sguardo dal suo giornale. «Sì.» Clarice adagiò gli oggetti sul bancone. Aspettò che l’uomo segnasse tutto e colse l’occasione per fargli qualche domanda, nella speranza che non capisse le sue intenzioni. «Allora… a quanto pare il tempo sembra voler peggiorare,» Clarice cominciò. L’anziano signore annuì. «Una tempesta proveniente da Est.» Le diede la ricevuta dopo aver finito i calcoli. «Hai trascorso delle giornate piacevoli al cottage?» «Molto. Sono riuscita a rilassarmi. Ordine del medico,» Clarice disse. Ecco la sua occasione. «E anche le persone sono incredibili. Preparano torte e le lasciano davanti alla mia porta.» L’uomo inclinò il capo e fissò Clarice. «Derek McMillan è orgoglioso dei prodotti della sua terra,» rispose. «Mhmm,» Clarice concordò. «A quali persone ti riferivi? Suo fratello Aidan è tornato? Non lo vedo da un po’,» l’uomo disse. «Vive da solo? Credevo...» Clarice rimase sconvolta. «La torta e tutto il resto...» Ci fu un silenzio imbarazzante «Pensavi fosse sposato,» concluse lui. «Be’… sì!» Rise. «Non sembra il tipo che prepara dolci, è vero, ma ho visto le sue creazioni alla fiera annuale. McMillan ha dei talenti nascosti.» Clarice rimase in silenzio. Che uomo bizzarro, non l’aveva mai corretta quando aveva supposto avesse una moglie. Forse in quel modo credeva l’avrebbe tenuta lontano da lui. Doveva infastidirlo parecchio. Prese la busta e provò a sorridere. «Bene, vado prima che arrivi la tempesta.» «Sarà meglio,» disse. «Arrivederci. Guida con prudenza.» «Arrivederci.» Salutò cercando di non far trapelare le sue emozioni dalla voce. Merda. Era consapevole che la maggior parte degli uomini non la considerasse bella. Non era magrissima, alla moda o estroversa. Ma questo era davvero un colpo basso per la sua autostima. La ciliegina sulla torta dopo l’episodio con Alan. Posò la busta in auto e si mise al volante. Che casino. Doveva andarsene da quel posto prima del temporale. Ancora sconvolta, fece manovra e tornò indietro. Le lacrime le offuscavano la vista mentre i tuoni rimbombavano in lontananza. Il cielo grigio rispecchiava perfettamente il suo stato d’animo. Si sentì umiliata. Voleva urlare. Invece colpì il volante diverse volte e poi scoppiò a piangere. La cosa peggiora era che si trattava solamente di una stupida infatuazione. Non conosceva nemmeno Derek. Sapeva solamente fosse alto e affascinante in un modo mascolino e rude. Non aveva idea di che cosa gli passasse per la testa – o se avesse dei veri pensieri – a parte l’odio nei suoi confronti. Non c’erano altre spiegazioni. All’improvviso, il vento travolse la sua auto facendola quasi sbandare. Lei cercò con tutte le sue forze di non uscire di strada. Quella situazione non ci voleva. Dopo quel casino con Alan che aveva quasi rovinato la sua carriera, non meritava di essere messa a tappeto. Non adesso che aveva trovato nuovamente un po’ di pace. Come avrebbe finito il suo libro? La sua coppia immaginaria come avrebbe coronato il suo sogno d’amore. Sebbene non avesse idea di come avrebbe reagito nel vedere Derek in quel momento, non aveva altro posto in cui andare. Magari non lo avrebbe incontrato. Lacrime silenziose le rigavano il viso. Aveva smesso di singhiozzare. Il paesaggio che prima le era apparso così bello, adesso le era ostile. Fu sollevata di vedere il bosco. Presto si sarebbe rintanata nel cottage e avrebbe bevuto una bevanda calda. Tuttavia, non appena mise piede nell’oscura foresta, vide una luce abbagliante seguita da un rumore assordante che la fecero sbandare. All’improvviso, uno degli alberi fu sradicato e cominciò a venire nella sua direzione. Lo scontro era inevitabile. L’auto e il tronco si fermarono all’improvviso. La sua vista divenne annebbiata. Poi l’oscurità la travolse.
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