CAPITOLO TRE

1216 Words
CAPITOLO TRE Il maggiordomo era poggiato alla parete e si guardava intorno con un’espressione gelida. Anche a Ruhl sembrò che l’aria fosse uscita dai polmoni. L’uomo era lì, sul letto: il ricco e famoso Andrew Farrell era morto e coperto di sangue. Ruhl lo riconobbe avendolo visto molte volte in televisione. Quello era il primo cadavere di un morto ammazzato che avesse mai visto. Non si sarebbe mai aspettato una scena simile, strana e irreale. Quello che rendeva tutto particolarmente bizzarro era la donna seduta su una poltrona riccamente decorata, proprio accanto al letto. Ruhl riconobbe anche lei. Si trattava di Morgan Farrell, precedentemente nota come Morgan Chartier, una famosa modella, che ormai si era ritirata a vita privata. Il defunto aveva trasformato il loro matrimonio in un evento mediatico, e gli piaceva mostrare la donna in pubblico. Indossava una vestaglia sottile e costosa, che era macchiata di sangue. Era seduta immobile, con in mano un grosso coltello dal manico intagliato, insanguinato, come la mano della donna. “Merda” mormorò Petrie in tono stupito. Poi, parlò nel suo microfono. “Questa è una chiamata quattro-Frank-tredici da casa Farrell. Abbiamo un vero cento-ottantasette qui, davvero. Mandate tre unità, inclusa una squadra omicidi. Contattate anche il coroner. Meglio anche dire al Capo Stiles di arrivare.” Petrie ascoltò la risposta nel proprio auricolare, poi sembrò riflettere per un istante. “No, non fatelo diventare un Codice Tre. Dobbiamo mantenere quanto più possibile il silenzio intorno alla vicenda.” Nel frattempo, Ruhl non riuscì a staccare gli occhi dalla donna. Aveva pensato che era bella, quando l’aveva vista alla TV. Abbastanza stranamente, gli appariva ancora bella persino ora. Sebbene avesse in mano un coltello insanguinato, sembrava delicata e fragile quanto una statuina di porcellana. Era anche immobile, come se fosse stata fatta di porcellana, immobile quanto il cadavere, ed apparentemente inconsapevole delle presenze appena giunte nella stanza. Persino i suoi occhi non si muovevano, mentre continuava a fissare il coltello nella sua mano. Mentre seguiva Petrie verso la donna, si rese conto che la scena non gli appariva più come un set cinematografico. Sembra più l’allestimento di un museo delle cere, pensò. Petrie toccò gentilmente la donna sulla spalla e disse: “Signora Farrell …” La donna lo guardò, senza tradire neppure un po’ di stupore. Sorrise e rispose: “Oh, salve, Agente. Mi chiedevo quando sarebbe arrivata la polizia.” Petrie indossò un paio di guanti di plastica, subito imitato da Ruhl, tolse delicatamente il coltello dalla mano della donna, e lo porse a Ruhl, che lo mise delicatamente all’interno di un sacchetto. Nel frattempo, Petrie si rivolse alla donna: “La prego mi dica che cos’è successo.” La donna esplose in una risatina piuttosto musicale. “Beh, che domanda sciocca. Io ho ucciso Andrew. Non è ovvio?” Petrie rivolse uno sguardo a Ruhl, come per chiedere … E’ ovvio? Da un lato, non sembrava esserci una spiegazione alternativa che giustificasse questa scena bizzarra. Dall’altro … Lei sembra così debole ed indifesa, Ruhl pensò. Non riusciva proprio ad immaginarla mentre commetteva un atto così efferato. Petrie disse a Ruhl: “Va’ a parlare con il maggiordomo. Scopri quello che sa.” Mentre Petrie esaminava il corpo, Ruhl raggiunse il maggiordomo, che era ancora appoggiato alla parete. Ruhl domandò: “Signore, potrebbe dirmi che cos’è successo qui?” Il maggiordomo aprì la bocca, ma non emise alcun suono. “Signore” Ruhl ripeté. Il maggiordomo strabuzzò gli occhi, come se fosse colto da profonda confusione. Disse: “Non lo so. Siete arrivati e …” Ricadde di nuovo nel silenzio. Ruhl si chiese … Sa davvero qualcosa? Forse il maggiordomo stava fingendo shock e perplessità. Forse era il killer. Quell’idea ricordò a Ruhl del vecchio cliché … “E’ stato il maggiordomo.” L’idea avrebbe potuto essere persino buffa in altre circostanze. Ma certamente non in quel momento. Ruhl rifletté in fretta, provando a decidere quale domanda porre all’uomo. Poi riprese: “C’è qualcun altro in casa?” Il maggiordomo rispose con voce tediosa: “Soltanto