Quando Archie l’aveva saputo, non era riuscito a trattenere la propria soddisfazione nel vedere confermati, in modo così autorevole, i sospetti del Trio e aveva inscenato un balletto sfrenato di gioia, guadagnandosi la malcelata espressione di biasimo di Astrea e il sorriso divertito di Ares. Nel loro primo incontro, avendo trovato interessante l’idea di Sinclair e colleghi di seguire l’odore dei soldi, Jeff e Shirley avevano ampliato le loro verifiche ai collegamenti tra Dicastro e Kofrel. Non era ancora emerso nulla di rilevante, ma avrebbero proseguito in quella direzione. Da ultimo, sempre a proposito di denaro, Jim e Eve, oltre a confermare i sospetti dei due cronisti Lumen, avevano raccomandato ad Astrea di far ritirare la procura a Trick&Gamble, in quanto le voci che giravano sulla solidità e affidabilità dello studio lasciavano più di qualche ombra di dubbio. Subito informato, Archie ci aveva messo un bel po’ a convincere Sidney e Chris che poi, più per il quieto vivere che per altro, avevano ceduto alle sue insistenze, promettendo di provvedere quanto prima.
Pervinca, era il colore dell’ultimo gruppo di foglietti. Ares ne sfiorò la superficie con la punta delle dita, assorto, e venne scosso da un fremito. Le notizie più importanti in assoluto arrivavano proprio dalla sua amata. Nel paio di giorni in cui era rimasta sola al Dicastro, mettendo da parte prudenza e scrupoli, Astrea era andata a caccia.
“No! Assolutamente, no!” aveva immediatamente dissentito, non appena lei gli aveva accennato la sua idea.
“Ma, Ares, non correrei alcun pericolo.”
“No e poi no!”
“Ma Ares ...”
“NO!!” Era stata la sua ultima parola. Lei gli aveva messo il broncio e lui aveva cambiato tattica. “Astrea, ti prego, non farlo. Può essere pericoloso! Non ti ho regalato quel bracciale perché ti mettessi nei guai. Amore, ti scongiuro ...”
“Non farmi pentire di avertelo detto ... prima.” aveva replicato lei, sostenuta.
“Ma Astrea ...”
“E poi tu lo fai sempre, perché per me dovrebbe essere diverso?” aveva protestato, piccata.
“Per favore, ti supplico ...”
“Stai tranquillo, tesoro. Non mi capiterà niente. Starò attenta.” l’aveva rassicurato con voce morbida e suadente, avvicinandosi allo Specchio e dandogli un bacio.
Infine, lui si era arreso con la morte nel cuore. “Fammi sapere subito. Appena esci di lì. Ti prego.”
“Sì, amore. Ti chiamerò immediatamente. Non preoccuparti. Andrà tutto bene.”
Gli aveva dato un altro bacio e poi aveva chiuso la comunicazione.
Doveva trattarsi di un’unica spedizione e invece ...
Quando era finalmente riuscito a parlare con lei, al suo rientro da LumenLondon assieme agli altri, gli erano venuti i brividi. Non le aveva, però, detto nulla. Un po’, perché si sentiva responsabile per averle dato innumerevoli esempi da non seguire e un po’, perché lei sembrava così euforica mentre gli raccontava le sue prodezze, che non se l’era sentita di smorzare il suo entusiasmo.
“Oh Ares! Devo ammettere che ... Non dovrei dirtelo, se no chissà cosa farai ...” Una sua occhiata di sbieco l’aveva convinta a continuare senza indugi. “Sì, insomma ... È stato così ... ehm eccitante!” aveva ammesso in visibilio, affrettandosi a precisare. “Oh, ma non ho continuato per quello! Voglio dire, c’erano dei buoni motivi. Ottimi motivi!”
In effetti, aveva ragione. Il suo era stato indubbiamente il bottino più cospicuo di tutti. Astrea aveva prima controllato l’ufficio di Tanner, trovando altre carte simili a quelle descritte da Tib&Tuc. Non si capiva di cosa si potesse trattare, ma di certo era qualcosa di grosso. Le informazioni più importanti, e gravi, le aveva tuttavia recuperate negli uffici degli assistenti di Barbara Steele e negli archivi direttivi dei Defensores. Da quanto aveva raccolto emergeva con grande evidenza, che fosse in corso un’azione investigativa su vasta scala che coinvolgeva anche altre Circoscrizioni, sicuramente LumenFrance, alcuni paesi del Nord Europa e LumenIndia.
