4
KADY
Me! Volevano entrambi me. Dannazione. Due uomini. E non due uomini qualunque. Riley e Cord. Erano maledettamente bellissimi con dei corpi incredibili, dei sorrisi favolosi e, come se non bastasse, erano intelligenti. E di tutte le donne che c’erano là fuori, avevano detto a me che ero bellissima. Ah!
E le cose che aveva detto Riley – me in ginocchio di fronte a loro. Dio, mi ero eccitata al pensiero di loro in piedi davanti a me, con le erezioni in mano mentre li leccavo a turno prima di prenderli dentro fino in fondo. O salirgli a cavalcioni sulle gambe e farmi penetrare a fondo da uno di quei peni prima di farmi una cavalcata. O farmi montare da Cord, che mi avrebbe scopata come una bestia selvaggia mentre io succhiavo l’erezione di Riley.
Mentre attraversavamo a piedi il parcheggio del ristorante, i miei pensieri osceni vennero spazzati via dal vento che si era alzato mentre eravamo all’interno. C’erano delle spesse nuvole che incombevano in cielo. Stava per abbattersi un temporale, e presto. La mano di Cord che mi si posò alla base della schiena mentre mi conduceva al furgone di Riley mi fece desiderare che si posasse in altri posti. Dio, come sarebbe stato avere più che i soli loro sguardi penetranti addosso? Una bocca sul capezzolo, un dito che mi scorreva sul clitoride? Un pene a riempirmi, ad allargarmi? Se riservavano al sesso la stessa attenzione che riservavano alle conversazioni...
Gemetti, grata del fatto che quel verso fosse stato nascosto dal vento. Dopo che Cord mi ebbe fatta salire sul sedile anteriore, riuscii a percepire lo strascico della sensazione delle sue mani sui fianchi. Strinsi le cosce durante il viaggio di ritorno al ranch. Dopo circa un minuto di strada, cominciò a piovere, un diluvio, e Riley dovette rallentare. I tergicristalli non riuscivano a contrastare la pioggia e il rumore delle gocce sulla carrozzeria rendeva impossibile parlare.
Mi sembrava di stare in un bozzolo in cui ero al sicuro insieme a loro. Non esisteva nessun altro al mondo. Era facile dimenticarsi della telefonata con Beth. Il suo umore labile, volubile come se fosse di nuovo sotto l’effetto delle droghe. Un minuto prima era contenta di parlarmi, quello dopo ce l’aveva a morte con me per avere avuto un padre che non avevo mai nemmeno conosciuto che mi aveva lasciato un sacco di soldi. Aveva detto che non era giusto che fossi sempre io ad ottenere tutte quelle boccate d’aria. Conoscevo le parole a memoria, l’attacco verbale perfettamente mirato ai miei sentimenti. Era eccezionalmente brava a tormentarli tutti fino ad ottenere ciò che voleva. Ma quest’ultima volta che era andata in riabilitazione, quando avevo dovuto usare l’ipoteca della casa dei nostri genitori per finanziarla, in qualche modo ero riuscita a lasciar correre. Ero io a pagare il conto. Anche così, la stavo aiutando.
Riley allungò una mano, prese la mia solo per un istante, poi la lasciò andare. Mi voltai, gli sorrisi e mi resi conto che dovevo vivere la mia vita. E ciò significava capire cosa fosse quello che c’era – quell’attrazione – tra di noi. L’avevo provata nel momento in cui avevo posato gli occhi su di loro e non era cambiato nulla da allora. No, anzi, era cambiato. Si era semplicemente fatta più forte.
Non mi ero mai sentita così prima di allora. Avevo avuto degli amanti, ma nemmeno fare sesso con loro mi aveva mai fatto sentire così bramosa, così eccitata come in quel momento. Avevo voglia di mettermi una mano sotto l’abito e stuzzicarmi, facendo scorrere con estrema facilità le dita sul clitoride perchè ero bagnatissima. Avevo rovinato le mutandine.
