FRAMMENTI DI PASSATO Un amore impossibile
La donna camminava a passo spedito per le strade d’alabastro di Kring Threp, incurante degli angeli attorno a lei che parlottavano tra loro. Le candide ali piumate, in netto contrasto col nero corvino dei suoi lunghi capelli, ondeggiavano morbide al ritmo dei suoi passi. Stava per varcare i cancelli della città, quando una voce risuonò alle sue spalle.
“Adonathiel, aspetta!”
Una donna dai lunghi capelli biondi le stava correndo incontro e quando l’ebbe finalmente raggiunta si fermò a riprendere fiato.
“Non andare.” la supplicò prendendole le mani, ma l’altra le ritrasse con una smorfia. “Adonathiel, ti tengono d’occhio!” aggiunse a bassa voce guardandosi intorno.
“Buon per loro, si vede che non hanno di meglio da fare!” rispose con un’alzata di spalle.
“Sanno di te e di quel… quel…”
“Vampiro?” la anticipò con un sorrisetto e l’altra sgranò gli occhi allarmata prima di assicurarsi che nessuno le avesse sentite.
“Devi smetterla, lo sai cosa ti succederà se continuerai a vederlo!”
“Ma io non mi limito a vederlo, dovresti saperlo bene! E immagino lo sappiano anche loro se veramente ci tengono d’occhio!”
“Adonathiel…”
“Basta così!” sentenziò irremovibile.
La donna scosse la testa facendo ondeggiare i lunghi capelli dorati.
“Proprio non capisci, vero?” singhiozzò con le lacrime agli occhi.
“Capisco benissimo invece!” ribatté Adonathiel furente. “Capisco che questo è solo un ghetto abitato da creature ottuse che non comprendono che l’amore può nascere anche tra due razze completamente opposte! Se devo scegliere fra il suo amore e la mia vita allora scelgo il suo amore, perché è la mia vita, e se nemmeno tu riesci a capirlo, allora non abbiamo più niente da dirci!”
“Adonathiel, ti prego!”
L’angelo dai capelli corvini girò i tacchi e se ne andò senza voltarsi. Varcò i grandi cancelli dorati e sollevò il cappuccio della sua veste candida sul capo. Un istante dopo era sparita.
“Non sei riuscita a farle cambiare idea?”
L’altra donna scosse la testa con fare grave, prima di voltarsi verso il suo interlocutore.
“È irremovibile.” mormorò. “Cos’avrà poi quell’abbietto vampiro di tanto speciale? È solo un essere inferiore come tutti quelli della sua razza!”
“Ha scelto il suo destino.” sentenziò l’angelo congiungendo le mani sopra il medaglione sul suo petto.
“Però la caccerete e basta, non le farete del male, vero?” lo implorò la donna trattenendo a stento le lacrime.
Lei e Adonathiel erano sempre state grandi amiche fin dall’infanzia, avevano condiviso gioie, dolori e avventure, fino a quando non aveva cominciato ad andarsene nel regno degli umani e non aveva incontrato quel maledetto vampiro che l’aveva sicuramente soggiogata con qualche potere oscuro.
L’Anziano sorrise affabilmente.
“Non ti preoccupare, non le accadrà niente.”
“Adonathiel! Sei accusata di alto tradimento per esserti unita ad un’infima creatura delle tenebre, hai qualcosa da dire in tua difesa?”
Nel salone principale del Tribunale Celeste di Kring Threp si stava svolgendo un processo. La donna dai lunghi capelli corvini era al centro del salone, l’assemblea degli Anziani disposta a semicerchio di fronte a lei e gli abitanti di Kring Threp alle sue spalle. Portò una mano alla fronte con fare teatrale e finse di dover pensare alla risposta.
“Sono perfettamente d’accordo con quello che avete appena sentenziato, a parte l’infima creatura delle tenebre. Mi sono unita a lui di mia spontanea volontà senza essere stata plagiata o ammaliata, e non ne sono minimamente pentita. Se potessi lo farei di nuovo, anzi, lo farò, perché posso!” esclamò infine con un sorrisetto di sfida.
Gli angeli alle sue spalle cominciarono ad inveire contro di lei per la sua mancanza di rispetto né vergogna.