L’operazione era chiamata Mangus e l’oggetto delle indagini erano Lumen dai nomi ambigui e, forse, anche associazioni occulte. Quella che sembrava più importante, almeno a giudicare dalle numerose volte in cui il suo nome ricorreva in tutti i dossier, si chiamava Anguifer. Gli altri nomi che aveva trovato erano Bhytis, Anguys, Helapids, Adderis e Notechis. Astrea aveva avuto unicamente il tempo di prendere poche note, facendosi solo un’idea generale. Si era sinceramente rammaricata di non aver avuto prima la brillante idea di utilizzare il bracciale che le aveva donato, mentre lui, senza farsi accorgere, aveva tirato un profondo respiro di sollievo, ringraziando mentalmente il cielo che lei non ci avesse pensato. Quanto aveva scoperto era già di grande importanza e abbastanza grave, senza ulteriori dettagli. Lei si era anche dispiaciuta di non aver potuto approfondire le notizie raccolte con Mira e gli altri, non avendo potuto trovare una scusa plausibile che ne giustificasse il possesso. Ne avevano parlato con Archie, ma avevano preferito non far parola ad altri né di quella, né delle altre scoperte fatte grazie a manufatti che Ares voleva tenere riservati, soprattutto della particolarità di Nevido della quale nessuno era al corrente, neppure il loro amico. Quelle notizie avevano decisamente allarmato il riccioluto ragazzo, tanto che lui si era un po’ pentito di averlo informato, sebbene lei fosse del parere che Archie fosse solo terrorizzato per gli imminenti esami.
Ares depose i mazzetti colorati sul tavolino di fronte al divano e si lasciò andare sullo schienale, buttando indietro la testa e sospirando profondamente. Sentì Astrea avvicinarsi e, tenendo gli occhi chiusi, ne accettò il tenero bacio che ricambiò con crescente trasporto.
“Mi sento così ... inutile.” mormorò afflitto, scostandosi appena da lei.
“Ma cosa dici?” si sbalordì lei in fretta, dandogli un altro bacio appassionato. Poi, mentre gli teneva il viso tra le mani, concordò. “No, hai ragione. Anch’io mi sento molto frustrata a non poter far niente chiusa qua dentro.”
Si sorprese, subito preoccupandosi che quelle trasgressioni avessero potuto nuocerle più di quanto avesse immaginato.
“Ti capisco, sai? Abbiamo così tanto in mano, ma in definitiva non sappiamo ... ehm poi molto.” Un istante dopo, però, aggiunse con ritrovato entusiasmo. “Ma sono certa ... certissima che presto, molto presto ne verremo a capo”
La fissò negli occhi e venne invaso da un’ondata di speranza. “Amore mio! Cosa farei senza di te?”
Astrea alzò un sopracciglio e gli scoccò un’occhiata maliziosa che lui colse al volo per esprimerle tutta la sua gratitudine. Le sue manifestazioni di riconoscenza vennero interrotte sul più bello da un segnale inequivocabile, che Ares era deciso a ignorare, almeno per un po’, se non fosse stato che pochi istanti dopo, ne arrivò un altro, e poi un altro ancora. Si era rassegnato a dar retta a chi lo chiamava così insistentemente, quando arrivò un quarto avviso. Astrea prese il suo orologio da tasca, mentre lui volgeva lo sguardo al proprio. Non appena videro i rispettivi quadranti, si guardarono in faccia sbigottiti. Non si trattava della stessa persona che aveva chiamato più volte, ma di quattro diverse: i Senatores delle Familiae. E tutti mandavano lo stesso messaggio.
Ares e Astrea arrivarono trafelati alla Sala del Consiglio, luogo eletto delle loro riunioni, dove trovarono Jason, Cyril, Crispin e Archie visibilmente allarmati e agitatissimi. Non appena varcarono la soglia, i quattro Senatores si precipitarono verso di loro parlando tutti insieme. Ci vollero parecchi minuti prima che loro riuscissero a calmare i compagni, facendosi raccontare cosa li preoccupava tanto. E ne avevano ben donde.
Pressoché in contemporanea, studenti di diversi anni delle quattro Familiae avevano dato in escandescenze, senza alcun motivo e, quel che era peggio, avevano lanciato degli incanti di attacco contro compagni che stavano loro vicini e che non avevano fatto assolutamente niente. I giovani aggressori erano stati fermati da altri studenti, che avevano poi chiamato i Senatores. Mentre Gloria, Dulcie, Hyppolite e Cathy accompagnavano assalitori e assaliti in Infermeria, gli altri Senatores avevano riportato la calma nei rispettivi Tablina e quindi li avevano avvertiti. Ognuno senza avere la benché minima idea che la stessa cosa si stesse replicando nelle altre Case. Lo avevano scoperto solo incontrandosi nella Sala e questo li aveva ulteriormente spaventati. Anche Jason – che non era tipo da turbarsi facilmente, Ares l’aveva visto sconvolto solo quando si era misurato con Umbra – era sul serio impaurito. Cyril, sempre all’altezza in ogni situazione con il suo solito aplomb, era cadaverico e non solo nel colorito assente del volto. Crispin era quasi in preda al panico e Archie aveva lineamenti tanto contratti da essere irriconoscibile.
