Capitolo uno-2

1073 Words
Cole Mi buttai sulla sedia della classe di giornalismo pochi secondi dopo la campanella. Ovviamente l'umana – la puttana che si era trasferita alla porta accanto – era già seduta al banco accanto al mio, e chiacchierava con l'insegnante come un’idiota. Inalai il suo profumo di cannella e miele sedendomi e le mie palle si strinsero. «Missione nerd» mormorai mentre il professor Brumgard si allontanava dal suo banco. Avevo sentito dire che stava frequentando la classe di inglese avanzato online e che avevo scelto questo corso come facoltativo. Doppi crediti in inglese. Fottuta pazzoide. Armeggiava con la penna, che cadde a terra rumorosamente, probabilmente perché l'avevo scossa io. Il mio amico Austin si allungò automaticamente per raccoglierla, poi colse il mio sguardo e si rese conto di chi fosse la proprietaria. Si raddrizzò senza recuperarla. Bene. Il re della Wolf Ridge High la comandava ancora. Nessuno avrebbe parlato con Bailey, tanto meno l'avrebbe aiutata, a meno che io non avessi revocato il mio divieto. Le davo un altro mese prima che si trasferisse in una scuola frequentata dai suoi simili. Si sporse nel corridoio per prenderla ma io la allontanai con un calcio, costringendola a perdere l'equilibrio e cadere a metà dalla sedia, in equilibrio su una mano. Mi offrì un assaggio di una coscia nuda mentre il miniabito saliva e mi montò in gola un ringhio sommesso. Che cazzo c'era di sbagliato in me? Non mi eccitavo per la sua specie. Miss perfettina con il vestitino e le Chuck con i teschi. Guardai nella sua direzione, desiderando che la mia attrazione per lei morisse. Sfortunatamente, il modo in cui i suoi seni allungavano la parte anteriore del mini-abitino à pois di oggi me lo fece venire duro. Il che me la fece odiare ancora di più. Anche non fosse stato per la situazione dei nostri genitori, non apparteneva a questo posto. Era troppo fottutamente intelligente. Troppo nerd. Troppo padrona di sé per qualcuna che veniva volutamente evitata ogni giorno a scuola. E per certi versi era mille volte peggio che il suo cervello e il suo atteggiamento fossero contenuti in quel piccolo pacchetto succoso. Il signor Brumgard finì di fare il suo giro, poi gridò: «Quiz a sorpresa sulla lettura che ho assegnato ieri!» La classe gemette. Tutti tranne Bailey, che ovviamente non vedeva l'ora di dimostrare di aver fatto i compiti. Brumgard si alzò e posizionò un foglio di carta a faccia in giù su ogni banco. Alzai gli occhi al cielo dalla frustrazione e ricaddi contro allo schienale. Che schifo, cazzo. Non c'era alcuna possibilità che ottenessi un voto decente e la partita di ritorno in casa era venerdì. Il che significava che sarei finito in panchina. Il che significava che l'intera squadra e l'allenatore Jamison mi avrebbero ucciso. I miei compagni di squadra mi guardarono con una specie di domanda disperata negli occhi. Scossi la testa e un gemito collettivo si diffuse nella stanza. Non solo i miei compagni di squadra: anche il resto della classe. Gli sport erano molto importanti alla Wolf Ridge High. Molto più dei risultati scolastici. Anche se fra gli umani dovevamo trattenere le nostre abilità, ogni studente voleva vederci vincere. E avevo sempre dato spettacolo giocherellando con l'altra squadra e sfoggiando un atteggiamento arrogante sul campo. «Avete sette minuti per completare il test sulla lettura di ieri sera» disse Brumgard guardando il suo telefono. «Potete iniziare.» Il fruscio della carta riempì la stanza mentre tutti giravano i fogli. Presi la matita e fissai le parole senza nemmeno capire quello che stavo leggendo. La mia mente analizzò i possibili esiti della situazione. Praticamente finivano tutti con me piazzato in panchina per non aver mantenuto la media della sufficienza e il confronto con l'ira dell'intera scuola. Ma niente di tutto questo era paragonabile alla tempesta di merda che avrei affrontato a casa quando mio padre lo avesse saputo. Il che è ironico, dal momento che il motivo per cui non avevo fatto i compiti per tutta la settimana era che avevo lavorato fino a tardi nel garage dello zio di Bo per pagare le spese, dato che mio padre era troppo ubriaco e depresso per alzare il culo e trovarsi un nuovo lavoro. Il mio sguardo scivolò su Bailey. La ragazza che non sopportavo. Era già a tre quarti del quiz. E, cosa più importante, non si era ancora presa il tempo di scrivere il suo nome in alto. In una delle mie migliori mosse da stronzo, scattai con la mano e afferrai il suo quiz mentre l'insegnante era girato di spalle. Feci scorrere il mio quiz vuoto sulla sua scrivania. Le sue guance si arrossarono e spalancò la bocca, ma prima che potesse emettere un suono tutti gli studenti intorno a noi si voltarono e la fissarono, con un approccio da branco. Poteva anche essere un’umana, ma la nostra biologia era abbastanza simile da farle sentire la pressione. Conformati o muori. Questa era la dominazione del lupo e la dinamica del branco nella sua migliore espressione. E io ero il loro maschio alfa. Le sue labbra si chiusero di scatto. Serrò la mascella. Lanciò uno sguardo assassino nella mia direzione, si chinò sul foglio e iniziò a scrivere furiosamente le risposte. Il senso di vittoria che mi esplose nel petto aveva più a che fare con l’aver piegato Bailey che con la risoluzione dei miei problemi con i voti. Morivo dalla voglia di metterla in ginocchio dal momento in cui aveva avuto la fottuta audacia di trasferirsi nella casa accanto. Sorrisi mentre scrivevo il mio nome in cima al suo foglio e tiravo a indovinare le risposte che aveva lasciato in bianco. Anche se le avessi sbagliate tutte, sarei passato. Pink era una studentessa da dieci e lode. Praticamente a livello di un semi-genio. Non apparteneva a Wolf Ridge più di quanto sua madre non appartenesse al birrificio. Comunque, il punto era che le sue risposte sarebbero state corrette. E tutto ciò di cui avevo bisogno era una sufficienza. La guardai finire il suo quiz – cioè il mio – le sopracciglia aggrottate, le labbra serrate in una linea tesa. «Tempo» avvisò il signor Brumgard. «Giù le penne. Consegnate i quiz, per favore.» Mi lanciò un altro sguardo furioso prima di passare il suo test, e la provocai con la mia espressione sfidandola a fare qualcosa al riguardo. Non lo avrebbe fatto, e lo sapevamo entrambi. Un punto per il bullo alfa. Perdente umana: zero.
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