Capitolo III-2

2071 Words
" 'Hodesta volta la si 'spetta solo per scinque minuti, poi noi si va." stabilì Giovanna, seria. Silvia assentì. Quanto aveva organizzato per quella giornata era troppo importante per accettare anche il minimo intoppo. Non era solo la prima iniziativa della Bella Stagione, si trattava di un significativo banco di prova per il Circolo e, soprattutto, per lei. Nessuno l'avrebbe biasimata se qualcosa fosse andato storto, né l'avrebbero ritenuta responsabile di un eventuale insuccesso. Nessuno, tranne lei che, da sempre, era la giudice più rigorosa di sé stessa, senza contare che era stata lei, e lei soltanto, a decidere di varare il programma con un'escursione botanica al Parco Regionale Campo dei Fiori. Voleva iniziare in bellezza con qualcosa di esclusivo che, oltretutto, le era costato parecchio realizzare. C'era voluta, infatti, una lunga negoziazione per arrivare a un accordo con i responsabili del Parco che, malgrado le trattative avviate da Aurore Daviel, si erano dimostrati molto riluttanti a permettere ad altri di organizzare gite nel loro territorio. Non si potevano biasimare, considerando che da anni erano stati approntati una ventina di itinerari ben tenuti e che il Parco offriva anche percorsi tematici, oltre a proporre manifestazioni che avevano luogo almeno una domenica al mese. In più di un momento, Silvia aveva temuto che non ce l'avrebbe mai fatta. Ogni volta il pensiero di Aurore, che quello era l'ultimo progetto al quale aveva lavorato e che portarlo a termine sarebbe stato il migliore omaggio che potesse tributarle, le aveva dato l'energia e la lucidità di impegnare al massimo tutte le sue doti. La conclusione formale era stata siglata con reciproca soddisfazione e, la sera prima, era stata rinnovata con i vertici del Parco intervenuti alla cena di gala. Ora, però, doveva essere confermata nella realtà. Era ovvio quindi che lei ci tenesse in particolar modo che tutto filasse liscio. Silvia guardò fuori dalla finestra, rallegrandosi che il tempo si mantenesse sereno. Toc,Toc. "Si può? Buongiorno a tutte! Guardate chi vi ho portato!" Sulla soglia era apparsa una giovane donna longilinea, dai vaporosi capelli ramati e completo in pelle color mogano di un noto stilita: il suo intero guardaroba, anche per i momenti di svago, era sempre griffato. Senza lasciare loro nemmeno il tempo di fiatare, Barbara Castiglioni entrò assieme a quattro coetanee, che presentò indicandole una dopo l'altra. "Elettra Rusca, Porzia Carnelli, Violante Paravicini, Sveva Bellorini." Silvia non le conosceva personalmente, ma i loro cognomi le erano più che noti, appartenendo a famiglie di spicco. Di aspetto diverso, avevano in comune l'inconfondibile allure di chi vive negli agi fin dalla nascita. Lanciò una veloce occhiata a Giovanna per invitarla a fare buon viso a cattivo gioco, avendo intuito il motivo di quelle visite inattese. Silvia si stava accingendo a salutarle, quando Barbara proseguì entusiasta. "Lasciate che vi presenti la più fantastica insegnante … ma che dico? Donna che abbia mai conosciuto. Giovanna Ortelli." Prima che la cinquantenne potesse aprire bocca, l'espansiva rossa l'aveva abbracciata d'impeto. Lasciandola, proseguì con fervore. "E la sua bravissima figlia Teresa … Terry per le amiche." Abbracciò anche lei, rivolgendo subito dopo la sua attenzione a Silvia. "E l'artefice di tutte le meraviglie di cui vi ho parlato …" "No, no. Grazie, ma non è vero. Sono loro …" Silvia si voltò verso Giovanna e Terry. "E tutte le altre straordinarie persone che lavorano al Diana con così tanto impegno a …" "Sì, sì. La solita supermodesta." la interruppe Terry. "La giornata di oggi, però, è solo merito tuo. Non so ancora come sei riuscita a convincerli a concederci ben sei escursioni. Hai fatto proprio bene a iniziare la Bella Stagione con questa gita. Sarà … bellissima." "Oh sì! È proprio per questo che ne ho parlato alle mie amiche che vorrebbero partecipare. Sì, lo so che arrivano all'ultimo momento e che il numero è chiuso, ma ci terrebbero così tanto! Vero, che possono? Per favore. Per favore!" Le amiche la sostennero in coro e a Silvia parvero bimbe, che pregavano la maestra di farle giocare insieme. Giovanna sbuffò sonoramente, guardando torva verso Silvia, mentre Terry metteva una mano sulla spalla della madre per calmarla. "Le modalità stabilite dal Parco sono tassative. Non possono partecipare più di sedici persone per ogni escursione." rammentò