Capitolo Quattro

1499 Words
Capitolo QuattroTra tutte le persone del paese, doveva esserci proprio lui lì. Il ragazzo della stazione di servizio. Janine aveva provato a contenersi quando aveva dato il benvenuto alle reclute e le aveva incoraggiate a presentarsi, ma dentro di sé era regnato il caos. Dato che era di nuovo da sola nel suo ufficio poco arredato, non riuscì più a trattenersi. Fantastico. «Posso portarle qualcosa, signora?» le chiese il soldato Callahan quando fece capolino con la testa. Janine sollevò lo sguardo e, in un raro momento di debolezza, le fece segno di entrare per una conversazione sincera, dato che la sua posizione glielo permetteva. «Siediti, Callahan.» La donna esile esitò per un secondo e poi si accomodò. Si erano incontrate brevemente durante altri incarichi, ma non avevamo mai lavorato a stretto contatto. Di certo non abbastanza da costruire un rapporto di fiducia. «Il generale Stone ti ha dato le direttive?» chiese Janine. «Sì, Maggiore,» rispose. «E quali sono stati gli ordini? Ricorda che sono io il tuo superiore qui…» La donna sbatté le palpebre, come se la sua domanda l’avesse sorpresa. Non era normale fare domande tanto schiette, ma le loro circostanze non erano comuni. Se doveva fare un buon lavoro, doveva sapere se poteva contare su di lei. «Mi è stato detto che devo sostenerla al meglio delle mie capacità. Di qualsiasi cosa abbia bisogno, io la aiuterò, Signora.» Buona risposta. Anche se le direttive che le aveva dato il generale Stone non erano state standard, Janine si aspettava comunque di seguire l’ordine naturale delle cose. Di sicuro non aveva raccontato al soldato Callahan il piano, era troppo poco importante per essere coinvolta. Inoltre, era meglio non informare troppe persone. «Hai il permesso di parlare liberamente, soldato. Che cosa ne pensi delle reclute?» Il soldato serrò le labbra e guardò la porta aperta. Janine annuì, invitandola a chiuderla. «Signora, ho alcuni dubbi.» Janine intrecciò le dita e osservò i file sulla sua scrivania. Anche lei ne aveva. «Quali nello specifico?» «Be’, il capitano Bentley è abituato ad avere il comando, quindi dovrà imparare e delegare.» Janine annuì. «Concordo. Altre persone che si sono fatte notare?» «I fratelli King, Signora…» Il soldato Callahan fissò Janine, cercando di trovare una risposta gentile. «Quello più giovane ha precedenti per comportamenti indisciplinati. È stata coinvolta la polizia parecchie volte quando era ancora un ragazzo. Niente che non si possa correggere con un po’ di addestramento, ma il maggiore, Eric…» «Sì?» «Anche lui era abituato a essere un leader. Ed è così enorme e forte… mi chiedo se avrà buoni risultati. Inoltre, la mancanza di un background nelle forze dell’ordine mi preoccupa.» Janine annuì di nuovo, ignorando il tono inappropriato del soldato. Era enorme, non c’erano dubbi. Secondo il file era alto un metro è novantacinque, anche se di persona sembravano di più. E poi era un mutaforma. Avrebbe dovuto capirlo quando lo aveva incontrato la prima volta, perché non sembrava appartenere a quel mondo. Concentrati, Janine! «Credo che scopriremo presto come risponderanno all’addestramento, Signora.» «Sì, da domani. Grazie, Callahan. Riposo.» Janine prese un taccuino e una penna. Non appena il soldato andò via, tirò un sospiro di sollievo. Se doveva sopravvivere a quell’incarico, aveva bisogno di concentrarsi, e la prima cosa da fare era formulare un piano di addestramento per quel gruppo di reietti. Non importava quello che aveva ordinato il generale Stone, doveva dare l’impressione di voler concedere una vera occasione a quei ragazzi. Cominciò a creare una scheda per le valutazioni. Accanto a ogni nome inserì delle colonne, una per le capacità fisiche e mentali, un’altra per l’atteggiamento e infine l’ultima per l’abilità di seguire gli ordini. Mise giù la scheda e la fissò. Se li avesse valutati come faceva di solito, probabilmente nessuno di loro avrebbe superato l’addestramento. Forse il generale avrebbe ottenuto comunque ciò che voleva. Il processo di selezione, o la sua mancanza, lo aveva già agevolato. L’ Alpha Squad avrebbe fallito al primo tentativo. Era inevitabile. «Sveglia, cadetti!» Janine fece segno al soldato Callahan di accendere le luci del dormitorio. Il primo a svegliarsi fu il tipo del SAS, com’era prevedibile. Infatti, qualche secondo dopo la chiamata iniziale, Craig Bentley scese dal letto, mentre il ragazzo più giovane, Ben Cooper, si sollevò sui gomiti e strizzò gli occhi. «Che ore sono?» mormorò. Janine picchiettò il piede sul pavimento. «L’ora di cominciare l’addestramento!» L’uomo solitario alla fine del dormitorio si unì a Craig Bentley, che si trovava al