il personale che abita nella casa. Sei persone oltre a me, tre uomini e tre donne. Certamente non pensate …?” Ruhl non sapeva affatto che cosa pensare, almeno non ancora. Domandò ancora al maggiordomo: “E’ possibile che qualcun altro sia presente da qualche parte all’interno della casa? Un intruso, forse?” Il maggiordomo scosse il capo. “Non vedo come” replicò. “Il nostro sistema di sicurezza è il migliore in circolazione.” Questo non è un no, pensò Ruhl. Improvvisamente, si sentì allarmato. Se fosse stato un intruso a uccidere, avrebbe potuto trovarsi ancora all’interno della casa? O magari proprio in quel momento stava fuggendo? Ruhl sentì Petrie parlare nel microfono: stava dando istruzioni su come trovare la camera da letto nell’enorme villa. Pochi secondi più tardi, la stanza brulicava di poliziotti. Tra di essi, il Capo Elmo Stiles, un uomo corpulento ed imponente. Ruhl rimase sorpreso quando vide anche il procuratore distrettuale della contea, Seth Musil, che - normalmente tranquillo e lucido - sembrava disorientato ed aveva un aspetto disordinato, come se fosse appena stato spinto fuori dal letto. Ruhl suppose che il capo lo avesse contattato, non appena ricevuta la notizia, fosse andato a prenderlo e lo avesse condotto lì. Il procuratore distrettuale ebbe un moto di orrore dinnanzi alla scena del delitto, e si precipitò verso la donna. “Morgan!” la chiamò. “Ciao, Seth” la donna rispose, come se fosse piacevolmente sorpreso del suo arrivo. Ruhl non era particolarmente sorpreso che Morgan Farrell e un politico famoso come il procuratore distrettuale si conoscessero. La donna non sembrava ancora consapevole di quanto stesse accadendo intorno a sé. Sorridendo, la donna si rivolse a Musil: “Beh, suppongo che sia ovvio quello che è successo. E sono sicuro che tu non sia sorpreso …” Musil interruppe bruscamente. “No, Morgan. Non dire nulla. Non ancora. Non finché non ti avremo procurato un avvocato.” Il Sergente Petrie stava già organizzando le persone nella stanza. Poi si rivolse al maggiordomo: “Spieghi loro la disposizione della casa, ogni angolo ed anfratto.” Poi si rivolse ai poliziotti: “Voglio che setacciate tutto in cerca di intrusi o segni di effrazione. E controllate il personale residente nella villa, assicuratevi che tutti forniscano una descrizione accurata di come hanno trascorse le ultime ore.” I poliziotti si radunarono intorno al maggiordomo, che si era rimesso in piedi. L’uomo diede loro istruzioni, e i poliziotti lasciarono la stanza. Senza sapere che altro fare, Ruhl si posizionò accanto al Sergente Petrie, osservando la scena inquietante. Il procuratore distrettuale si era fermato accanto alla donna, ricoperta di sangue e sorridente. Ruhl ancora non si capacitava di ciò che stava vedendo. Pensò che questo era il suo primo omicidio. Si chiese … Avrò mai a che fare con un caso più strano di questo? Sperava anche che i poliziotti che stavano perquisendo l’abitazione non tornassero a mani vuote. Forse, sarebbero tornati con il vero colpevole. Ruhl odiava l’idea che questa donna delicata e graziosa fosse davvero in grado di commettere un omicidio. Trascorsero lunghi minuti prima che i poliziotti ed il maggiordomo tornassero. Dissero di non aver trovato alcun intruso e neppure segni che qualcuno si fosse introdotto all’interno della casa. Aveva trovato il personale residente nell’abitazione addormentato, ognuno nel proprio letto, e non avevano alcun motivo di pensare che qualcuno di essi fosse responsabile del crimine. Il coroner e la sua squadra arrivarono e cominciarono ad occuparsi del corpo. L’enorme stanza era davvero piuttosto affollata adesso. Finalmente, la donna insanguinata della casa sembrò essere consapevole della confusione dell’attività. Si alzò dalla sedia e disse al maggiordomo: “Maurice, dove sono le tue buone maniere? Chiedi a queste brave persone se desiderano qualcosa da mangiare o bere.” Petrie le si avvicinò, estraendo le manette. Le disse: “E’ molto gentile da parte sua, signora, ma non sarà necessario.” Poi, in un tono estremamente gentile e cortese, cominciò a leggere a Morgan Farrell i suoi diritti.
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