Insomma, la polizia non infastidiva mai Ursus. La sua baracca era abbastanza larga e lunga da potersi sdraiare sopra una cassa, dove teneva le sue masserizie. Possedeva una lanterna, diverse parrucche e vari attrezzi appesi ai chiodi, tra cui alcuni strumenti musicali. Inoltre, possedeva una pelle d’orso della quale si ammantava nei giorni delle grandi recite; lo chiamava mettersi in costume. Diceva: “ Io ho due pelli; questa è quella vera” , e mostrava la pelle d'orso. Quel trabiccolo con le ruote era suo e del lupo. Oltre alla carretta, alla storta e al lupo, aveva un flauto e una viola da gamba che era capace di suonare in modo abbastanza gradevole. Si fabbricava da solo i suoi elisir, e con tutte queste sue abilità riusciva qualche volta a guadagnarsi di che mangiare la sera. Nel palchetto in alto nella baracca c’era un buco dal quale passava il tubo della stufa di ferro fuso, così vicino alla cassapanca da bruciacchiarne il legno. La stufa aveva due scomparti; in uno metteva a cuocere le alchimie, nell'altro le patate. Di notte il lupo dormiva sotto la carretta, amichevolmente incatenato. Homo era di pelo nero, Ursus di pelo grigio; Ursus aveva cinquant'anni, a meno che non ne avesse sessanta. Accettava a tal punto il destino che, come dicevamo, mangiava patate, immondizia che allora si dava in pasto solo ai porci e ai galeotti. Le mangiava indignato e rassegnato. Non era alto, era lungo. Era curvo e melanconico. La figura china del vecchio rappresenta l’oppressione della vita. La natura lo aveva voluto triste. Non sorrideva quasi mai e non era mai riuscito a piangere. Gli mancavano la consolazione delle lacrime e il sollievo della gioia. Un vecchio è una rovina che pensa; Ursus era quella rovina. Una loquacità da ciarlatano, una magrezza da profeta, una irascibilità da mina carica, questo era Ursus. Da giovane aveva vissuto come filosofo in casa di un lord. Queste cose accadevano centottanta anni fa, quando gli uomini erano un po' più lupi di quanto non siano oggi.
Non molto di più.
II
Homo non era un lupo qualunque. A giudicare dall’appetito che aveva di nespole o mele, l’avresti scambiato per un lupo di prateria, dal pelo scuro per un licaone; dall'ululato che si trasformava in una sorta di latrato potevi scambiarlo per un cane selvatico; ma la pupilla del cane selvatico non è stata ancora studiata così bene da essere sicuri che non si tratti di una volpe; Homo, invece, era un vero lupo. Era lungo cinque piedi, una bella lunghezza per un lupo, anche in Lituania; era molto forte, aveva lo sguardo obliquo (questo non era colpa sua); la sua lingua era morbida, e a volte se ne serviva per leccare Ursus; aveva come una spazzola di peli corti sopra la spina dorsale, ed era abbastanza magro, quella magrezza che dà la foresta. Prima di conoscere Ursus e di dover tirare un carretto, si faceva allegramente fino a quaranta leghe per notte. Ursus lo aveva incontrato in una boscaglia, vicino a un ruscello d'acqua sorgiva, e lo aveva subito ammirato vedendolo pescare dei granchi con molta saggezza e prudenza, salutando in lui l'autentico e genuino lupo Koupara, detto cane granchiaio.
Come bestia da soma Ursus preferiva Homo a un asino. Avrebbe trovato ripugnante far tirare la sua baracca da un somaro. Anche perché aveva notato che l'asino, bestia meditabonda non molto apprezzata dagli uomini, a volte drizza le orecchie in modo inquietante se sente che un filosofo dice delle sciocchezze. Nella vita, tra noi e i nostri pensieri, un asino è il terzo incomodo. Come amico, poi, Ursus preferiva Homo a un cane, giudicando che l’amicizia del lupo per l’uomo venga da più lontano.
