I - URSUS-3

2641 Words
– Un barone nomina tre cappellani; un visconte, quattro; un conte e un marchese, cinque; un duca, sei. – Un lord non può essere messo alla tortura, neppure per alto tradimento. – Il lord non può essere bollato sulla mano. – Il lord è un letterato, anche se non sa leggere. Lo è di diritto. – Un duca si fa accompagnare con un baldacchino dovunque non ci sia il re; un visconte ha un baldacchino in casa; un barone ha il coperchio d'assaggio e se lo fa tenere sotto la coppa quando beve; in presenza di una viscontessa, una baronessa ha il diritto di farsi reggere lo strascico da un uomo. – Ottantasei lord o primogeniti di lord, presiedono alle ottantasei tavole di cinquecento coperti ciascuna, servite ogni giorno a Sua Maestà nel suo palazzo a spese della regione dove si trova la residenza reale. – Un plebeo che colpisce un lord è soggetto al taglio della mano. – Un lord è quasi re. – Il re è quasi Dio. – La terra è una lordship . – Gli inglesi chiamano Dio my lord . Di fronte a questa scritta ce n'era un'altra del medesimo tenore, eccola: SODDISFAZIONI CHE DEVONO BASTARE A CHI NON HA NIENTE – Henry Auverquerque, conte di Grantham, che siede alla camera dei lord tra il conte di Jersey e il conte di Greenwich, possiede una rendita di centomila sterline. A sua signoria appartiene il marmoreo palazzo di Grantham-Terrace, tutto costruito in marmo e famoso per quello che chiamano il labirinto dei corridoi, un vero capriccio che contiene il corridoio carnato in marmo di Sarancolin, il corridoio bruno in lumachella di Astracan, il corridoio bianco in marmo di Lani, il corridoio nero in marmo d'Alabanda, il corridoio grigio in marmo di Staremma, il corridoio giallo in marmo di Hesse, il verde in marmo del Tirolo, il corridoio rosso metà sreziato di Boemia e metà in lumachella di Cardona, il corridoio blu in turchino di Genova, il corridoio viola in granito di Catalogna, il corridoio la gramaglia venato di bianco e nero, in scisto di Murviedro, il corridoio rosa in cipollino delle Alpi, il corridoio color perla in lumachella di Nonette, e il corridoio di tutti i colori, detto corridoio cortigiano, in breccia arlecchina. – Richard Lowther, visconte Lonsdale, possiede Lowther, nel Westmoreland, dall'accesso sfarzoso, con una scalinata che sembra un invito a entrare. – Richard, conte di Scarborough, visconte e barone di Lumley, visconte di Waterford in Irlanda, lord-luogotenente e viceammiraglio della contea di Northumberland e di Durham, città e contea, possiede la doppia castellania di Stansted, quella antica e quella moderna, dove si ammira una superba cancellata a semicerchio che circonda una vasca dall'incomparabile getto d'acqua. Inoltre, possiede un castello a Lumley. – Robert Darcy, conte di Holderness, possiede il dominio di Holderness, con torri baronali e giardini infiniti alla francese dove passeggia sulla sua carrozza a sei cavalli, preceduto da due scudieri, come si conviene a un pari d'Inghilterra. – Charles Beauclerk, duca di Saint-Albans, conte di Burford, barone Heddington, gran falconiere d'Inghilterra, possiede un palazzo a Windsor, accanto a quello del re. – Charles Bodville, lord Robartes, barone Truro, visconte Bodmyn, possiede Wimple a Cambridge, formato da tre palazzi con tre frontespizi, uno ad arco e due triangolari. L’ingresso ha un viale fiancheggiato da quattro file d'alberi. – Il nobilissimo e potentissimo lord Philippe Herbert, visconte di Caërdif, conte di Montgomeri, conte di Pembroke, signore e pari inesorabile di Candall, Marmion, Saint-Quentin, e Churland, curatore delle miniere di stagno delle contee di Cornovaglia e di Davon, visitatore per diritto ereditario del collegio di Gesù, possiede il meraviglioso giardino di Willton, dove sono due vasche a getti, più belle di quelle che il cristianissimo re Luigi quattordicesimo aveva a Versailles. – Charles Seymour, duca di Somerset, possiede Somerset-House sul Tamigi, che può essere paragonata a villa Pamphili a Roma. Sul gran camino ci sono due vasi di porcellana della dinastia Yuen, che valgono mezzo milione di franchi francesi. – Nello