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Yseult
L’incantesimo mi spezzò completamente. Sentii le mie stesse urla lasciare le mie labbra mentre il calore dell’incantesimo sembrava strapparmi in due. Persi la vista, le stelle sembrarono scomparire, le mie orecchie vennero riempite del fischio acuto del tempo, dell’alba ormai vicina.
La luce che avevo visto all’inizio si trasformò in oscurità.
Quando mi svegliai, fu con la luce del Sole del primo mattino a bagnare il mio viso. Ero caduta di schiena per terra, e il mio corpo doleva terribilmente. Quando girai il viso, fiori sotto le mie guance presero a solleticarmi la pelle. Il Cielo era chiaro e azzurro sopra di me, e tutt’intorno ero circondata da fiori selvaggi. Niente brutto odore, niente nebbia. Le mie sorelle streghe erano scomparse, insieme al fuoco dentro il quale avevo camminato e i tronchi d’alberi per terra.
L’incantesimo aveva funzionato. Mi aveva mandato… da qualche parte. Era forse questo il posto in cui le anziane volevano che io andassi?
Ancora coricata, con le orecchie tese, ebbi l’impressione che ci fosse qualcosa che mancava. Osservai il vento spostare le foglie sugli alberi, e fu così che realizzai cosa c’era di sbagliato. Un giorno del genere, chiaro e caldo e bello, doveva essere riempito di musica melodiosa. Intorno a me, però, c’era solo silenzio. Dov’erano gli uccelli?
Voci mormoravano poco lontane da me, parole che non riuscivo a comprendere. I toni erano chiari, però: maschili. Mi alzai lentamente.
Ai piedi del campo si ergeva un castello, le sue pareti alte a torreggiare persino sugli alberi. Alcune figure si muovevano sotto le sue ombre, ma erano troppo lontane perché potessero costituire una minaccia per me.
Il mio problema più grande, in quel momento, erano i due guerrieri intenti a farsi strada in mezzo all’erba alta del campo. Le armi attaccate alla loro vita si scontravano le une contro le altre nei loro movimenti. Pochi passi, e sarebbero stati in grado di vedermi.
Chiamai a me la forza del corvo, aspettando di sentire il familiare formicolio della trasformazione e il peso delle ali una volta completata. Avrei spiccato il volo e sarei andata via velocemente, trovando un posto in alto da dove poter controllare il posto in cui ero andata a finire senza essere disturbata. Una volta capito dove fossi, avrei scoperto quale fosse la mia missione.
I mormorii dei due guerrieri si fecero più chiari, il rumore sempre più forte delle loro armi un chiaro avvertimento della loro vicinanza.
Vieni a me, pensai, chiamando a me il mio potere.
Niente.
Le mie dita si strinsero intorno all’erba con forza, con insistenza, come se così facendo potessi chiedere alla terra di aprirsi e inghiottirmi, nascondermi. La mia forma animale non aveva intenzione di arrivare. Mi sentivo stanca, un po’ stordita, ma non così tanto da non riuscire a trasformarmi. Ma quando provai a raggiungere mentalmente la mia magia, non sentii assolutamente nulla dall’altro lato.
Intontita e con il cuore a battere troppo, troppo in fretta, non potei fare nient’altro che restare ferma immobile lì, in mezzo all’erba, mentre i guerrieri si facevano sempre più vicini.