Per questo Homo bastava a Ursus. Homo era più che un compagno per lui, era un suo pari. Ursus gli batteva la mano sui fianchi scarni, dicendo: – Ho trovato la mia anima gemella »
Diceva anche: – Quando sarò morto, se vorrete conoscermi, basterà studiare Homo. Lo lascerò come mia copia conforme.
La legge inglese, non molto tenera con gli animali dei boschi, avrebbe potuto creare dei fastidi al lupo, trovando da ridire sulla sua abitudine temeraria di entrare e uscire dalle città; ma Homo godeva dell'immunità concessa agli animali domestici da uno statuto di Edoardo IV: – Ogni animale che segua il suo padrone, potrà andare e venire liberamente ». Inoltre, una certa tolleranza verso i lupi era il risultato della moda delle donne di corte, sotto gli ultimi Stuart, di tenere come cani dei piccoli lupi corsacchi , detti adives , grandi come gatti, che facevano venire dall’Asia a caro prezzo.
Ursus aveva trasmesso a Homo una parte delle sue abilità: tenersi dritto in piedi, ridurre la collera a cattivo umore, brontolare invece di ululare, e così via; ma anche il lupo aveva insegnato all'uomo quello che sapeva: vivere senza una casa, senza pane, senza fuoco, e preferire la fame in un bosco alla schiavitù in un palazzo.
La baracca, una specie di carrozzone ambulante che aveva battuto tutte le strade senza mai lasciare l'Inghilterra e la Scozia, aveva quattro ruote, due stanghe per il lupo e un bilancino per l'uomo. Il bilancino era un espediente per le strade mal messe. La baracca era solida, per quanto fosse fatta di assi leggere, come una piccionaia. Sul davanti aveva una porta a vetri con un balconcino dove Homo arringava, e sul dietro una porta di legno con un finestrino. L’ingresso era dalla porta posteriore, calando una predella di tre scalini fissata con una cerniera. Di notte la baracca era ben chiusa con chiavistelli e serrature. Il tetto di quella baracca doveva aver visto chissà quante piogge e nevi; era verniciato, ma non si sapeva più di quale colore, perché il succedersi delle stagioni è per le carrette un po' come il succedersi dei regni per i cortigiani. Fuori, sul davanti, sopra una tavoletta, sopra un'asse messa come frontone, una volta era possibile leggere questa iscrizione a caratteri neri su fondo bianco, che a poco a poco si erano mescolati e confusi: “A causa dello sfregamento l’oro perde annualmente un millequattrocentesimo del suo volume; lo chiamano il "calo"; ne consegue che sui millequattrocentomilioni d'oro che in un anno circolano nel mondo, uno va perso. Quest'unico milione se ne va in polvere, vola via, fluttua, diventa atomo, lo possiamo respirare, carica, dosa e zavorra le coscienze, appesantendole e si amalgama con l'anima dei ricchi che rende superbi, e con l'anima dei poveri che rende feroci”.
La scritta, rovinata e cancellata dalla pioggia e dalla bontà della Provvidenza, per fortuna era illeggibile, altrimenti questa filosofia, enigmatica e trasparente, difficilmente sarebbe piaciuta a sceriffi, prevosti, marescialli e altri parrucconi della legge.
A quei tempi il diritto inglese non scherzava affatto. Bastava poco per essere accusati di tradimento. I magistrati si mostravano spietati per tradizione, ed era normale mostrarsi crudeli. I giudici dell’Inquisizione pullulavano. Jeffrys aveva figliato.
III
Dentro la baracca c’erano altre due iscrizioni. Sopra la cassapanca, sulla parete di assi intonacate, una mano aveva scritto con l'inchiostro:
SOLE COSE IMPORTANTI DA SAPERE
– Il barone pari d'Inghilterra porta una corona con sei perle.
– La corona inizia dal visconte.
– Il visconte porta una corona con innumerevoli perle, il conte una corona di perle su punte intrecciate con foglie di fragola poste meno in alto; il marchese porta perle e foglie alla stessa altezza; il duca, ha dei fioretti ma non le perle; il duca reale ha un cerchio di croci e gigli; il principe di Galles invece una corona simile a quella del re, ma non chiusa.