Terry pacata e, fissando la Castiglioni, precisò. "Accompagnatori compresi. Ossia mia madre, Silvia, Danilo Marzorati, Cinzia Gambitta e io." "Trattandosi della prima gita, e con la maggior parte dei cavalli di proprietà dei soci, è stata giudicata opportuna la presenza della nostra veterinaria." spiegò Silvia. Le cinque donne lasciarono andare le spalle avvilite. "Ma non si potrebbe …" tentò Barbara, fermandosi non appena intercettò l'occhiata di fuoco di Giovanna. Terry scambiò uno sguardo con Silvia, che prese quindi sottobraccio l'ostile madre e, dopo essersi scusata, si allontanò con lei. In distanza, si udì un sommesso dialogo concitato. Dopo poco, rientrarono entrambe. "Per favorirvi, siamo disposte a ridurre la nostra presenza." Tutte sorrisero felici al graditissimo annuncio di Silvia. "Terry e Danilo non verranno." "Ooh! Grazie! Grazie!" "Siete favolose." "Sì, davvero!" "Questo significa, però, che solo due di voi, signore, potranno partecipare oggi. A voi decidere." concluse Silvia sorridente, all'indirizzo delle amiche di Barbara. "Più che giusto. Tireremo a sorte." stabilì la Bellorini. "E pe' lalli?" le interrogò brusca Giovanna. "Be' mamma, i nostri, no?" La Ortelli bofonchiò per sottolineare l'ovvietà. "Codesto lo si sapeva. Ma 'home li portate?" "Io cavalco da anni col Tellington." la informò Porzia, alla quale fece eco Elettra. "Anch'io. Ho iniziato un anno fa in Toscana." "E voialtre?" indagò accigliata. Sveva e Violante scossero la testa. "O 'i è desciso, allora. Potete venire voi." decretò, indicando Elettra e Porzia. Barbara fece per intervenire, ma Giovanna ricordò brusca. "A la mi' 'hasa, nium lallo si maltratta." "Sono un'animalista convinta. Figuriamoci se non tratto bene il mio cavallo!" si impermalì Violante. "Il mio cavallo mi adora." comunicò asciutta Sveva. "Giovanna si riferiva all'uso della testiera e del morso." intervenne Silvia con dolcezza. "La vostra amica vi avrà parlato del metodo che si insegna qui e che vi assicuro, per esperienza personale, dà grandissime soddisfazioni." "Assolutamente." confermò Barbara. "Ho iniziato da poco, ma il rapporto con Phoenix – che era già fantastico, lo sapete – è diventato ancora più bello. Da quando ho dismesso il morso, siamo più in sintonia." "Proprio così." "Una differenza dalla notte al giorno." asserirono Porzia ed Elettra. "Be' ma allora bisogna imparare subito." si entusiasmò Violante. "Quando iniziano i corsi?" appurò Sveva. "Il prossimo parte ai primi di aprile." rispose garbata Terry. "Le iscrizioni sono già chiuse. Se siete interessate, però, per voi possiamo fare un'eccezione." Le due donne assentirono soddisfatte. "Sarà bene muoverci." suggerì Silvia. Dopo aver ringraziato, Barbara, Elettra e Porzia uscirono assieme a Giovanna. Le altre due donne invece si fermarono in ufficio per parlare con Terry dei corsi. Mentre le amiche si salutavano, Silvia scambiò due parole con Teresa. "Grazie, Terry. So quanto ci tenevi." "Mi rifarò la prossima volta." "E per Danilo? Non credo che la prenderà bene." "Ci penso io. Gli parlerò subito, intanto che faccio vedere qualche video alle signore. Piuttosto, per la colazione al sacco, potete prendere le nostre bisacce." "Perfetto. Sei davvero una perla, come ti chiama la tua mamma. Grazie ancora, Terry." "Figurati. So quanto è importante questa escursione per il Circolo." Silvia si recò alla scuderia di Awen, che era l’unica individuale per consentire al suo cavallo di uscire, e rientrare, a suo piacimento. Entrando, lo trovò già sellato. Cavalcava già da parecchio a pelo, ma non essendo mai stata nell'area meridionale del Parco, meta della loro gita, e non sapendo che difficoltà di percorso potesse presentare, aveva preferito essere più sicura. Si stupì nel vedere la lunghissima criniera corvina del suo frisone acconciata in numerose treccine. Dopo averlo salutato, interrogò con lo sguardo Walter Panigada, l'affezionato palafreniere del suo destriero. "È vero che ci sono sentieri agevoli, ma potrebbe capitare di addentrarsi tra gli alberi." "Bravo, Walter. Così la criniera non rischierà di impigliarsi. Quante premure eh? Piccolino." Nonostante l'oltre mezza tonnellata di peso e l'altezza di un metro e settantasette al garrese, Panigada lo chiamava così da quando si occupava di lui. Awen nitrì gongolante, assentendo più volte. "Lo vizi troppo, Walter." osservò lei, ridendo. "Ma no, signorina." negò il giovanottone dalla zazzera rossiccia, mentendo sapendo di