II - I COMPRACHICOS
I
Qualcuno, oggi, si ricorda più della parola “comprachicos” e ne conosce il significato?
I comprachicos, o comprapequeños, erano una orribile e strana setta di nomadi, famosa nel diciassettesimo secolo, dimenticata nel diciottesimo, ignorata ai giorni nostri. I comprachicos sono come la polvere delle successioni, sono un dettaglio tipico della società antica, una macchia dell’antica bruttura umana. Dal punto di vista storico nel suo complesso, i comprachicos si ricollegano all’immenso fenomeno della schiavitù. Giuseppe venduto dai fratelli è un capitolo di questa leggenda. I comprachicos hanno lasciato varie tracce nelle legislazioni penali spagnole e inglesi. Qua e là, nell'oscura confusione delle leggi inglesi, si trova ancora l'impronta di questo fatto mostruoso, come quella di un selvaggio nella foresta.
Comprachicos, come pure comprapequeños, è un vocabolo composto spagnolo, che significa “mercanti di bambini”.
I comprachicos facevano traffico di bambini. Li compravano e li vendevano. Non li rapivano. Il furto dei bambini è una specialità diversa.
Cosa ne facevano?
Ne facevano dei mostri.
Perché?
Per far ridere.
Il popolo ha bisogno di ridere, e anche i re. Ai crocevia troviamo i saltimbanchi, nelle corti i buffoni. Uno si chiama Turlupin, l'altro Triboulet.
Gli sforzi che l'uomo fa per procurarsi un po' di allegria qualche volta sono degni dell'attenzione del filosofo.
Cosa vogliamo abbozzare in queste poche pagine preliminari? Un capitolo del più tremendo dei libri, che potrebbe intitolarsi: Sfruttamento degli infelici da parte dei fortunati .
II
Che un bambino sia destinato a essere un giocattolo per gli uomini, si è visto in passato e si vede anche ai giorni nostri. Nelle epoche primitive e feroci, il ridurre dei bambini a giocattoli è un’attività particolare. Una di queste epoche fu il diciassettesimo secolo, detto, in Francia, il gran secolo. Un secolo assai bizantino; fu ingenuamente corrotto e ferocemente delicato, curiose varianti della civilizzazione. Madame de Sevigné fa la svenevole a proposito del rogo e del supplizio della ruota. Quel secolo sfruttò molto i bambini; gli storici che lo hanno adulato hanno nascosto la piaga, ma hanno lasciato vedere il rimedio: Vincent de Paul.
Per fare bene un uomo giocattolo bisogna prenderlo per tempo. Il nano bisogna cominciarlo da piccolo. Si trastullavano con l'infanzia. Ma un bambino diritto non è molto divertente. Un gobbo fa più allegria.
Da qui, un'arte. C'erano degli allevatori. Di un uomo ne facevano un aborto; prendevano un volto e ne facevano un grugno. Stravolgevano la crescita, rimodellavano le fisionomie. La produzione artificiale di casi teratologici aveva le sue regole. Era una vera e propria scienza. Immaginatevi un’ortopedia a rovescio. Dove Dio ha creato uno sguardo, quest'arte metteva lo strabismo. Dove Dio ha creato l'armonia, metteva la deformità. Dove Dio ha creato la perfezione, ristabiliva l'abbozzo. Ma agli occhi degli intenditori, l’abbozzo risultava perfetto. Anche gli animali venivano rielaborati; si inventavano cavalli pezzati, Turenne ne montava uno. D'altra parte, ai giorni nostri, non si tingono forse i cani di blu o di verde? La natura è il nostro canovaccio. L'uomo ha sempre qualcosa da aggiungere a quello che ha fatto Dio. L'uomo ritocca il creato, a volte opera bene, altre volte male. Il giullare di corte non è altro che un tentativo di far tornare l’uomo alla scimmia. Progresso al contrario. Capolavoro a ritroso. Ma nello stesso tempo si cercava di far diventare uomo la scimmia. Barbara, duchessa di Cleveland e contessa di Southampton, aveva come paggio un cebo. In casa di Françoise Sutton, baronessa Dudley, ottava pari al banco dei baroni, serviva il tè un babbuino vestito di broccato d’oro, che lady Dudley chiamava “il mio n***o”. Catherine Sidley, contessa di Dorchester, andava alle sedute del parlamento con una carrozza stemmata, dietro alla quale stavano ritti, col muso in aria tre scimmioni vestiti in gran livrea. Una duchessa di Medina-Coeli, alla cui toeletta presenziò il cardinale Polus, si faceva infilare le calze da un orango. Quelle scimmie salite di grado facevano da contrappeso agli uomini abbruttiti e bestializzati. Il nano e il cane, in particolare, mettevano in risalto questa promiscuità dell’uomo e dell’animale, che piaceva tanto ai potenti. Il nano non lasciava mai il cane, che era sempre più grande di lui. Il cane non abbandonava mai il nano, come due collane appaiate. Da una grande quantità di documenti familiari si attesta questo appaiamento, in particolare il ritratto di Jeffrey Hudson, nano di Enrichetta di Francia, figlia di Enrico IV, moglie di Carlo I.