Sin dall’aeroporto, era stato tutto un preliminare che era giunto a questo. A ciò che avevo deciso di fare. Loro avevano reso molto chiaro cosa volessero. Me. Magari non avrei dovuto cercare una soluzione. Per una volta, avrei potuto seguire l’istinto. Lasciarmi andare. Tutto ciò che dovevo fare era dire di sì.
Il furgone di Riley sobbalzò nuovamente sul dosso di protezione del bestiame, segnalando che eravamo vicini alla casa e distraendomi dai miei pensieri. La pioggia era scemata, il vento forte la stava spingendo verso est con la stessa velocità con la quale era arrivata. Io avevo guardato fuori dal finestrino con sguardo fisso per tutto il tempo, con la pioggia che rendeva impossibile vedere molto altro, e mi ero concentrata solamente sul mio corpo, su come si fossero bagnate le mie mutandine, mi si fossero induriti i capezzoli e mi pizzicassero sfregando contro il reggiseno in pizzo. Li desideravo da impazzire. Entrambi.
Ero pazza. Questa cosa era folle, ma sembrava giusta. Loro mi sembravano giusti. Mia madre mi diceva sempre che quando avrei trovato il ragazzo giusto l’avrei capito. Be’, io ne avevo trovati due. Non volevo scegliere e loro non mi avrebbero chiesto di farlo.
Mi volevano entrambi e avevano intenzione di condividermi. Di fare cose con me che nemmeno avevo mai immaginato.
Condividermi! Io ero un’insegnante di seconda elementare, del tutto monotona, e stavo per avere una storia a tre con due cowboy super sexy. Mi morsi un labbro per reprimere una risatina nervosa. Stavo per farlo. Stavo per portarmi quei due uomini dentro casa, dentro il letto. Detro il mio corpo. Dentro la mia v****a bramosa, pulsante e bagnata.
Riley accostò di fronte a casa, spense la macchina e scese. La pioggia si era fermata del tutto, ma lui saltò giù ed io non potei fare a meno di notare gli schizzi che sollevò dalle pozzanghere fangose che ricoprivano il vialetto. Cord scese dal sedile posteriore e aprì la mia portiera. Ci trovavamo faccia a faccia e l’occhiata che mi lanciò fu intensa.
Di fuoco. Aveva la mascella serrata, gli occhi scuri praticamente neri. Il suo corpo era rigido, come se si stesse trattenendo. Magari era così. Inizialmente mi aveva fatto paura. Adesso, sapevo che non mi avrebbe fatto del male. Mi avrebbe tenuta al sicuro, perfino da se stesso. Avevano ceduto alla mia volontà, al terminare in anticipo il nostro appuntamento. Se non altro era ciò che credevano.
Invece di aiutarmi a scendere a terra come aveva fatto le altre volte, mi fece passare un braccio attorno alla vita e mi trasportò, corpo contro corpo, verso casa.
«Cord! Peso troppo!» gridai.
Lui sbuffò, ma non per lo sforzo. «Dolcezza, sei leggera come una piuma.»
Automaticamente, gli posai le mani sulle spalle mentre lui mi portava fino ai gradini del portico. Non distolse lo sguardo, si limitò a sollevare un angolo della bocca. «Non vogliamo sporcare di fango quelle belle scarpette.»
Ecco lì. Qualunque dubbio era svanito. Lo volevo con una disperazione che non avevo mai provato. Erano premurosi ed educati, galanti e dolci. Già, ma non volevo niente di tutto quello al momento. Volevo solamente ciò che Riley aveva così sfacciatamente descritto al ristorante.
E allora feci l’unica cosa cui riuscivo a pensare.
Baciai Cord.
E gli avvolsi le gambe attorno alla vita.
Lui non rispose al bacio per un istante, come se lo avessi colto di sorpresa. Il suo corpo si irrigidì, le sue dita si strinsero sulla mia schiena. Poi, gemette e piegò di lato la testa prendendo il controllo, facendomi scivolare le mani sul sedere e stringendomelo tra le dita.
