CAPITOLO II LA «MARIA-TERESA»
La casa dello zio Bollard nella Pacific Avenue era comoda, oltre che bella. Vi regnava un’atmosfera di ricchezza e di agio, molto seducente in quella irrequieta città, dove ricchezza, impetuosità, lustro, sono termini quasi sinonimi fra loro.
Erano molti coloro che gradivano l’invito a pranzo di un uomo che possedeva un Ch â teau La Rose quasi leggendario, che non si vestiva per mettersi a tavola altro che nelle solennità, che non aveva sempre le mani molto pulite, ma che si faceva mandare per espresso la piú bella frutta della California; che prendeva il tram per risparmiare un dollaro, ma non esitava a ordinare un treno speciale per soddisfare un suo capriccio, di un uomo, insomma, assai originale, anche in una città dove gli originali non mancano,
Lo zio Bollard aveva indossato quella sera per il pranzo uno smoking, un po’ stretto e un po’ corto, che accentuava il suo aspetto scimmiesco. Era di buon umore; era stato di buon umore tutto il giorno, canterellando fra sé e scherzando con tutti quelli che incontrava. Se n’erano accorti anche al Rotary Club, dove aveva fatto colazione; i suoi conoscenti ne avevano dedotto che avesse concluso un buon affare, ciò che dopo tutto poteva anche esser vero.
Durante il pranzo egli non parlò affatto della missione di Renzo, né del fatto di Tearle; dal Cantalupo ghiacciato fino al dolce, fu muto sui due argomenti, ma eloquente su altri; su San Francisco, sul viaggio di Renzo, sullo Stato di New York, sulla politica americana, sul raccolto del grano inglese a proposito del quale interrogò il nipote.
Le otto erano passate da pochi minuti, quando il maggiordomo entrò silenziosamente nella stanza ed annunziò:
— C’è il signor Cassidy, signor padrone.
Lo zio Bollard si alzò.
— Ti lascio solo con la bottiglia – disse. – Non starò piú di dieci minuti.
Rimase assente venti minuti e quando tornò propose, senza scusarsi, di passare nel fumoir a prendere il caffè. Sembrava contento; aveva gli zigomi leggermente arrossati e si mostrò meno esuberante che a tavola, ma piú soddisfatto.
— Ho notizie – disse quando il servo n***o fu uscito dalla stanza – notizie dei due individui, cioè di Neuberg e dell’altro, di Hardman.
Si allungò sulla poltrona, incrociando le gambe e con un temperino spuntò il sigaro che aveva in mano. Poi si animò.
— Cassidy è il mio braccio destro – raccontò – e l’avevo incaricato di fare delle ricerche. Per quel che riguarda Hardman, c’è un mandato di cattura contro di lui... di lunga data ormai. È accusato di falsi e che so io. Dieci anni di galera, ecco quello che lo aspetta. Non so bene quello che aspetti Neuberg se lo prendono; non mi ricordo a quanto condannarono l’ultimo malandrino sorpreso a vendere perle false, ma non certo a una briccica, no, perdio!
— Sicché Neuberg avrebbe venduto perl e false? – domandò Renzo, elettrizzato.
— Credo di s í – rispose lo zio Bellard. Per me credo che Hardman sia in qualche isola del Pacifico dove la faccia in barba anche ai giapponesi, producendo delle perle cosí belle da non poterle distinguere dalle vere.
— Vale a dire usando il sistema di Tearle?
— Credo di sí.
— Ma Piero diceva che l’invenzione di suo padre non imitava le perle, ma produceva una perla vera, o almeno bella come una perla vera.
Lo zio Bollard si mise a ridere.
— Giovanni Hennessy ha avuto venti anni di galera, non piú tardi dell’autunno scorso, per avere messo in circolazione dei biglietti da dieci dollari tanto bene imitati da rendere impossibile il distinguerli da quelli veri. È la stessa cosa in questo caso; poco importa che si possano fabbricare delle perle vere; sta il fatto che sono perle fabbricate e non perle prodotte dalla società anonima delle ostriche. Capisci quello che voglio dire? E chi manda in galera i produttori sono i soci della federazione americana dei gioiellieri. Tearle era uno sciocco; chiunque si provi a un giuoco simile è uno sciocco. Vendere un articolo manufatto come prodotto naturale è una frode; a venderlo per quello che è, c’è poco da guadagnarci. Mi capisci?
— S í, capisco – disse Renzo. – A questo non ci avevo pensato e credo che neppure Tearle ci pensasse. Dimmi però: se questi due uomini adoperano il segreto di Tearle, credi che lo abbiano ucciso per carpirglielo?
— Ne sono sicuro, quanto sono sicuro di fumare questo sigaro.
— Ma anche loro dovrebbero sapere come sai tu, che vendendo un articolo manufatto come prodotto naturale, commettono una frode.
— Oh, Signore, si sa! – Anche Giovanni Hennessy sapeva che le sue banconote erano false ma questo non gl’impedí di metterle in circolazione. E qui il caso è diverso: qui non c’è una fabbrica clandestina da sequestrare; le perle vengono prodotte in qualche isola solitaria che nessuno conosce. S í, pensandoci bene la cosa è abbastanza sicura, senza altri rischi che quelli inerenti a qualsiasi genere di affari. Ora si tratta di sapere se vuoi proprio fare arrestare questi due individui.
— Li voglio mandare sulla forca per l’assassinio di Tearle.