– Il duca è principe altissimo e potentissimo ; il marchese e il conte nobilissimo e potente sig nore ; il visconte è signore nobile e potente ; il barone, vero signore .
– Il duca è grazia ; gli altri pari sono signoria .
– I lord sono inviolabili.
– I pari sono camera e corte, concilium et curia , legislatura e giustizia.
– Most honourable è più di right honourable v .
– I lord sono qualificati – lord di diritto»; i lord non pari sono – lord di cortesia; solo i pari sono lord.
– Il lord non presta mai giuramento, né al re, né in giudizio. È sufficiente la sua parola. Egli dice: sul mio onore .
– I comuni, che rappresentano il popolo, convocati davanti ai lord, si presentano umilmente a capo scoperto, di fronte ai pari a capo coperto.
– I comuni mandano ai lord i bills per quaranta membri della camera, che presentano i bills con tre profondi inchini.
– I lord inviano ai comuni i loro progetti di legge accompagnati da un semplice messo.
– In caso di conflitto le due camere conferiscono nella camera dipinta, i pari seduti e a capo coperto, i comuni in piedi e a capo nudo.
– Secondo una legge di Edoardo VI, i lord godono del privilegio di omicidio semplice. Un lord che uccida solo un uomo non è perseguito.
– I baroni hanno lo stesso rango dei vescovi.
– Per essere un barone pari bisogna dipendere dal re per baroniam integram , per baronia intera.
– Una baronia intera consta di tredici feudi nobili e un quarto, ed essendo ogni feudo nobile valutato venti sterline, il totale ammonta a quattrocento marchi.
– Il capo della baronia, caput baroniae , è un castello retto ereditariamente come la stessa Inghilterra; vale a dire non può essere devoluto alle femmine, se non in caso di mancanza di eredi maschi, e in tal caso passa alla figlia maggiore, coeteris filiabus aliunde satisfactis .
– I baroni hanno la qualifica di lord , dal sassone laford , dal latino classico dominus e dal basso latino lordus .
– I primogeniti e i cadetti dei visconti e dei baroni sono i primi scudieri del regno.
– I primogeniti dei pari hanno la precedenza sui cavalieri della Giarrettiera; i cadetti no.
– Il primogenito di un visconte precede tutti i baronetti e segue tutti i baroni.
– Ogni figlia di lord è lady . Le altre ragazze inglesi sono miss .
– Tutti i giudici sono inferiori a un pari. Il sergente ha un cappuccio di pelle d'agnello; il giudice ne ha uno di minutaglia varia, de minuto vario , composta di pelliccette bianche di ogni sorta escluso l’ermellino. L'ermellino è riservato ai pari e al re.
– Non si concede il supplicavit contro un lord.
– Un lord non può essere imprigionato. Tranne quando è prevista la Torre di Londra.
– Un lord invitato dal re ha diritto di uccidere un daino o due nel parco reale.
– Il lord tiene nel suo castello corte baronale.
– È indegno di un lord camminare per le strade indossando un mantello e seguito da due soli lacchè. È tenuto a uscire sempre con un gran codazzo di gentiluomini e domestici.
– I pari vanno in parlamento formando un corteo di carrozze; i comuni no. Alcuni pari vanno a Westminster in calesse scoperto a quattro ruote. Siffatti calessi fregiati e coronati sono appannaggio dei lord e fanno parte della loro dignità.
– Un lord può essere multato solo da un altro lord e mai più di cinque scellini, eccetto il duca che può pagarne fino a dieci.
– Un lord può tenere presso di sé sei forestieri. Ogni altro inglese non può ospitarne che quattro.
– Un lord può possedere otto botti di vino senza pagare tasse.
– Soltanto un lord è esentato dal presentarsi davanti allo sceriffo del circondario.
– Un lord non può essere tassato per la milizia.
– Se un lord lo desidera può arruolare un reggimento e farne dono al re, così fanno le loro grazie il duca di Athol, il duca di Hamilton e il duca di Northumberland.
– Il lord non dipende che dai lord.
– Se tra i giudici di un processo civile non è presente almeno un cavaliere, il lord può chiedere il rinvio della causa.
– Spetta al lord nominare i suoi cappellani.