Dio, sì. Dubitavo che avrei mai avuto il controllo in camera da letto con quei due. Non lo volevo. Li avevo resi consapevoli dei miei desideri e adesso era lui ad avere il comando.
Sentii la parete rigida della casa premermi contro la schiena e il calore compatto di Cord contro il petto. E tra le mie gambe, sentivo la protuberanza dura del suo pene. Non riuscii a trattenermi dal muovere i fianchi su e giù come a cavalcarlo.
Gemetti mentre i suoi baci mi scendevano sulla mandibola e lungo il collo.
Gettai indietro la testa per lasciargli più spazio.
«Volevo andarmene dal ristorante per questo, non perchè non vi volessi,» dissi, ansimando.
Lui non smise di baciarmi e di leccarmi la pelle.
«Il contrario,» ansimai. «È una follia, ma ho bisogno di quello che avete detto. Dio, sì. Così.»
Lui mi mordicchiò il punto in cui la spalla si univa al collo.
«Non posso fare piano, Kady. Non ho idea di come si faccia,» ringhiò Cord, scostandomi una spallina del vestito per baciarmi la spalla.
«Non m’importa. Ti voglio.»
«E io?» chiese Riley. La sua voce era di un’ottava più profonda del normale. Voltai un po’ di più la testa e aprii gli occhi. Lui era lì, con le iridi blu scure come le nuvole che avevano portato la pioggia. A guardarci. A vedere come Cord mi stesse eccitando.
«Sì, anche te.»
Cord non smise di darmi attenzioni mentre io parlavo con Riley. La sua mano mi corse lungo un fianco, poi su per la coscia infilandosi sotto al vestito. Un leggero strattone e le mie mutandine erano svanite. Vidi Riley prendergliele.
Delle dita spesse mi penetrarono, a fondo, per poi tirarsi indietro e spingersi di nuovo dentro del tutto. Cord mi stava scopando con le dita ed io non riuscivo a fare altro che ondeggiare i fianchi. Cavalcarle.
«Sta gocciolando,» disse Cord a Riley.
Venni solo a quelle due parole. La verità era che era vero, che ero bagnata come non lo ero mai stata per loro. Solo il dolce sfregamento delle dita di Cord era bastato a spingermi oltre il limite.
Urlai, cavalcai il piacere mentre sentivo il ticchettio di una cintura che si slacciava, percepivo i fianchi di Cord spostarsi. Prima ancora che il mio orgasmo fosse svanito del tutto, lui aveva estratto le dita e le aveva sostituite con la punta larga del suo pene.
«Ho bisogno di sentirti sul mio cazzo, tesoro. Di sentire tutto quel calore umido avvolgermi.»
Cord mi strinse i fianchi, mi tirò verso il basso mentre lui spingeva verso l’alto.
Aprii gli occhi quando lo sentii invadermi. Sì, il suo pene era enorme e i miei muscoli interni si contrassero e si strinsero nel tentativo di adattarsi a quella penetrazione improvvisa.
«Ancora,» esalai, sapendo che non era ancora entrato del tutto dentro di me. Aveva ancora molti centimetri da offrirmi.
A quella parola, lui si ritrasse per poi spingersi più a fondo. Mi prese con forza. Lì sulla veranda con le mie gambe avvolte attorno alla vita e i tacchi che gli premevano nelle natiche.
«Quando avrà finito con te, sarà il mio turno, Kady. Con noi, ti toccano due cazzi.»
«Sì,» gemetti. Quando Riley proseguì con le sue parole sporche, non riuscii a trattenermi. Era troppo. Cord ci sapeva fare troppo con la sua erezione immensa. Mi riempiva all’inverosimile ogni volta, fino a farmi quasi male. Ma ero così bagnata e pronta a riceverlo, col primo orgasmo che mi aveva rilassata, gli aveva aperto la strada, così che potessi accettare tutto ciò che avrebbe fatto con quell’arnese spietato che aveva tra le gambe.
