PREFAZIONE DELL’AUTORE

890 Words
PREFAZIONE DELL’AUTORELa formazione geologica di quel tratto della Confederazione Americana che si stende tra gli Alleghany e le Montagne Rocciose ha dato origine a molte ardite teorie. In realtà il complesso di quella immensa regione è una pianura. Per una lunghezza di circa 1500 miglia ad est e ad ovest, e di 600 a nord e a sud, non vi s’incontra una sola elevazione degna del nome di montagna. Perfino le colline vi sono rare, benché gran parte della superficie della regione presenti più o meno l’aspetto “ondulato”, come è descritto nelle pagine introduttive di questo volume. Ci sono molte ragioni per ritenere che il territorio che attualmente racchiude l’Ohio, l’lllinois, l’Indiana, il Michigan e un vasto tratto del paese ad ovest del Mississippi si trovasse un tempo sott’acqua. Il suolo di tutti gli Stati nominati presenta i caratteri di un deposito alluvionale; e vi sono rocce isolate, di natura e di aspetto tali, che è difficile confutare l’opinione che esse siano state trasportate nei loro alvei attuali dal ghiaccio galleggiante. Questa teoria presuppone che i Grandi Laghi fossero le pozze più profonde di un unico, immenso complesso d’acqua dolce, che si trovavano a un livello troppo basso per esser prosciugate dal cataclisma che mise a nudo il suolo. Si ricorderà che i francesi, allorché erano i padroni del Canada e della Louisiana, rivendicarono a sé tutto il territorio di cui si tratta. I loro cacciatori e le loro truppe di punta stabilirono le prime comunicazioni con i selvaggi abitatori, e i primi resoconti scritti che possediamo intorno a quelle sterminate regioni provengono dalla penna dei loro missionari. Di conseguenza, molte parole francesi sono divenute d’uso locale in questo tratto dell’America e non pochi nomi in quella lingua vi si sono perpetuati. Allorché gli avventurieri che per primi penetrarono in queste selvagge solitudini incontrarono nel cuore delle foreste tali sterminate, pianeggianti distese, ricoperte a volte di una lussureggiante vegetazione a volte di erbe marcescenti, è naturale che dessero a queste l’appellativo di prati. Quando gli inglesi succedettero ai francesi, e vi trovarono una caratteristica naturale diversissima da tutto ciò che avevano sino allora veduto sul continente e già contrassegnata da una parola che nel loro linguaggio non aveva alcun significato, conservarono a quei prati naturali il loro appellativo convenzionale. Così fu che il vocabolo “prateria” entrò a far parte della nostra lingua. Le praterie americane sono di due tipi: quelle che si estendono a est del Mississippi sono relativamente piccole e straordinariamente fertili, e sempre circondate da foreste. Sono suscettibili di coltivazione intensiva, e si stanno rapidamente popolando di coloni. Abbondano nell’Ohio, nel Michigan, nell’Illinois e nell’Indiana. Soffrono dello svantaggio della scarsità d’acqua e di legname, svantaggi assai gravi che si protrarranno finché l’industriosità umana sarà riuscita a sopperire definitivamente alle deficienze della natura. Ma poiché sembra che il carbone abbondi in quella regione, e in genere la perforazione di pozzi artesiani è felice, gli sforzi degli emigranti finiranno certo col prevalere contro le difficoltà. Un altro genere di questi prati naturali è quello che si stende ad ovest del Mississippi, a poche centinaia di miglia dal fiume, ed è noto con l’appellativo di Grandi Praterie. Più che ad ogni altra parte della cristianità queste distese assomigliano alle steppe dei tartari, e sono in realtà una vastissima regione, incapace di accogliere una densa popolazione per l’assoluta mancanza dei due elementi essenziali già accennati. I fiumi vi abbondano, è vero; ma la regione è quasi completamente priva di quei ruscelli e di quei corsi d’acqua minori che contribuiscono maggiormente agli agi e alla fertilità di una terra. Le origini e la data delle Grandi Praterie americane rappresentano uno dei più arcani misteri della natura. Il carattere generale degli Stati Uniti, del Canada e del Messico è quello di una grande fertilità. Sarebbe difficile trovare un’altra regione del globo d’uguale estensione che offra così poco terreno inutilizzato quanto i tratti abitati della Confederazione Americana. Quasi tutte le montagne sono arabili e persino le praterie, in questa parte della Repubblica, sono di natura alluvionale profonda. Lo stesso può dirsi del territorio compreso tra le Montagne Rocciose e il Pacifico. Tra questo e quelle si stende una vasta fascia relativamente desertica che sarà il teatro di questa vicenda e che sembra frapporre una barriera alla spinta verso ovest del popolo americano. Le Grandi Praterie paiono voler essere il supremo luogo di raduno degli uomini rossi. I resti dei Mohicani, dei Delaware, dei Creek, dei Choctaw, dei Cherokee sono destinati a concludere il loro ciclo umano su queste vaste distese. Il numero totale degli indiani entro i confini della Confederazione è variamente calcolato da cento a trecentomila anime: quasi tutti popolano la contrada a ovest del Mississippi. All’epoca di questo racconto vi dimoravano in aperta ostilità: le faide nazionali si tramandavano di generazione in generazione. La Repubblica ha fatto molto per ridonare la pace a questi luoghi selvaggi, ed è ora possibile viaggiarvi in piena sicurezza, allorché ancora venticinque anni or sono nessun europeo osava percorrerle senza scorta. Il lettore che già conosce i due precedenti volumi di cui questo è il logico seguito ritroverà nel personaggio principale del racconto una vecchia conoscenza. Qui abbiamo portato a fine la sua vicenda terrena e confidiamo che gli sia concesso di riposare d’ora innanzi nella pace dei giusti. Parigi, giugno 1832
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