Degradare l’uomo spinge a deformarlo. Si completava la sua degradazione sfigurandolo. A quell’epoca c’erano dei vivisettori che riuscivano egregiamente a cancellare l’effige divina dal volto umano. Il dottor Conquest, membro del collegio d'Amen-Street e ispettore giurato delle botteghe dei chimici di Londra, ha scritto un libro in latino su questo argomento della chirurgia alla rovescia, illustrandone le procedure. Secondo Justus de Carrick-Fergus, l'inventore di questo tipo di chirurgia sarebbe un monaco chiamato Aven-More, parola irlandese che significa Grande fiume .
Nelle cantine di Heidelberg c'è ancora la riproduzione - o lo spettro - di Perkeo, il nano dell'elettore del Palatinato, che esce da una scatola a sorpresa, notevole esemplare di questa scienza che aveva svariate applicazioni.
In questo modo generavano esseri la cui legge di esistenza era terribilmente semplice: avevano il permesso di soffrire e il dovere di divertire.
III
La fabbrica dei mostri operava su larga scala e abbracciava diversi generi.
Ne voleva il sultano, ne voleva anche il papa. Il primo per sorvegliare le mogli, il secondo per recitare le sue preghiere. Era un genere di creature a parte che non poteva riprodursi da solo. Questi semi-umani tornavano utili al piacere e alla religione. Il serraglio e la cappella Sistina consumavano la stessa specie di mostri, qui feroci, là soavi.
In quell’epoca erano capaci di produrre cose che ora non si producono più; c’erano talenti che oggi ci mancano e non è un caso che le persone più nobili oggi gridino alla decadenza. Si è persa l'arte di scolpire la carne umana, e la ragione è che si va perdendo anche l'arte dei supplizi; in questo campo c’erano molti virtuosi, ora non più; oggi le cose si sono così semplificate che, forse, questo genere di attività finirà con lo sparire definitivamente. Quando si tagliavano membra di uomini vivi, quando si apriva loro il ventre strappando le viscere, i fenomeni si coglievano sul fatto, si facevano delle scoperte; abbiamo dovuto rinunciare a questo studio e così noi perdiamo i progressi che il carnefice faceva fare alla chirurgia.
Ma la vivisezione di un tempo non si limitava a confezionare fenomeni da baraccone per le piazze, buffoni per i palazzi o eunuchi per papi e sultani. C’erano molte varianti. Uno dei suoi miracoli consisteva nel fare un gallo per il re d'Inghilterra.
Era usanza che nel palazzo del re d'Inghilterra ci fosse una specie di uomo notturno che cantava come un gallo. Questo guardiano, che stava in piedi mentre tutti dormivano, gironzolava per il palazzo e ogni ora lanciava quel grido, ripetendolo tante volte come avrebbe fatto una campana. Per essere promosso a gallo quell'uomo aveva subito da bambino un'operazione alla faringe, descritta dal dottor Conquest nel suo trattato. Sotto Carlo II, avendo la salivazione eccessiva legata a tale operazione disgustato la duchessa di Portsmouth, fu conservata la funzione, per non diminuire il prestigio della corona, ma si fece emettere il verso del gallo a un uomo non mutilato. Per questo onorevole incarico di solito si sceglieva un vecchio ufficiale. Sotto Giacomo II, il funzionario si chiamava William Sampson Gallo, e ogni anno per il suo canto riceveva nove sterline, due scellini e sei soldi.
Non più di cento anni fa a Pietroburgo, come racconta Caterina II nelle sue memorie, quando lo zar e la zarina non erano soddisfatti di un principe russo, lo facevano accoccolare nella grande anticamera del palazzo e lo obbligavano a restare così per un certo numero di giorni, con l’ordine di miagolare come un gatto o di chiocciare come una gallina beccando il cibo per terra.
Queste mode sono ormai tramontare, ma meno di quanto si possa credere. Oggi, ad esempio, i cortigiani per venire in grazia chiocciano modificando un po' l'intonazione. Più d'uno raccoglie da terra, per non dire nel fango, ciò che mangia.
