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Mariti Nel Mirino (Un Mistero di Riley Paige—Libro 13)

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“Un capolavoro del giallo e del mistero! L’autore ha svolto un magnifico lavoro, sviluppando i personaggi con un approfondito lato psicologico, descritto con tale cura da farci sentire all’interno della loro mente, provare le loro paure e gioire del loro successo. La trama è molto avvincente e vi catturerà per tutta la durata del libro. Ricco di colpi di scena, questo libro vi terrà svegli fino all’ultima pagina.”

--Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (su Il Killer della Rosa)

MARITI NEL MIRINO è il libro #13 nella serie di bestseller dei misteri di Riley Paige, che comincia con IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1) — scaricabile gratuitamente con oltre 1.000 recensioni a cinque stelle!

In questo oscuro thriller psicologico, un ricco marito viene ritrovato morto, e la moglie maltrattata viene accusata del crimine. Richiede l’aiuto di Riley, eppure sembra chiaro, che lei sia colpevole.

Ma quando un altro marito ricco e violento viene ritrovato cadavere, viene richiesto l’aiuto dell’FBI, l’agente speciale Riley Paige si chiede: è tutta una pura coincidenza? O potrebbe essere opera di un serial killer?

Quello che sembrava il gioco del gatto col topo, in realtà risulta per Riley Paige l’inseguimento di un killer brillante ed imprevedibile, apparentemente senza alcun movente, e determinato a continuare a uccidere, finché non viene catturato.

Thriller psicologico mozzafiato, MARITI NEL MIRINO è il libro #13 in una nuova serie affascinante — con un nuovo amato personaggio — che vi terrà incollati alle pagine fino a notte tarda.

Il libro #14 nella serie di Riley Paige sarà presto disponibile.

