9.

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9. Provai a invitarlo a cena. Da un lato continuavo ad avere una specie di cotta per lui, dall’altro il motivo vero era un po’ più preoccupante. All’idea di restare da sola, anche in una casa sicura come quella, me la facevo sotto dalla paura. Disse che non poteva. «Okay, lo capisco. Mi dispiace. So che ha una vita sua. Fino a un’ora fa non conoscevo neppure il suo nome, ora vorrei monopolizzarla fino a notte fonda». Mi lanciò una delle sue lunghe occhiate serie. «Non ho una vita mia a cui sono particolarmente ansioso di tornare, ma fermarmi a cena non è una buona idea. Ho un bel po’ di esperienza, ormai». Sbattei le palpebre come una scema. «Essere aggrediti è un traumatico. Le donne con cui lavoro hanno bisogno di sicurezza e senso di protezione. Sono grande e grosso, lo vede da s

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