Yorkshire, Arthur, lord Ingram, visconte Irwin, possiede Temple-Newsham, dove si entra passando sotto un arco trionfale e i cui larghi tetti piatti ricordano le terrazze moresche. – Robert, lord Ferrers di Chartley, Bourchier e Lovaine, possiede nel Leicestershire, Stauton Harold, il cui parco a piano geometrico ha la forma di un tempio con frontespizio, e la gran chiesa col campanile quadrato di fronte al laghetto appartiene a Sua Signoria. – Nella contea di Northampton, Charles Spencer, conte di Sunderland, membro del consiglio privato di sua maestà, possiede Althrop, dove si entra passando per una cancellata a quattro pilastri sormontati da gruppi di marmo. – Laurence Hyde, conte di Rochester, possiede nel Surrey, New-Parke, splendida per il suo acroterio intagliato, per il prato circolare circondato d’alberi, e le sue foreste, alla cui estremità c’è una piccola collina arrotondata con gusto e sormontata da una grande quercia visibile da lontano. – Philippe Stanhope, conte di Chesterfield, possiede Bredby, nel Derbyshire, con un superbo padiglione dell'orologio, falconieri, conigliere e bellissimi specchi d’acqua lunghi, quadrati e ovali, uno dei quali a forma di specchio, con due zampilli altissimi. – Lord Cornwallis, barone di Eye, possiede Brome-Hall, un palazzo del quattordicesimo secolo. – Il nobilissimo Algernon Capel, visconte Malden, conte d'Essex, possiede Cashiobury nell'Hersfordshire, un castello a forma di grande H, dove si tengono partite di caccia ricche di selvaggina. – Charles, lord Ossulstone, possiede Dawly, nel Middlesex, a cui si arriva attraverso giardini all'italiana. – James Cecill, conte di Salisbury, a sette leghe da Londra, possiede Hartfield-House, con quattro padiglioni signorili, la torre campanaria al centro e la corte d'onore, lastricata in bianco e nero come quella di Saint-Germain. Questo palazzo, la cui facciata si stende per duecentosettantadue piedi, è stato costruito sotto Giacomo I dal gran tesoriere d'Inghilterra, bisavolo del conte regnante. Vi si può vedere il letto di una contessa di Salisbury, di valore inestimabile, interamente costruito con quel legno brasiliano specifico contro i morsi dei serpenti, e che viene chiamato milhombres , cioè mille uomini . Sul letto è scritto a lettere d'oro: Honni soit qui mal y pense . – Edward Rich, conte di Warwick e Holland, possiede Warwik-Castle, nei cui camini vengono bruciate querce intere. – Nella parrocchia di Seven-Oaks, Charles Sackville, barone Buckhurst, visconte Cranfield, conte di Dorset e Middlesex, possiede Knowle, grande come una città, composta di tre palazzi, allineati uno dietro l'altro come schiere di fanti, con dieci pigne in scala sulla facciata principale, e una porta sotto il cassero a quattro torri. – Thomas Thynne, visconte Weymouth, barone Varminster, possiede Long-Leate, che ha quasi tanti camini, lanterne, chioschi, garitte, padiglioni e torrette quanti ne ha Chambord in Francia, di proprietà del re. – Henry Howard, conte di Suffolk, possiede, a dodici leghe da Londra, il palazzo di Audlyene nel Middlesex, che per ampiezza e maestà è di poco inferiore all'Escorial del re di Spagna. – Nel Bedforshire, Wrest-House-and-Park, che è un intero paese chiuso da fossati e da muraglie, con boschi, corsi d'acqua e colline, appartiene a Henri, marchese di Kent. – Hampton-Court, nell'Hereford, col possente maschio merlato e un giardino sbarrato da un laghetto che lo separa dalla foresta, è di Thomas, lord Coningsby. – Grimsthorf, nel Lincolnshire, con la lunga facciata interrotta da alte torrette a palo, i parchi, gli stagni, le fagianerie, le stalle, le radure erbose, i filari di alberi, le passeggiate, gli alberi d’alto fusto, le aiuole con riquadri e losanghe fiorite come grandi tappeti, le praterie per le corse, dove le carrozze fanno un largo giro prima di entrare a palazzo, appartiene a Robert, conte Lindsay, lord ereditario della foresta di Walham. – Up Parke, nel Sussex, castello quadrato con due padiglioni simmetrici e torre campanaria ai due lati del cortile d'onore, appartiene al molto onorevole Ford, lord