«Cord!» gridai mentre venivo di nuovo, i muscoli interni che gli si stringevano attorno all’erezione, attirandola se possibile ancora più a fondo.
Lo sentii espandersi, ingrandirsi dentro di me un attimo prima che le sue dita mi stringessero la presa sui fianchi. Si spinse con forza dentro di me una, due volte, poi rimase immobile, gemendo contro il mio collo. Il suo fiato caldo mi soffiò sulla pelle mentre veniva.
Si ritrasse quel poco che bastava così che non fossi più sorretta dalla parete e dal suo corpo ed io riportai i piedi a terra. Riley mi tirò via da davanti a Cord e mi portò fino alla ringhiera, mi ci premette contro così che gli dessi le spalle, che dessi le spalle alla casa. Avevo tutto il Montana di fronte.
Con dita abili, Riley mi sollevò l’abito e me lo sfilò dalla testa così che mi ritrovai con indosso solamente i miei sandali e il reggiseno. Si chinò su di me ed io sentii ogni centimetro del suo corpo premermi contro. La sua maglietta mi faceva quasi male contro la pelle sensibile.
Non mi ero accorta che avesse tirato fuori il pene, ma ne sentii lo spessore caldo contro le natiche.
«È ora di averne ancora, tesoro. Un cazzo solo per te non basta.»
Mi picchiettò l’interno del piede col proprio così da farmi allargare di più le gambe. Me lo sentii scivolare addosso mentre piegava le ginocchia, allineava il suo pene contro la mia apertura gocciolante e si sollevava poi ergendosi in tutta la sua altezza, penetrandomi con forza.
«Oddio,» gemetti, posando le mani sulla ringhiera per sostenermi.
Non mi ero ancora ripresa del tutto dalle attenzioni di Cord per essere completamente pronta per Riley. Non avevo mai accolto due uomini, uno dopo l’altro, prima di allora.
Ero ancora scossa da brividi di piacere e quando sentii un’erezione dura penetrarmi nuovamente, la stessa sensazione di prima, eppure del tutto diversa, chiusi gli occhi e mi abbandonai ad essa.
Ero già venuta due volte, e sapevo che non avrei finito fino a quando Riley non mi avesse spremuto almeno un altro orgasmo.
Non ero mai riuscita a venire con il solo aiuto di un partner in passato, avevo sempre dovuto stuzzicarmi il clitoride con le dita per farlo, ma ora mi rendevo conto che era stata solamente colpa loro. Erano stati dei pessimi amanti.
Questo? Dio, questo era tutt’altro. Cord e Riley mi stavano rovinando la piazza.
Sentii i passi pesanti di Cord, ma non vi prestai attenzione. Percepii il gancetto del reggiseno che mi veniva slacciato e poi le spalline che mi scivolavano giù dalle spalle e le coppe che si abbassavano fino a liberarmi i seni. Quando avvertii una bocca succhiarmi il capezzolo destro, aprii gli occhi.
C’era Cord, con il mio reggiseno ai suoi piedi. Era sceso dalla veranda per mettersi di fronte a me. Dal momento che era così alto, i miei seni erano alla giusta altezza per ricevere le sue attenzioni.
La mano di Riley mi salì lungo la schiena mentre mi prendeva. Da dietro, andava ad accarezzare tutt’altri punti di quelli toccati da Cord e questi nuovi nervi si accesero tutti quanti in un solo istante.
«Bellissima, tesoro,» disse lui, una mano sulla mia spalla per tenermi ferma.
Il mio seno, quello che non si trovava nella bocca di Cord, ondeggiava avanti, indietro e di lato ad ogni profonda penetrazione.
Ero bramosa, selvaggia, completamente diversa dal mio solito. Era il paradiso.
«È... oddio, è... bellissimo.»
Sentii Cord sorridere contro il mio capezzolo prima che me lo succhiasse, poi lo lasciò andare facendoci scorrere delicatamente i denti.
«Le è piaciuto,» mormorò Riley. «Qualunque cosa tu abbia fatto, mi si è stretta attorno al cazzo.»