Ares li invitò a tornare alle rispettive Case, dove la loro presenza era di sicuro necessaria e si diresse spedito all’Infermeria con Astrea.
“No, mi dispiace, Ares. Dai primi accertamenti non è emerso nulla. Abbiamo somministrato una forte pozione sedativa a tutti e adesso riposano tranquilli. Li teniamo sotto osservazione e faremo degli altri esami. Vi terremo al corrente, non appena emergerà qualcosa. ” li informò Heather, che pareva stanca e preoccupata.
Mentre si recavano a Casa Aestas, per la via più lunga, Astrea verificò con voce tesa. “Non pensi che sia il caso di riferire al Praesidens quanto sappiamo?”
Se lo aspettava.
“Almeno gli ultimi avvistamenti.” incalzò lei, al suo silenzio.
Lui stava riflettendo sul da farsi da quando aveva saputo cosa si era verificato. Sapeva che Astrea aveva ragione, ma qualcosa gli diceva che era meglio aspettare ancora un po’. La sua coscienza lo stava sottoponendo a un fuoco di fila di domande implacabili. Un po’ … quanto? E cosa si aspettava sarebbe accaduto in quel po’? Non era forse più onesto ammettere, almeno con se stesso, che temeva le reazioni di Yolhair dal quale si aspettava, se non una punizione, il sicuro biasimo? E non era forse proprio la delusa disapprovazione del suo Mentore che voleva evitare, rimandando all’infinito l’inevitabile confessione? Quella di aver trasgredito ai suoi ordini, trascurato le sue esortazioni, mettendo addirittura in pericolo i suoi compagni. E se quanto era accaduto a quegli allievi fosse stato in qualche modo collegato con Umbra?
Astrea si strinse a lui e, alla prima rientranza nel corridoio, lo prese in disparte. Lo abbracciò e baciò con così tanto calore da riuscire a sedare i suoi crucci.
“Qualsiasi cosa tu decida, sarò al tuo fianco.” gli assicurò, fissandolo intensamente, mentre teneva il suo viso tra le mani. “Sarò sempre con te. In qualsiasi momento, in ogni circostanza. So che agirai sempre per il meglio.”
Gli diede un altro bacio e lui si sentì di nuovo in pace.
Nonostante gli appelli di Ares – che aveva pregato i Senatores di tranquillizzare gli studenti che avevano assistito alle aggressioni, oltre a raccomandare di tenere la cosa circoscritta – sembrava che proprio nella sua Familia le sue parole non avessero avuto effetto. Almeno, non quello sperato.
Nel Tablinum Estivo regnava una confusione mai vista. Vanessa e Pamela erano in balia di una crisi isterica, mentre Horatio e Dulcie cercavano invano di rassicurarle. Tib&Tuc discutevano animatamente con Stu’, Nancy e Wilma. Eric stava confortando Cheryl, parecchio scossa. Molti altri studenti di vari anni erano riuniti in capannelli e parlottavano. In un angolo appartato del vasto ambiente, Calvin stava litigando pesantemente con Evan. Quella era l’unica reazione non collegata a quanto accaduto. I rapporti tra i due fratelli erano talmente deteriorati da non perdere mai occasione per arrivare ai ferri corti. Non appena Ares e Astrea giunsero nel salone, i presenti via via ammutolirono, avvicinandosi cauti a loro. Lui li informò che Natalie e Peter avevano riportato solo lievi ferite e sarebbero stati dimessi in un paio di giorni, riferendo poi che Gideon e Keith, i loro aggressori, stavano bene e che tutto era sotto controllo. A breve si sarebbe saputo di più sulle cause di quell’incidente. Concluse, invitando tutti alla calma e al senso di responsabilità per non allarmare inutilmente altri compagni, soprattutto in un momento cruciale per molti di loro, che dovevano affrontare esami impegnativi. Tutti parvero quietarsi e dopo poco si ritirarono via via ai rispettivi piani, dove Ares e Astrea man mano si fermarono per accertarsi che tutti andassero a riposare.