Grey, visconte Glendale e conte di Tankarville. – Newnham Padox, nel Warwickshire, con due vivai quadrangolari e un frontone con una vetrata divisa in quattro parti, appartiene al conte di Denbigh, che è conte di Rheinfelden in Germania. – Wythame, nella contea di Berk, con il suo giardino alla francese in cui ci sono quattro pergolati ben potati e una grande torre merlata affiancata da due alti bastioni di guerra, appartiene a lord Montague, conte d'Abingdon, che possiede anche Rycott, dove, sulla porta principale c'è scritto: Virtus ariete fortior . [1] – William Cavendish, duca di Devonshire, possiede sei castelli, fra i quali Chatsworth, che è a due piani, del più bell’ordine greco, e inoltre sua grazia ha il palazzo di Londra, dove c'è un leone che volta il dorso al palazzo del re. – Il visconte Kinalmeaky, conte di Cork in Irlanda, possiede Burlington-House in Piccadilly, con vasti giardini che si spingono fino ai campi fuori Londra; possiede anche Chiswick dove ha nove magnifici edifici, e infine Londesbourgh, un palazzo recente accanto a uno più vecchio. – Il duca di Beaufort possiede Chelsea, che comprende due castelli gotici e uno fiorentino; possiede anche Badmington nel Glocester, che è una residenza dalla quale si irradia un gran numero di viali come una stella. Il nobilissimo e potente principe Enrico, duca di Beaufort, è al tempo stesso marchese e conte di Worcester, barone Raglan, barone Power e barone Herbert di Chepstow. – John Holles, duca di Newcastle e marchese di Clare, possiede Bolsover, che ha un maestoso mastio quadrato, e Haughton nel Nottingham, dove al centro di una vasca si erge una piramide rotonda a imitazione della torre di Babele. – William, lord Craven, barone Craven di Hampstead, possiede nello Warwickshire la residenza di Comb-Abbey, dove si possono ammirare i più bei giochi d'acqua d'Inghilterra, e due baronie nel Berkshire, Hampstead Marshall, la cui facciata porta incastonate cinque lanterne gotiche, e Asdowne Park, castello in mezzo a un incrocio di strade in una foresta. – Lord Linnoeus Clancharlie, barone Clancharlie e Hunkerville, marchese di Corleone in Sicilia, deve il suo titolo di pari al castello di Clancharlie, costruito nel 914 da Edoardo I “il vecchio” contro i danesi, e possiede inoltre il palazzo di Hunkerville-House a Londra, oltre a quello di Corleone-Lodge a Windsor, senza contare otto castellanie, una a Bruxton, sul Trent, con un diritto sulla cava d'alabastro, e poi Gumdraith, Homble, Moricambe, Trenwardraith, Hell-Kerters, con il suo meraviglioso pozzo, Pillinmore, con le sue torbiere, Reculver vicino all'antica città di Vagnacoe, Vinecaunton sulla montagna Moil-enlli; oltre a diciannove borghi e villaggi con i loro ufficiali giudiziari, e l’intero paese di Pensneth-chase; e tutto l’insieme di queste proprietà fruttano a sua signoria quarantamila sterline di rendita. I centosettantadue pari che regnano sotto Giacomo II possiedono complessivamente una rendita di un milione e duecentosettantaduemila sterline all'anno, come a dire l'undicesima parte dell’intero reddito dell’Inghilterra. In margine all’ultimo nome, quello di lord Linnoeus Clancharlie, si leggevano queste parole scritte da Ursus: “ Ribelle; in esilio; beni, castelli e proprietà sotto sequestro. Molto bene” . IV Ursus ammirava Homo. Si ammira chi ci sta vicino. È una legge. Lo stato interno di Ursus era un continuo e sordo furore, quello esterno era il brontolare. Ursus rappresentava il malcontento del creato. La sua natura era quella di opporsi sempre a tutto: prendeva a male parole l’universo intero, non lodava mai niente e nessuno. Le api facevano, sì, il miele, ma questo non le assolveva dalle loro punture, e una rosa sbocciata non assolveva il sole dalla febbre gialla e dal vomito nero. Non è escluso che a quattr’occhi Ursus facesse molti appunti anche a Dio stesso. Diceva: “Il diavolo funziona a molla, e il torto di Dio è di averlo fatto scattare”. Approvava solo i prìncipi e aveva un modo tutto suo di applaudirli. Un giorno, Giacomo II donò una lampada d'oro massiccio alla Vergine di una cappella cattolica