Cord sollevò la testa e incrociò il mio sguardo voglioso.
«Questo?» chiese, appena prima di abbassare nuovamente la testa e strattonarmi il capezzolo, assicurandosi di includere il leggero morso con i denti. Mantenne lo sguardo fisso nel mio, costringendomi a guardarlo mentre mi maneggiava il seno.
«Cazzo, sì,» disse Riley.
Lui mi rivolse un ghigno, come se tutte le sue preoccupazioni circa il prendermi fossero svanite.
Mi piaceva eccome farlo in maniera rude.
Mi piaceva quel leggero dolore.
Mi piaceva farlo in maniera selvaggia, con forza, premuta contro la casa.
Piegata sulla ringhiera della veranda.
«Riley!» urlai quando lo sentii premermi il pollice contro l’ano.
«Ecco la nostra ragazza,» canzonò lui, muovendo in circolo il dito e premendomelo contro l’apertura vergine.
Non avevo mai avuto nessuno che mi toccasse lì, tantomeno che ci giocasse o... oddio, ci scivolasse dentro.
Con un’esplosione improvvisa di calore, venni. Terminazioni nervose che nemmeno sapevo esistessero si infiammarono spingendomi oltre il limite talmente all’improvviso, con tale intensità, che inarcai la schiena e gridai. Il movimento improvviso fece strattonare a Cord il mio capezzolo più forte del solito con i denti prima di farglielo scivolare via di bocca. Quel pizzicore andò ad unirsi al bruciore dell’invasione del pollice di Riley, alla nuova sensazione di avere qualcosa nell’ano e all’erezione pulsante di Riley e fu la mia fine.
Era troppo. Troppo bello. Le mie dita strinsero la ringhiera, il sudore che mi colava tra i seni.
Riley non rallentò mentre venivo, non fece altro che scoparmi più forte, più a fondo. Il suono dei suoi fianchi che si scontravano con le mie natiche riempiva l’aria. Il rumore umido del suo pene che si infilava tra le mie gambe non poteva celarsi. Mi stavano scopando per bene ed io ne adoravo ogni istante.
Riley si spinse a fondo e venne, la sua bocca mi si chiuse sulla spalla mordicchiandola, per poi succhiarmi la pelle sensibile. Riuscivo a sentire i suoi ansiti contro la schiena.
Lentamente, tornai in me e aprii gli occhi. Lì, di fronte a me, c’era Cord. Stava sogghignando, e sollevò lentamente le mani per scostarmi i capelli dal volto.
Riley uscì con delicatezza dal mio corpo e mi strinse tra le braccia.
La sensazione dei suoi vestiti contro la schiena mi rese consapevole del mio stato. Ero nuda mentre loro erano entrambi vestiti. Cord doveva ancora rimettersi il pene nei pantaloni, gli spuntava da contro il ventre, ancora umido dei nostri fluidi e duro, come se non fosse appena venuto.
«Oddio,» sussurrai, rendendomi conto di quanto avevo appena fatto.
«Piuttosto stupendo,» mormorò Riley.
Stupendo, sì, ma anche folle.
Abbassai lo sguardo. Ero nuda tranne che per un sandalo – solo il cielo sapeva che fine avesse fatto l’altro – e chiunque avrebbe potuto vedermi. Non avevano detto che c’era della gente che viveva nel ranch? Per quanto non ci fosse nessun altro nella casa, c’era una baracca o qualcosa del genere. Qualcuno mi aveva vista farmi scopare da due uomini?
«Io, um... Wow. Grazie. È stato, um-» balbettai. Qual era il comportamento appropriato dopo aver avuto il miglior sesso della propria vita su una veranda d’ingresso con due ragazzi?
Cord si rassettò, rimettendosi il pene nei pantaloni, tirando su la zip e richiudendo la cintura. Io mi spostai di lato e notai che anche Riley si era risistemato.
