Capitolo Otto

1197 Words
Capitolo OttoClarice fece un sogno stranissimo. Dopo aver fatto schiantare l’auto contro un albero – o l’albero contro lei, non era sicura di come fossero andate esattamente le cose, era rimasta intrappolata in un mondo fatto di rumore bianco. Non poteva muoversi, urlare e nemmeno sentire il suo corpo. In qualche modo, era riuscita a liberarsi e tornare al cottage. Nonostante fosse stata cosciente dei suoi movimenti e dei rumori attorno a lei, non aveva visto che cosa fosse successo. L’unica cosa chiara era stata la voce di Derek. Le aveva chiesto se stesse bene e se le facesse male qualcosa. Aveva detto ad alta voce che sperasse non fosse gravemente ferita. Clarice avrebbe voluto rassicurarlo, dirgli che non doveva preoccuparsi per lei, ma non aveva trovato le forze per aprire bocca. Era appena riuscita a scorgere il suo volto, quando era stata nuovamente trascinata nel rumore bianco. O forse anche quello faceva parte del sogno, e non era stato Derek a salvarla. Da qualche parte nel bosco, era sicura ci fosse stata un’altra presenza. L’incidente era avvenuto nello stesso punto in cui aveva visto l’ombra e adesso era certa si trattasse di un orso. Il misterioso animale aveva osservato il suo salvataggio. A un certo punto, avrebbe anche potuto giurare di aver sentito la sua pelliccia contro la guancia. La cosa strana era che, nonostante sapesse che l’orso si trovasse lì con lei, non si sentiva in pericolo. Al contrario, si era sentita al sicuro. Quando aprì occhi, quella sensazione era ancora lì. Nel mondo del rumore bianco, il tempo sembrava non avere importanza. Dopo essersi svegliata e abituata alla luce, Clarice non riuscì a capire per quanto tempo avesse perso i sensi. Notò la fiamma della candela tremolare. Provò a sollevare la testa per avere una visuale migliore della stanza, ma il martellante mal di testa le impedì di muoversi. Il letto era comodo e profumava di pulito. Clarice sfiorò il dolorante livido sulla fronte e poi abbassò il braccio. Dopo aver fissato le travi di legno sul soffitto, si sdraiò su un fianco. Era piena di dolori, anche se non sembrava aver riportato danni seri. L’enorme armadio a pochi passi da lei era simile a quello nel Moss Cottage. Ma non era la sua stanza. Dopo aver preso qualche respiro profondo, si mise a sedere e si accorse di non essere da sola. Vide una figura dormire sulla poltrona all’angolo. Lo avrebbe riconosciuto ovunque. Derek. Allora non era stato un sogno. L’aveva salvata e riportata alla fattoria, proprio come aveva pensato. Si chiese che altro ci fosse di vero nel suo sogno. L’orso? Non era possibile, no? Il suo cuore impazzì mentre lo osservava dormire. Era la sua stanza? Forse era uno degli altri cottage. Di certo Derek non l’avrebbe mai portata in casa sua. Lui si stiracchiò e si mise comodo. Clarice trattenne il respiro per non fare alcun rumore, tuttavia, lui aprì gli occhi. Non avrebbe dovuto notarli per via del buio. Ma ecco i suoi occhi ambrati che la fissavano intensamente. «Uhm,» Clarice cominciò, troppo nervosa per parlare. «Come ti senti?» la suadente voce di Derek riuscì quasi a tranquillizzarla, ma poi ricordò il motivo della sua rabbia prima dell’incidente. «Per quanto tempo sono rimasta priva di sensi?» chiese. Era combattuta. Sebbene fosse ridicolo sentirsi tradita per un piccolo dettaglio – uno che non avrebbe dovuto importarle – non poté trattenersi. Comunque, l’aveva salvata. Avrebbe dovuto essergliene riconoscente. Derek si alzò e la fissò con sguardo di fuoco. Strano. «È buio,» Clarice mormorò. «È andata via la luce,» Derek spiegò. Si avvicinò a letto senza mai staccarle gli occhi di dosso. Sembrava un