— Allora devi cominciare col prendere Hardman. Non ti dico che ti riuscirà di mandarlo sulla forca, ma se lo acciuffi gli potrai far scontare prima di tutto la pena per la falsificazione, poi, se lo sorprendi all’opera, lo potrai far condannare a parecchi anni per la frode nell’affare delle perle; per coronar l’opera, anche Neuberg verrà preso nella rete. E Neuberg è l’individuo che interessa me. Una volta che abbiamo in mano Hardman e otteniamo da lui una completa confessione, il fato di Neuberg è segnato. Basta prenderne uno, in una banda di questo genere, e tutto crolla come un castello di carte.
— Ma come posso fare a prendere Hardman?
— Vai nell’isola dove lavora.
— Ma non so dove sia.
— Neppur io – disse lo zio Bollard.
— Allora come posso fare ad andarci?
— Ti ci condurrà il capitano Duckers.
— E chi è?
— Il comandante della goletta di Neuberg, pronta a partire fra due o tre giorni per le isole del Pacifico. Cassidy mi ha informato di tutto.
— Neuberg ha dunque una goletta?
— Sicuro, e ogni otto mesi circa, le fa fare il viaggio verso il sud, tornando con un carico di copra e, a quanto credo, con la roba che Hardman produce. È una cosa chiarissima. Neuberg ha molto prosperato in questi ultimi tempi e non sono certo i suoi affari di San Francisco, né il commercio della copra quelli che gli rendono.
— Capisco – disse Renzo. Ma pure, se andassi da questo capitano Duckers a dirgli che mi conduca nell’isola...
— Ti butterebbe in mare, probabilmente – interruppe lo zio Bollard – No, mio caro, se vuoi andare a bordo bisogna che tu ti faccia arruolare come marinaio, o magari come passeggero, fingendo di voler fare una crociera per motivi di salute.
— Ma, anche supponendo che riesca ad andare a bordo e a trovare Hardman, non ho poteri per arrestarlo.
— Stammi a sentire – disse Bollard. – Duckers, benché sia al servizio di Neuberg, è un uomo onesto; non hai nulla da temere né da lui, né dal suo equipaggio. Se riesci a sbarcare nell’isola e a trovare Hardman, arrestalo; non c’è altro da fare. Puoi riuscirci con la sfacciataggine, o puoi riuscirci con l’aiuto di una copia del mandato di estradizione che mi farò dare dal capitano Matteo Hennessy, capo della Polizia. Il capitano anzi sarebbe disposto anche ad arruolarti nel corpo. Tu non sei cittadino americano, ma, quando vuole, il capitano è cieco da un occhio. Mi capisci? Riuscirai per amore o per forza.
— E se Hardman fa resistenza?
— Non ci si proverà. È colpevole, e scommetto che si aspetta di essere arrestato da un momento all’altro.
— Sta bene; ma allora non sarebbe meglio che la polizia ci pensasse da sé e mandasse uno dei suoi agenti?
— Vuoi sapere il perché non sarebbe meglio? – disse lo zio Bollard. – Neuberg è a capo di questa faccenda. La polizia di San Francisco è abbastanza buona, ma è pettegola, come tutte le polizie di questo mondo, e Neuberg ha amicizie da tutte le parti. Hennessy è un brav’uomo e non c’è pericolo che parli, ma mettiamo che mandi un agente: se non sceglie un sordo-muto, che non abbia né moglie, né figliuoli, né parenti o amici nella polizia, nove volte su dieci Neuberg verrà a sapere quello che si trama, e allora che farà? Venderà tutto e fuggirà in Europa... in Europa!
Il vecchio alzò la voce nel pronunziare queste ultime parole e Renzo ebbe per un momento l’impressione che un velo si fosse sollevato, lasciandogli vedere un essere di malignità diabolica, che era pur sempre lo zio Bollard. Capí che lo zio doveva aver pensato molto in tutto quel giorno alla faccenda, per tessere la sua rete; e il materiale per intrecciare le maglie glielo aveva fornito lui stesso.
— Hai qualche motivo di rancore verso Neuberg?
Il vecchio si sprofondò maggiormente nella sua poltrona, scuotendo la cenere del sigaro.
— Ho un vecchio conto da regolare con lui, ma a che giova parlarne? Non hai anche tu dei conti da regolare con lui? Non sei venuto apposta a San Francisco? Non hai promesso al figlio di Tearle d’inseguire gli uomini che hanno ucciso suo padre? Io ti ho messo sulle tracce degli assassini e il resto non mi riguarda. Si tratta soltanto di sapere se sei abbastanza uomo da inseguirli.
— Non volevo offenderti – replicò Renzo – ma devi ammettere che questa è una faccenda seria e difficile. Non ho fatto cinquemila miglia per avere un indizio e poi trascurarlo: tuttavia, devo ben riflettere. Una cosa sola ti posso dir subito. Dopo quello che mi hai detto, non voglio che la polizia s’immischi di questa faccenda. Se vado in cerca di questo Hardman e lo trovo, ed è colpevole, lo riporterò indietro, vivo o morto.
Lo zio Bollard guardò suo nipote e osservò di nuovo il forte sviluppo della sua mascella superiore, la fermezza di quella inferiore, il disegno della bocca che denotava un carattere energico.
— Credo proprio che ci riuscirai – gli disse – ma c’è tempo a parlarne. Troverai la goletta sul molo di Jackman; tutti te lo insegneranno al porto. La «Maria-Teresa», capitano Duckers... Se riesci a farci amicizia, cosí, come per caso, può darsi che ti riesca di compiere il viaggio con lui. I capitani delle golette sono sempre disposti ad accettare giovanotti che si arruolino per fare il viaggio; pazzi che credono di andare a far fortuna, o malati che vanno per salute. Non c’è ragione per cui non ti debba accettare. Ma devi esser cauto nel modo di trattarlo. Lo troverai – ti ripeto – sul molo di Jackman e il suo battello si chiama la «Maria-Teresa».