3. Il corno della battaglia. Van aprì gli occhi di scatto, il cuore che batteva veloce, il corpo che esprimeva il suo terrore nel modo consueto. Sì, era stato proprio il corno. Negli ultimi giorni gli capitava di sentirlo suonare anche quando non lo faceva. Nei suoi sogni il corno suonava e lui si svegliava sudato, tremando. A volte gli sembrava di sentirlo anche mentre era sveglio. Doveva essere quella, la pazzia. Si alzò, usò il bagno, bevve un po’ d’acqua, aspettò che la porta si aprisse. Trecentosettantaquattro giorni di prigionia. Ventiquattro vittorie. Ancora una volta, mentre usciva, si ripeté di non mollare. Che la morte sarebbe stata una liberazione, certo, e che la condanna sembrava infinita, certo, ma che non lo era. La morte era la morte, la condanna non era infinita. Gli