irlandese, e Ursus, che per caso stava passando tranquillamente di lì con Homo, scoppiò in grida di ammirazione davanti a tutti: - È proprio vero che la santa Vergine ha bisogno di una lampada d'oro più di quanto questi bambini scalzi non abbiano bisogno di scarpe. - È probabile che queste prove della sua “lealtà” e il rispetto che professava per i poteri costituiti contribuissero a far tollerare ai magistrati quella sua vita da vagabondo e quella sua amicizia con un lupo. Qualche volta di sera, cedendo alla sua debolezza nei confronti del suo amico, lasciava che Homo girasse senza catena intorno alla carretta per stirarsi un po' le membra; il lupo era incapace di abusare della fiducia che Ursus riponeva in lui, e “in società”, cioè fra gli uomini, si comportava con la discrezione di un cagnolino da compagnia; tuttavia, Ursus, nel timore d'incontrare qualche rappresentante della legge non troppo bendisposto, teneva in catene il buon lupo il più a lungo possibile. Dal punto di vista politico il cartello sull'oro, divenuto ormai indecifrabile e comunque poco intelligibile, non era altro che uno scarabocchio che non dava sospetto. Anche dopo Giacomo II, sotto il regno - rispettabile - di Guglielmo e Maria, nelle piccole città delle contee d’Inghilterra si poteva vedere errare tranquillamente la sua baracca. Percorreva liberamente la Gran Bretagna da un capo all’altro, smerciando i suoi filtri e le sue ampolle; insieme al lupo confezionava i suoi intrugli da medico da strapazzo, e passava facilmente attraverso le maglie della rete della polizia che a quel tempo era tesa per tutta l’Inghilterra per intercettare le bande di nomadi e soprattutto per cogliere al varco i “comprachicos”. Del resto, era giusto così. Ursus non apparteneva ad alcuna banda. Ursus viveva con Ursus; a tu per tu con sé stesso, un luogo dove un lupo ficcava gentilmente il suo muso. Ursus avrebbe voluto essere una creatura dei Caraibi ma non potendo, viveva da solo. Solitario è un diminutivo di selvaggio, accettato dalla civiltà. La vita errante è la più solitaria, ecco perché era sempre in movimento: fermarsi da qualche parte gli sembrava un cedimento. Correva la vita correndo le strade. La vista di una città raddoppiava in lui l’amore per i boschi, per i cespugli e per le grotte. La sua casa era la foresta. Non provava fastidio per il frastuono delle pubbliche piazze, perché in fondo, gli ricordava lo stormire degli alberi. In qualche modo, la folla soddisfa il desiderio del deserto. Quello che non gli piaceva della sua baracca era che avesse porte e finestre che la facevano somigliare a una casa. Il suo ideale sarebbe stato una caverna su quattro ruote, poter viaggiare in una grotta. Come abbiamo detto, non sorrideva, ma spesso sapeva ridere, un riso amaro. Il sorriso, in certo qual modo, è un accondiscendere, mentre la risata spesso è un rifiuto. La sua grande occupazione era l’odio verso il genere umano, e questo suo odio era implacabile. Avendo capito che la vita umana è una cosa orribile e che le disgrazie arrivano una dietro l’altra, i re sul popolo, la guerra sui re, la peste sulla guerra, la fame sulla peste, e la stupidità a sovrastare su tutto questo; avendo capito che il solo fatto di esistere rappresenta, di fatto, una sorta di castigo, avendo riconosciuto che la morte non è altro che una liberazione, quando gli portavano un ammalato, lui lo guariva. Aveva cordiali e pozioni per allungare la vita ai vecchi. Rimetteva in piedi gli storpi buttando là battute del tipo: – Eccoti dritto sulle zampe. Possa tu camminare a lungo in questa valle di lacrime! Quando vedeva un povero che stava morendo di fame, gli dava tutti gli spiccioli che aveva, brontolando: “Vivi, miserabile! Mangia! Campa a lungo! Non sarò certo io ad abbreviarti la galera”. Poi, fregandosi le mani, diceva: “Faccio agli uomini tutto il male che posso”. La gente, passando, dal finestrino posteriore della baracca poteva leggere questa scritta, scarabocchiata col carbone a lettere maiuscole e visibile anche da fuori: URSUS FILOSOFO.
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