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Tristan
Mi alzai, spada in mano, sguainata davanti a me per scacciare via i corvi pronti a graffiarmi. Un campo di battaglia infinito si estendeva proprio di fronte ai miei occhi, pregno di sangue e morte. I miei guerrieri fratelli erano fermi, caduti tutt’intorno a me, le facce sporche, le armature chiazzate di rosso, le armi ancora strette tra le dita. Camminai in mezzo al campo dei caduti, fermandomi quando sentii un sussulto disperato provenire da qualcuno vicino ai miei piedi. Un guerriero era coricato sul fango, le sue interiora riverse sul terreno. Stava morendo, strozzato dal suo stesso sangue. Occhi spalancati e pieni di dolore mi guardavano con una preghiera silenziosa a tingerli, chiedendomi di porre fine alle sue sofferenze. Le mie labbra si mossero in una preghiera silenziosa che nessuno conosceva più mentre la spada tra le mie dita si muoveva verso giù, verso l’uomo per terra, liberandolo dal suo dolore. Restai lì, fermo e in piedi, ancora qualche momento, scacciando i corvi via dal suo corpo ora morto. Il suo viso, giovane e pieno di sangue e coperto di peli e capelli biondi mi sembrava familiare, ma per quanto mi sforzassi non riuscivo a dargli un nome.
Nei miei sogni, continuai a camminare, fino a quando la vista del sangue e dei morti non fu troppa da poter sopportare; e allora corsi, alla ricerca del buio, alla ricerca della foresta silenziosa e oscura proprio alla fine del campo. Entrai dentro un boschetto, tagliando con la spada i rami che minacciavano di ferirmi in viso. Quando mi ritrovai dall’altra parte, una luce argentea ed accecante sembrò chiamarmi dal mezzo degli alberi. Con essa giunse una voce, che chiamava il mio nome.
Tristan… Tristan…
Quel tono alto e dolce mi suonava così familiare…
Le ombre sembrarono disperdersi, a quel punto, la luce della Luna ad illuminare improvvisamente il terreno della foresta. Una donna di fronte a me si girò, capelli così chiari da sembrare bianchi ad incorniciarle il viso… ed io mi ritrovai a pensare che qualcuno, forse, aveva finalmente risposto alle mie preghiere.
Mi svegliai con il respiro corto, la voce della donna a rimbombare dentro la mia testa. Tenni gli occhi chiusi ancora per un po’, cercando con tutte le mie forze di ricordare i tratti del suo viso, ma, proprio come il sogno stesso, ciò che avevo visto—la foresta, la luce argentea della Luna—anche lei era sparita.
Voci maschili riecheggiavano nell’accampamento. Qualcuno stava raccontando una storia. Lars, sicuramente. E, una volta finita la storia, gli altri scoppiarono a ridere.
Mi misi a sedere, allungando subito le mani alla ricerca delle mie armi ed elmetto, sentendomi immediatamente meglio quando li sentii accanto a me. Ero vivo, e così come me anche tanti altri dei miei fratelli guerrieri. Ma quando finalmente mi alzai e mi feci strada per raggiungerli attorno al fuoco, riuscivo ancora a sentire la puzza di morte tutt’intorno a me e il rumore degli insetti intenti a banchettare sui resti dei morti.