Mi guardai attorno. Il mio reggiseno doveva essere ancora a terra, il mio abito era buttato per metà giù dai gradini della veranda e la mia borsa era appoggiata accanto alla porta. Mi diressi verso di essa e ne estrassi la chiave. Con dita tremanti, la misi nella toppa.
«Kady,» disse Riley, arrivandomi alle spalle.
«Vi prego,» replicai io, cercando ancora di far funzionare la chiave. Tutto d’un tratto, mi sentivo frustrata. Imbarazzata. Dio, ero fuori nuda! «Devo entrare.»
«Okay,» disse lui, posando la sua mano sulla mia per aiutarmi a far girare la chiave. Quando la serratura scattò, si allungò verso il basso e fece girare la maniglia. «Entriamo e-»
«No. Solo io.» Entrai nell’ingresso e mi voltai a guardarli. Come ci si salutava nudi? Ero ridicola, lo sapevo, ma non potevo fare altro. Non sapevo come sentirmi e stavo cominciando a uscire di testa.
«Non possiamo lasciarti entrare da sola così,» disse Cord mentre saliva lentamente i gradini. Le sue dita mi avevano penetrata a fondo, mi avevano portato all’orgasmo, e adesso voleva tranquillizzarmi.
«Vi prego, sto bene.» Rivolsi loro un sorriso falso perchè era troppo. Loro erano troppo. «Ho solo bisogno di stare da sola.»
«Kady,» esordì Riley.
«Grazie, per la cena e, be’, per tutto. Io... questo, um, noi. È troppo e ho bisogno di pensare.»
Entrambi rimasero in silenzio mentre mi osservavano. Non in modo sensuale come avevano fatto prima, ma con preoccupazione.
«Va bene,» disse Cord.
«Cosa?» Riley si voltò a guardarlo.
«Ti lasceremo in pace. Ma devi mandare un messaggio a Riley tra un’ora per dirci che stai bene altrimenti torneremo questa notte.» Lo sguardo serio di Cord era fisso su di me.
Io annuii, sollevata, tuttavia sapevo che se non avessi fatto come aveva detto, sarebbero tornati e avrebbero abbattuto la porta a calci se necessario. «Va bene.»
«E passeremo domani alle otto,» aggiunse.
Riley stava lentamente scuotendo la testa, ma teneva le labbra strette, chiaramente non contento.
«Per cosa?» domandai, scivolando dietro la porta per coprirmi meglio che potessi.
«Per noi.» Disse Cord in tono conclusivo. «Dovrai essere pronta per noi per quell’ora.»
Si voltò, raccolse il suo cappello dalla veranda e se lo mise in testa, poi scese i gradini fino al furgone. Con un’ultima occhiata intensa – e preoccupata – Riley annuì e lo seguì, i suoi stivali che schizzavano acqua dalle pozzanghere.
Io chiusi la porta e mi ci appoggiai, il legno freddo contro la mia pelle nuda. Voltando la testa, colsi il mio riflesso nello specchio contro la parete. Non potevo non notare il succhiotto sul collo nè, oddio, un intenso segno rosa appena sopra il capezzolo destro. Un morso. Avevo i capezzoli duri, rossi e sensibili. Tra le gambe, sentivo un po’ di dolore e di desiderio pulsante. Il clitoride mi pizzicava per via di tutto quel piacere e mi sentivo il loro seme scorrermi lungo le cosce. In abbondanza.
Avevo proprio l’aspetto di una bella scopata. Di una bella soddisfazione. Era così che mi sentivo. Eppure li avevo cacciati via come se si fosse trattato solo di una sveltina. Come se non avesse significato nulla. Eppure, in realtà, aveva significato troppo.
Quando Cord aveva detto che avrei dovuto essere pronta per loro due la mattina seguente, non credo intendesse pronta ad uscire di nuovo con loro. No, voleva dire che mi stava lasciando la notte per pensare, per fare pace con quanto era appena successo. Che era speciale. Selvaggio. Sexy. Sporco. Stupendo.
E avevano intenzione di rifarlo, quello e molto altro.
La mattina dopo avrei dovuto essere pronta ad accettare loro, noi.