È una gran fortuna che i re siano infallibili, perché, in questo modo, le loro contraddizioni non mettono mai nessuno in difficoltà. Dicendo sempre di sì, si può essere sicuri di aver comunque ragione, cosa che fa sempre molto piacere. Luigi XIV non avrebbe tollerato a Versailles un ufficiale che facesse il gallo, né un principe che facesse il tacchino. Ciò che dava risalto alla dignità reale e imperiale in Inghilterra e in Russia, sarebbe sembrato a Luigi il Grande incompatibile con la corona di San Luigi. È ben noto il suo malcontento quando Madame Henriette una notte ebbe la sventatezza di vedere in sogno una gallina, cosa molto sconveniente per una persona della corte. Quando si appartiene alla corte non si devono sognare cose indegne come sono gli animali da cortile. Bossuet, come alcuni ricordano, condivise lo sdegno di Luigi XIV.
IV
Il commercio dei bambini nel diciassettesimo secolo, come abbiamo già spiegato, era praticamente un’industria. I comprachicos facevano questo commercio ed esercitavano questa industria. Compravano i bambini, lavoravano un po' quella materia prima e poi la rivendevano.
I venditori erano gente di ogni specie, dal miserabile genitore che si liberava in questo modo dei pesi della famiglia fino al padrone che metteva a frutto la sua riserva di schiavi. Vendere uomini era una cosa semplicissima. Anche ai giorni nostri vi sono state battaglie per mantenere questo diritto. Si ricordi che non più di un secolo fa l'elettore d’Assia vendeva i suoi sudditi al re d’Inghilterra, che aveva bisogno di uomini da far ammazzare in America. L’elettore d’Assia vendeva carne da cannone. Il principe appendeva i suoi sudditi nella sua bottega: fate un’offerta, è tutto in vendita. In Inghilterra, sotto Jeffry, dopo il tragico caso di Monmouth, molti signori e gentiluomini furono decapitati e squartati. Costoro lasciarono mogli e figlie, vedove e orfane, che Giacomo II donò alla regina sua consorte. La regina le vendette a William Penn. È probabile che il re ne ricavasse una percentuale. Ma quello che stupisce non è che Giacomo II abbia venduto quelle donne, quanto il fatto che William Penn le abbia comprate.
Si può spiegare o scusare l’acquisto di Penn considerando che questi aveva un deserto da seminare di uomini, e quindi aveva bisogno di donne. Le donne erano uno strumento necessario. Queste donne diedero un buon profitto a Sua Graziosa Maestà la regina: quelle giovani furono vendute a caro prezzo. Ma si rimane turbati come di fronte a un complicato scandalo, pensando che Penn, probabilmente, ha comprato per un pezzo di pane delle vecchie duchesse.
I comprachicos venivano chiamati anche cheylas », parola indù che significa cacciatori di bambini .
Per molto tempo i comprachicos si nascosero solo in parte. Talora c’è nell’ordine sociale una penombra compiacente nei confronti delle attività scellerate, ed esse ne approfittano. Ai nostri giorni in Spagna una associazione di questo genere, diretta dal bandito Ramon, per trent’anni dal 1834 al 1866, ha terrorizzato tre province: Valencia, Alicante e Murcia.
Sotto gli Stuart i comprachicos non erano mal visti a corte. All’occorrenza, la ragion di stato se ne serviva. Per Giacomo II furono quasi un instrumentum regni . Era l'epoca in cui si stroncavano le famiglie importune e ribelli, se ne distruggeva la discendenza o se ne sopprimevano gli eredi. Qualche volta si defraudava un ramo a favore di un altro. I comprachicos avevano talento per sfigurare la gente, cosa che li rendeva preziosi fra i politici. Sfigurare è meglio che uccidere. È vero che c’era la maschera di ferro, ma era un mezzo troppo grossolano. Non si può riempire l'Europa di maschere di ferro, mentre i guitti deformi vanno in giro senza dare nell’occhio; inoltre, la maschera di ferro può essere strappata via, quella di carne, no. Cosa davvero ingegnosa mascherare per sempre un poveraccio con il proprio viso. I comprachicos lavoravano l'uomo come i cinesi lavorano l'albero. Avevano dei segreti, come abbiamo detto. Dei trucchi. Un'arte perduta. Avevano l’abilità di rattrappire le persone in modo bizzarro: cosa ridicola e profonda. Rimpastavano un fanciullo con tanto impegno che il padre non l'avrebbe riconosciuto. Et que méconnaîtrait l'oeil même de son père , ha detto Racine con un errore di lingua. Qualche volta lasciavano diritta la spina dorsale, ma rifacevano il volto. Cambiavano i connotati a un bambino come si cambiano le inziali su un fazzoletto.