uomo in missione. Clarice trattenne il respiro, ma il suo battito accelerò. Non appena si avvicinò, intravide la sua espressione sotto la luce della candela. Fissò la sua ferita – Clarice si chiese se fosse così terribile come sembrava – poi scese, fermandosi sulle sue labbra. Si irrigidì. Avrebbe dovuto dire qualcosa? Derek si sedette sul letto e le scostò una ciocca di capelli. «Ci è mancato poco,» mormorò. Il suo respiro le solleticò il viso, e Clarice chiuse gli occhi. Non avrebbe voluto fare altro che appoggiarsi a lui e inebriarsi del suo profumo. Sembrava che ci tenesse a lei. Anche se non era sicura ci tenesse in quel senso. Cercò di concentrarsi sulla respirazione. Riaprì gli occhi e vide fosse rimasto immobile. «Quell’albero, era troppo vicino. Non sono riuscita a evitarlo,» Clarice spiegò. «Lo so.» «Mi hai portato fino a qui.» Suonò come un’affermazione più che una domanda. I suoi ricordi, sebbene confusi, confermarono la sua supposizione. Era forte, ma l’auto era stata scaraventata molto lontano. Com’era riuscito a tirarla fuori da solo? Un sorrisino comparve sul volto di Derek. «Non potevo lasciarti lì, non credi?» «Suppongo di no.» Era la frase più lunga che avesse detto durante la sua permanenza alla fattoria. «Non sei sposato,» Clarice sussurrò. Scosse il capo. «Perché non hai detto niente?» Clarice chiese. L’intera situazione era davvero bizzarra. «Non credevo avrebbe cambiato qualcosa. Tra una settimana tornerai a casa…» Derek lasciò la frase sospesa. Allora provava qualcosa per lei? Non aveva chiarito quel fraintendimento per non rimanere ferito quando lei sarebbe andata via? Il suo cuore impazzì e un silenzio imbarazzante calò nella stanza. Clarice aveva un milione di domande che le frullavano per la testa, tuttavia, non disse nulla. Avrebbe voluto abbracciarlo e baciarlo, facendogli capire quello che provasse per lui. Stranamente, non credeva più si trattasse di semplice attrazione. Era un sentimento più profondo. All’improvviso, la porta fu spalancata e apparve un enorme orso. Era lo stesso che aveva visto il primo giorno. Quello che l’aveva scaldata quando aveva perso i sensi. Urlò lasciandosi prendere dal panico. «Che cavolo!» la voce di Derek riecheggiò nella stanza, distraendo l’orso che continuava a spostare lo sguardo da Clarice al letto in cui Derek si era appena seduto. Fissò Derek, sperando che quella fosse davvero casa sua e che avesse un’arma per combattere la bestia. Tuttavia, non era più seduto al suo fianco. Al suo posto comparve un essere ancora più imponente. Un altro orso, al centro della stanza, a pochi centimetri dall’intruso. Clarice non sapeva che fare, se urlare o piangere o chiudere gli occhi e sperare che sparissero entrambi. Forse non si era mai svegliata. Forse tutto questo - come anche la precedente conversazione con Derek – era opera del suo inconscio. Un sogno pazzesco che si era trasformato in un incubo. Si sentì mancare le forze, ma il sopraffacente senso di panico le impedì di svenire. Non ci sarebbe voluto molto perché le saltassero addosso, facendola a brandelli con i loro denti affilati. «Aidan. Pessimo tempismo,» disse uno dei due con un ruggito. «Beh… è imbarazzante,» l’altro rispose, con lo stesso tono. Clarice si calmò leggermente. C’era una voce nella sua testa, quella di Derek, che le diceva di non preoccuparsi. Gli credette senza porsi domande. Adesso che si trovava davanti a due orsi parlanti, era ovvio che si trattasse di un brutto scherzo da parte della sua immaginazione. Sono al sicuro. Il suo unico rimpianto fu di non aver avuto davvero quella conversazione così intima con Derek.
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