centro della stanza, copiando la sua posizione. «Pronto, signora.» Janine scosse la testa e guardò i due fratelli di Londra, che sembravano avere difficoltà a svegliarsi. Forse gli stereotipi sugli animali erano applicabili anche ai mutaforma. Andavano in letargo come gli orsi? «Ci vediamo fuori tra dieci minuti!» Uscì, seguita dal soldato Callahan. «Poteva andare meglio,» mormorò. «Siamo soltanto al primo giorno,» rispose il soldato. Aveva ragione, ma quei ragazzi non avevano idea di che cosa li aspettava. Janine scosse la testa mentre percorreva il corridoio verso il suo ufficio. Prese una cartella e un cappotto, perché le giornate da quelle parti erano imprevedibili e avrebbero passato molto tempo all’aperto. Poco dopo, lei e Callahn si ritrovarono sul campo deludente accanto al parcheggio. Aveva visionato nella sua mente un percorso che tutti avrebbero dovuto seguire, così si sarebbe fatta un’idea del loro livello fisico. Sembravano tutti in forma, ma non c’erano certezze con le nuove reclute. I primi a uscire furono Bentley ed Eric King. Fu sorpresa di vedere l’ultimo. Trattenne il respiro e li osservò. Non devo mostrare debolezze. Sono io ad avere il controllo. Dopo qualche minuto li raggiunsero anche gli altri. Janine per il momento decise di ignorare lo stato delle loro uniformi. «Che gentile da parte vostra raggiungermi. Non perdiamo altro tempo. Inizieremo con una corsa attorno alla basa. Seguite la pista attorno al vecchio serbatoio fino agli alberi, oltre il vecchio hangar fino ad arrivare alla staccionata. Infine tornate qui.» Janine sollevò il cronometro che aveva preso nell’ufficio. «E sì, vi cronometrerò. Al tre, Callahan!» Aspettò che il soldato contasse fino a tre e premette il pulsante. Ciò che vide la lasciò senza fiato. L’ex tipo del SAS cominciò subito, come c’era da aspettarsi, ma i tre mutaforma lo superarono in un batter d’occhio. Fuori era ancora buio, quindi fece fatica a concentrarsi sui loro movimenti e non riuscì a capire chi fosse in testa. Uno di loro era arrivato agli alberi e stava già tornando indietro. L’umano, Cooper, era soltanto a metà. Janine lo appuntò sulla sua colonna. Non c’era bisogno di aspettare che finisse la gara per sapere chi sarebbe arrivato ultimo. Un minuto dopo, le prime due reclute si fermarono davanti a lei. Erano Thomas Blackwood ed Eric King, seguiti da Adam. Quei ragazzi erano davvero veloci, considerata la loro stazza. «Molto bene,» mormorò mentre guardava Bentley avvicinarsi. L’uomo si fermò e lanciò un’occhiataccia ai mutaforma. «Bel lavoro, Bentley,» disse Janine, meritandosi un altro sguardo torvo. Non si lasciò intimorire. Era stato veloce per un essere umano. Aspettarono un altro paio di minuti l’arrivo di Cooper, che aveva il fiato corto. Si fermò, portandosi le mani sulle ginocchia. «Cooper, ce l’hai fatta,» disse Janine, appuntandosi il tempo. «Credo che da oggi in poi dovrai lavorare ogni giorno sulla resistenza. Non voglio che resti indietro.» Sollevò lo sguardo e le disse: «Non ti ho visto correre con noi. Forse non sarò io a rallentare.» Janine si raddrizzò le spalle. «Vi ho già detto come dovete rivolgervi a me. Dato che hai bisogno di allenarti, le flessioni ti faranno bene. Cominciamo con venti.» Cooper fece una smorfia. «Non mi hai sentito? A terra, subito!» «Ma c’è il fango!» si lamentò. Quando sollevò lo sguardo, aggiunse: «Signora.» «Non è niente a confronto di quello che vi aspetta. Non era una domanda. Fallo o sei fuori dal team!» Sospirò e obbedì mentre qualcun altro sbuffò. «Chi ride si unirà a lui!» li avvertì Janine. Il silenzio riecheggiò attorno a loro e Janine scosse la testa. Cooper ha un problema serio con l’autorità. «Mentre Cooper finisce le flessioni, voi farete la corsa a ostacoli. Sai di che cosa si tratta, Bentley, sei tu il capo!» ordinò Janine. Guidò tutti verso il vecchio hangar. Non appena riuscì ad aprirlo, si fece da parte e osservò Bentley assumere il comando. Finalmente l’uomo sembrava a suo agio, dato che cominciò a urlare ordini ai tre mutaforma. Prese appunti sul suo atteggiamento. Ovviamente, era un altro test. Nel frattempo Cooper si unì a lui e fu subito messo al lavoro. Callanah aveva detto che Bentley e i due mutaforma avrebbero potuto essere i soggetti più inaffidabili ma, quando il sole cominciò a sorgere, quei tre le sembrarono più a loro agio di Cooper. Janine avrebbe dovuto parlargli in privato. Erano soltanto le undici quando si rese conto di aver prestato più attenzioni a lui che agli altri, probabilmente perché era disposta a tutto pur di non osservare Eric e lasciarsi distrarre. Avrebbe dovuto lavorarci sopra, ma non quel giorno.
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