“Silenzio! Fate silenzio!” tuonò indignato l’angelo che presiedeva il processo. “La corte celeste ti dichiara colpevole. Sei bandita per sempre da Kring Threp e il tuo nome verrà cancellato!”
Si alzò di scatto dal suo seggio e puntò un dito contro l’accusata.
“Guardie, allontanate da questo luogo sacro quell’essere impuro!”
La donna venne trascinata a forza fuori dall’edificio fin nella piazza principale dove le vennero strappate le ali davanti alla folla, così che tutti potessero assistere alla sua caduta e vedere coi loro occhi cosa accadeva a coloro che infrangevano la più sacra delle leggi. Infine venne gettata fuori dai cancelli della città e lasciata precipitare nel regno degli umani che tanto amava.
La luna splendeva alta nel cielo, rischiarando la silenziosa foresta che si estendeva per ettari in ogni dove. I suoi timidi raggi non riuscivano però ad oltrepassare il fogliame, ammantando nell’oscurità l’ombra che correva silenziosa tra gli alberi. Non altrettanto silenziosi erano invece i suoi inseguitori che, armati di torce, cercavano inutilmente di raggiungerla. Dopo aver battuto la foresta centimetro per centimetro, tornarono al punto di incontro, ancora una volta a mani vuote.
“Dannazione!” imprecò uno di loro spegnendo la torcia nel letto di un fiume.
Un rumore ovattato alle spalle del drappello fece voltare l’uomo che sgranò gli occhi alla vista del nuovo arrivato.
“Perdonateci mio signore, sono riusciti a scappare di nuovo.”
Si inginocchiò al cospetto dell’angelo e solo in quel momento i suoi compagni si resero conto dell’arrivo dell’Anziano e si affrettarono ad inginocchiarsi a loro volta.
“È inammissibile!” tuonò l’angelo con voce carica di sdegno, il volto severo contratto in una smorfia. “Siete i migliori soldati dell’Ordine e ve li siete fatti sfuggire per l’ennesima volta! Dovrei strapparvi le ali come feci con lei!”
Il capo delle guardie abbassò la testa, mortificato.
“Quel vampiro è bravissimo a non lasciare tracce. Deve avere un qualche nascondiglio da queste parti o…”
“Non mi interessano le vostre scuse banali!” lo interruppe l’Anziano. “Siete degli incapaci! Mi ritrovo costretto ad affidare l’incarico ai Neri e ringraziate che mi limito solo a questo.” sibilò minaccioso prima di dispiegare le grandi ali bianche e sparire così com’era arrivato.
I soldati tirarono un sospiro di sollievo, per un attimo avevano temuto il peggio. Certo non erano felici che il compito passasse agli impuri, ma se non altro avevano ancora le ali attaccate alle scapole.
L’uomo dai lunghi capelli neri tirò un sospiro di sollievo. Si allontanò dall’ingresso del nascondiglio celato dal fogliame e si avvicinò alla donna al centro della stanza scavata nel terreno.
“Se ne sono andati.” sentenziò con voce pacata e bassa.
Poco era rimasto dell’antico splendore di Adonathiel, i lunghi capelli neri erano diventati color della cenere e la pelle candida aveva assunto un colorito quasi malato. Ma il sorriso che rivolse all’uomo risplendeva più di quanto le sue antiche ali non avessero mai fatto. Lui la strinse a sé con delicatezza, quasi temesse di farle del male.
“Non era questa la vita che ti avevo promesso.” mormorò accarezzandole dolcemente i capelli.
“No, è molto più movimentata!” ribatté lei con un sorrisetto.
Potevano averle strappato le ali, potevano averla bandita da Kring Threp e braccata da allora giorno e notte, ma non avevano spezzato il suo animo né intaccato il suo spirito.
L’uomo scosse la testa con un sorriso, prima di avvicinarsi insieme a lei alla culla vicino alla stuoia che fungeva da letto. Una bambina di appena qualche mese dormiva serenamente al suo interno, ignara dei pericoli che correvano lei e i suoi genitori. L’uomo la prese delicatamente in braccio, stando attento a non svegliarla.
“La figlia di un vampiro e un angelo. Non oso immaginare cosa potrebbero farle se la catturassero.” mormorò mentre i suoi occhi azzurri si velavano di preoccupazione.
Adonathiel gli accarezzò affettuosamente il volto pallido.
