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Yseult
«Cosa c’è lì?» urlò ancora il guerriero. Mi ci volle qualche secondo per riuscire a decifrare le sue parole. La cadenza della sua voce mi era sconosciuta, le parole gutturali e basse. Prima ancora di poter avere la possibilità di alzarmi e scappare via, uno stivale mi tenne ferma dalla veste.
Provai a rotolare su me stessa, e il guerriero ringhiò, il suono a riverberarmi dentro. Mi feci rigida come un ramo, facendomi quanto più piccola potessi contro l’erba.
«Chi è che ha fatto irruzione qui?» chiese ancora il guerriero dai capelli chiari, inclinandosi verso di me. Le sue mani ruvide mi afferrarono il braccio, facendomi alzare in piedi. Provai con tutte le mie forze a richiamare la magia a me, ma il posto in cui una volta c’erano i miei poteri era ora freddo, vuoto.
«Una donna» disse il guerriero dalla barba scura, i suoi occhi a trafiggermi. Tremai come fossi stata trafitta da un coltello.
Chiusi gli occhi, provando ancora una volta ad invocare la mia magia… senza alcun risultato.
«Non dev’essere nient’altro che una ragazza» disse l’uomo con i capelli chiari, le sue dita a scostarmi i capelli dal viso. Io provai a scansarmi dal suo tocco. Mia Dea, ti prego, aiutami.
Poi, tutto d’un tratto, lo sentii: pulsante, intento a spingere per raggiungermi, quel puzzo familiare. Era lieve, ma riuscivo a sentire da dove proveniva: la fortezza di fronte a me. Lo avrei riconosciuto ovunque. Quello era il tanfo del Re Cadavere, che doveva aver costruito la sua casa lì.
Il guerriero dai capelli chiari mi spinse contro di sé, ed io abbassai il capo, facendo scivolare i capelli di nuovo di fronte al mio viso per potermi nascondere dallo sguardo penetrante del guerriero scuro. «Vieni, piccola prigioniera. Il Comandante vorrà sicuramente farti qualche domanda.»
Mi spinse in avanti, e prima che potessi cadere per terra il suo compagno mi afferrò dal braccio. Insieme mi trascinarono verso l’enorme muraglia di fronte a noi, verso il male che vi regnava all’interno. Più ci avvicinavamo a destinazione, più il mio cuore pulsava incontrollabile.
Aiutami, Dea, pregai ancora, non potendo fare nient’altro che abbassare il capo in silenzio.
L’incantesimo aveva funzionato, sì; ma a suo piacimento, e nel modo più crudele possibile. Mi aveva lasciata proprio ai piedi della casa del Re Cadavere, facendomi risvegliare ai piedi della sua fortezza. E, ora, i suoi guerrieri mi avevano in pugno.
E come se non bastasse, ero priva dei miei poteri. Che fosse stato l’incantesimo o il potere del Re Cadavere così vicino, non lo sapevo. L’unica cosa che sapevo era che mi ritrovavo completamente indifesa di fronte al nemico.
Qualsiasi cosa mi aspettasse quel giorno, o il giorno dopo, se fossi riuscita a sopravvivere fino ad allora… avrei dovuto affrontarla senza la mia magia.