Come un uccello che va da un estremo della gabbia all’altro, senza fermarsi, passai dalla paura che Albertina potesse partire ad una relativa calma, prodotta da un ragionamento che ricominciavo più volte ad ogni minuto. «Lei non può partire, in ogni caso, senza avvertirmi: e non m’ha in alcun modo detto di voler partire»: e così ero quasi calmo. E poi, un minuto dopo, mi dicevo: «E se domattina la trovassi partita? La mia stessa inquietudine deve avere una ragione. Perchè non mi ha baciato?». Allora soffrivo orribilmente al cuore: ma era calmato di nuovo, a poco a poco, da quell’altro ragionamento. Questo va e vieni del pensiero era così incessante e monotono, che finivo con l’averne male alla testa. Ci sono così certi stati morali, massime l’inquietudine, che non presentandoci se non due