“Non ti preoccupare, Adam. Fino a quando resteremo untiti non riusciranno a farci del male.”
Il vampiro le sorrise, infine rimise la piccola nella sua culla.
“Domani cercherò di contattare di nuovo il clan di Larson, se riuscissimo a raggiungerli saremmo finalmente al sicuro.”
“È pericoloso allontanarci troppo dal nascondiglio.” ribatté Adonathiel scuotendo la testa.
“Non abbiamo altra scelta.”
“Adam, ti prego.”
“Ne abbiamo già parlato: non possiamo continuare così per sempre, prima o poi troveranno anche questo nascondiglio. L’ultima volta ci siamo salvati per miracolo, ora c’è la piccola Trish e non ho alcuna intenzione di metterla in pericolo!”
La donna abbassò il capo, sconfitta. Adam aveva ragione, ma ogni volta che si allontanava senza di lei per cercare il clan di Larson, l’ansia e l’apprensione attanagliavano il suo animo togliendole quasi il respiro. Il vampiro le prese il volto tra le mani e la costrinse a guardarlo.
“Andrà tutto bene, te lo prometto.” la rassicurò prima di baciarla.
Erano passati ormai diverse notti da quando Adam era partito alla ricerca degli altri vampiri. Adonathiel passava le giornate nell’angoscia camminando avanti e indietro e mordicchiandosi le unghie. Non era più uscita da quando il vampiro se n’era andato e le scorte di cibo cominciavano a scarseggiare. Senza contare che la piccola Trish, solitamente pacifica e tranquilla, scoppiava a piangere di continuo ed era sempre più difficile calmarla.
Cosa doveva fare? Non poteva restare segregata là sotto per sempre, ma temeva di lasciare tracce indelebili che avrebbero condotto gli angeli al nascondiglio, o peggio ancora di finire nelle loro grinfie.
Un fruscio impercettibile giunse dall’esterno. La donna si fermò di colpo e si mise in ascolto, trattenendo perfino il respiro. Adam era finalmente tornato, oppure…
La copertura di foglie e rami venne sradicata di colpo e un drappello di uomini fece irruzione nel nascondiglio sotterraneo. Adonathiel indietreggiò spaventata e inciampò cadendo a terra.
Le armate celesti.
Uno di loro avanzò verso di lei, entrando così nel cono di luce delle candele. La donna sgranò gli occhi alla vista del suo abbigliamento inconsueto. Non era un angelo bianco, era uno di loro.
Il trambusto svegliò la piccola Trish che proruppe in un pianto cristallino. Gli aggressori spostarono la loro attenzione sulla culla, come se quell’interruzione avesse cambiato le loro priorità. Adonathiel si alzò di scatto e corse a prendere la bambina in braccio.
“Non vi permetterò di farle del male!”
Rovesciò l’otre vicino alla culla e lanciò una delle torce sulla macchia d’olio che si stava allargando sul terreno. Le fiamme divamparono immediatamente, formando un muro di fuoco tra lei e gli assalitori. Corse verso l’uscita di emergenza che lei e Adam avevano preparato all’occorrenza, ma un boomerang d’acciaio attraversò le fiamme e la centrò alla schiena passandola da parte a parte. Si accasciò a terra senza nemmeno un lamento, schiacciando la bambina col suo corpo.
Gli assalitori domarono in breve l’incendio per poi avvicinarsi alla donna. Il possessore dell’arma la estrasse dal corpo della sua vittima, prima di rivoltarla e assicurarsi che fosse davvero morta. Anche la bambina taceva, riversa in una pozza di sangue.
“Qui abbiamo finito.” sentenziò gelido ripulendo il boomerang sulla veste della donna per poi rialzarsi.
“Non ci avevano parlato di una bambina.” protestò uno degli assalitori.
“Poco male.” sbuffò l’altro con un’alzata di spalle. “Non sarebbe vissuta comunque senza i genitori, le abbiamo risparmiato l’agonia di una morte per inedia.”
Uscirono dal nascondiglio e raggiunsero in breve tempo il limitare della foresta. Quando dispiegarono le ali piumate per librarsi in cielo, queste non rilucevano di un bianco candido, al contrario: erano del colore delle tenebre che li circondavano. Le stesse tenebre che salvarono la piccola Trish da morte certa.