mentire. Silvia rise di cuore e poi accettò il suo aiuto per montare. Quando le amiche di Barbara la videro, si avvicinarono subito per accarezzare ammirate la magnifica bestia, che accettò i complimenti con regale sussiego. Silvia pensò che i suoi animali erano proprio fratelli. Non erano le uniche a fare le feste ad Awen. C'era qualcun altro. Qualcuno di assolutamente imprevisto. "Bravo, Rufus! Anche tu trovi bellissimo il cavallo di Silvia, vero? E come non potresti!" Barbara diede qualche affettuosa pacca sul fianco di uno splendido setter fulvo. Quindi assicurò l'estremità del lunghissimo guinzaglio di tessuto rosso al collare di Phoenix e montò in sella. Era più che evidente che volesse portare il suo cane con sé. Silvia rivide mentalmente in fretta le condizioni dell'accordo con il Parco. Non rammentò nulla in merito. Non voleva chiederle di lasciare Rufus lì, se non fosse stato necessario. Preferendo accertarsene, si allontanò con una scusa e chiamò Liz che, dopo una rapida verifica, la tranquillizzò. "Non sapevo che i cani potessero venire." rilevò Domenico Brioni, asciutto. "Avrei portato il mio." Altri partecipanti si associarono. "A dire il vero, nelle trattative col Parco questo aspetto non è emerso, altrimenti vi sarebbe stato comunicato." "Ma allora il mio Ciccio?" si preoccupò Barbara, chinandosi a rassicurare premurosa il suo amico che chiamava spesso così o con nomignoli simili. Tutti ne sapevano i motivi: da cucciolo Rufus era tanto grassotello da sembrare più largo che lungo. Crescendo, il setter era diventato snello e scattante ma, anche se non più adeguati, i vezzeggiativi erano rimasti. "Dato che è già qui e che, come ho detto, non sussiste uno specifico divieto, direi che può venire." Un gridolino di gioia salutò la sua concessione. Silvia proseguì. "Spero proprio che non ci siano obiezioni. So quanto può essere più piacevole e divertente condividere una bella passeggiata col proprio cane. O, magari, gatto. Il mio mi ha messo il broncio perché lo lasciavo a casa." Tutti risero. "Comunque, anche se il Parco non dovesse essere d'accordo, sono sicura che per questa volta chiuderanno un occhio." Barbara lanciò un altro grido. "Hai sentito, Cicciolo? Puoi venire. Sei contento?" "Arf. Arf. Arf." confermò allegro l'animale, scodinzolando. Vennero fatte le ultime verifiche e infine Giovanna si mosse per prima. Dato che fino al punto d'incontro, la formazione sarebbe stata libera e l'andatura sciolta, Silvia ne approfittò per godersi una bella cavalcata corroborante. Arrivarono puntuali ai margini del Parco, all'altezza di via Lazzaretto. La jeep del Parco era già arrivata. Silvia smontò per prima e andò subito da chi li avrebbe accompagnati. Salutò immediatamente il capo della squadra: Giuseppe Lampugnani, un cinquantenne di poche parole dalla corporatura massiccia. Quindi Margherita Cognana, quarantenne bruna che sarebbe stata la loro guida botanica. Infine Davide Stornazzi, biondo giovanotto palestrato e un po' troppo spavaldo per i suoi gusti. Chiese a Lampugnani se la presenza del cane fosse un problema. Lui lo osservò qualche secondo e poi concesse asciutto. "Purché sia sempre al guinzaglio." "Ma, certo. Grazie." Silvia pensò poi alle reciproche presentazioni e, infine, Giovanna affidò i due cavalli in più che avevano portato, come d'accordo, per la Cognana e il capo. La Ortelli non riuscì a evitare le solite raccomandazioni, malgrado Silvia l'avesse rassicurata che ambedue avevano garantito di essere in grado di cavalcare senza morso e briglie. Stornazzi prese dal bagagliaio della jeep una mountain bike, che inforcò agilmente. Erano tutti pronti e la passeggiata ebbe inizio. Nel primo pomeriggio si trovavano nell'area meridionale tutti felici e soddisfatti. Barbara e le sue amiche erano a dir poco euforiche. Silvia tirò un profondo respiro di sollievo. Ogni cosa si era svolta più che bene. Era andato tutto magnificamente e si era creato un clima di grande cordialità, tanto che ormai si davano tutti del tu. Beppe Lampugnani era addirittura sorridente. Il programma prevedeva il rientro per le cinque, ma probabilmente avrebbero ritardato perché la Castiglioni aveva chiesto se era possibile vedere la zona con gli anemoni di bosco e gli ellebori, di cui le aveva parlato il fidanzato. Era appena più distante dal percorso programmato e, dato l'interesse anche di tutti gli altri, il caposquadra aveva acconsentito.
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