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PROLOGO
PROLOGO Morgan Farrell non aveva idea di dove si trovasse o da dove provenisse. Le sembrava di essere sbucata fuori da una nebbia fitta e spessa. E qualcosa, o qualcuno, era proprio lì di fronte a lei. Fece qualche passo in avanti, aguzzando lo sguardo, e notò il volto di una donna che la guardava: sembrava persa e confusa, esattamente come si sentiva Morgan. “Chi sei?” le chiese. Quel volto ripeteva le parole che pronunciava all’unisono … infine Morgan comprese … Il mio riflesso. Stava guardando il suo volto in uno specchio. Si diede della stupida; come aveva fatto a riconoscersi? Ma non era del tutto sorpresa. Il mio riflesso. Era ormai consapevole del fatto che il volto che aveva di fronte era il suo, riflesso da uno specchio, ma era come guardare un’estranea. Quello era il viso che aveva sempre avuto, il viso che in genere tutti giudicavano elegante e bello. Ma in quel momento le appariva fasullo. Il volto allo specchio non sembrava neppure … vivo. Per alcuni istanti, Morgan si domandò se fosse morta. Poi focalizzò la sua attenzione sul suo respiro, lievemente affaticato. Sentì il suo battito cardiaco accelerare leggermente. No, non era morta. Ma sembrava essersi persa. Provò a ragionare. Dove sono? Che cos’ho fatto prima di ritrovarmi qui? Benché il fatto di non conoscere le risposte la facesse sentire strana, era un problema familiare. Non era la prima volta che si ritrovava da qualche parte dell’enorme casa senza sapere come ci fosse finita. Gli episodi di sonnambulismo erano causati dai vari tranquillanti che il medico le aveva prescritto, certamente sommati al troppo scotch. Morgan sapeva soltanto una cosa: era meglio che Andrew non la vedesse in quello stato. Non era truccata, e i capelli erano un disastro. Sollevò una mano per sistemare una ciocca sulla fronte, e a quel punto vide qualcosa di sorprendente … La mia mano. E’ reale. E’ coperta di sangue. Vide la sua bocca, riflessa nello specchio, spalancarsi per lo shock. Poi, sollevò l’altra mano e si accorse che anche quella grondava sangue. Ebbe un istintivo moto di repulsione e si pulì le mani sui vestiti. Quando si accorse di quello che aveva fatto, ne rimase ancora più sconvolta: si era appena ripulita dal sangue sulla sua costosissima vestaglia di seta. Andrew si sarebbe infuriato, se lo avesse scoperto. Ma come poteva fare per ripulirsi in un altro modo? Si guardò intorno ed afferrò frettolosamente un asciugamano appeso accanto allo specchio. Mentre tentava di ripulirsi le mani, vide il monogramma … AF Era l’asciugamano di suo marito. Si sforzò di focalizzare la sua attenzione sull’ambiente … i costosi asciugamani monogrammati …. le luccicanti pareti dorate. Si trovava nel bagno del marito. Morgan sospirò, disperata. Già in passato, il suo girovagare notturno l’aveva condotta nella camera da letto del marito: sapeva che, se lo avesse svegliato, l’uomo avrebbe reagito male, perché si sarebbe sentito violato nella sua privacy. Non solo era entrata nella camera del marito ma l’aveva attraversata entrando nel bagno annesso. Rabbrividì. Le punizioni del marito erano sempre crudeli. Che cosa mi farà stavolta? pensò. Morgan scosse il capo, provando a scacciare la confusione. La testa le faceva molto male e aveva la nausea. Ovviamente, aveva preso troppi tranquillanti e, dopo, aveva bevuto molto … In quel momento vide che, non solo, aveva sporcato di sangue uno dei preziosi asciugamani di Andrew, ma aveva anche lasciato le impronte su tutto il piano del bagno. C’era sangue persino sul pavimento in marmo. Da dov’è venuto tutto questo sangue? si chiese. Una strana idea si formò nella sua mente … Ho tentato di uccidermi? Non riusciva a ricordare di averlo fatto, ma era una possibilità da considerare. Aveva considerato l’idea di suicidarsi più di una volta, da quando era sposata con Andrew. E, se fosse davvero morta per propria mano, non sarebbe stata la prima a farlo in questa casa. Mimi, la precedente moglie di Andrew, si era suicidata. Ed anche il di lui figlio, Kirk, soltanto lo scorso novembre. Quasi sorrise con amara ironia … Ho appena tentato di continuare la tradizione di famiglia? Indietreggiò, per guardarsi meglio. Tutto questo sangue … Non vide alcuna ferita. Perciò, da dove veniva il sangue? Voltandosi, notò che la porta che conduceva alla camera da letto di Andrew era spalancata. Lui è dentro? si chiese. Era rimasto addormentato per tutto il tempo, qualsiasi cosa fosse accaduta? Quella possibilità la lasciò sollevata. Se dormiva così profondamente, forse sarebbe riuscita a sgattaiolare via senza che si accorgesse della sua presenza lì. Poi, soffocò un gemito, realizzando che non sarebbe stato affatto facile. C’era ancora tutto quel sangue da gestire. Se Andrew fosse entrato in bagno ed avesse scoperto quella scena orribile, non avrebbe che potuto incolparla, in quale modo. Andava sempre a finire così. Il panico in lei aumentò; tentò di ripulire il piano con l’asciugamano. Ma si accorse che non serviva ad alcunché. Non stava facendo altro che spargere sangue ovunque. Avrebbe dovuto usare l’acqua per ripulire tutto. Fece per aprire il rubinetto ma si fermò in tempo: il suono dell’acqua avrebbe senz’altro svegliato Andrew. Pensò che, forse, avrebbe potuto chiudere la porta del bagno con molta delicatezza e, solo a quel punto, far scorrere l’acqua più silenziosamente possibile. Attraversò in punta di piedi l’enorme bagno, raggiungendo la porta. A quel punto, infilò con molta circospezione la testa nella camera da letto. Quello che vide la fece sobbalzare. Le luci erano soffuse, ma non c’era alcun dubbio: Andrew era disteso a letto, ricoperto di sangue. Anche le lenzuola ne erano impregnate. Vide delle macchie anche sulla moquette. Morgan si avvicinò precipitosamente al letto. Gli occhi del marito erano spalancati, cristallizzati in un’agghiacciante espressione di terrore. E’ morto, comprese. Non era lei ad essere morta, bensì Andrew. Si era suicidato? No, questo era impossibile. Andrew non provava altro che disprezzo per coloro che si toglievano la vita, inclusi sua moglie e suo figlio. “Le persone serie non lo facevano” aveva spesso detto. Ed Andrew si era sempre vantato di essere una persona seria, chiedendo spesso a Morgan … “Sei una persona seria?” Guardando con maggiore attenzione, vide che il corpo di Andrew presentava diverse ferite aperte su tutto il corpo. E, nascosto tra le lenzuola impregnate di sangue, sotto il corpo vide un grosso coltello da cucina. Chi può averlo fatto? Morgan si chiese. Poi, una calma strana ed euforica si impadronì di lei, quando comprese … Finalmente l’ho fatto. L’ho ucciso. L’aveva fatto nei suoi sogni molte volte. E, finalmente, aveva messo davvero in atto quell'idea. Sorrise e disse ad alta voce, rivolgendosi al cadavere… “Chi è una persona seria adesso?” Ma rimase consapevole di non potersi crogiolare in quella sensazione calda e piacevole. Un omicidio restava un omicidio, e sapeva di doverne affrontare le conseguenze. Non aveva paura e non si sentiva in colpa; provava un profondo senso di appagamento. Era stato un uomo orribile. Ed era morto. Qualunque cosa potesse succedere, ne era davvero valsa la pena. Prese il telefono accanto al letto con la mano appiccicosa e fece per digitare il 911 ma poi pensò … No. C’è qualcun altro che deve saperlo prima. Si trattava di una donna gentile, che si era mostrata preoccupata per il suo benessere un po’ di tempo fa. Prima di ogni altra cosa, doveva telefonare a quella donna e raccontarle che non avrebbe più dovuto preoccuparsi di Morgan. Finalmente tutto andava bene.

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