Adesso ero in trappola, alle dipendenze del Rettorio e nelle mani di un tizio che si divertiva a farmi male. Avrei dovuto essere disperata, ma in realtà quella mattina mi sentivo piuttosto bene. Continuavo a provare un dolore sordo per Lagoon, ma cercavo di non pensarci. Con il tempo sarebbe svanito. Forse, con il tempo, Sabrage mi avrebbe lasciato più autonomia. Non era privo di umanità come avevo pensato all’inizio. Era sadico, ma esercitava il suo sadismo in modo del tutto consapevole, deliberato. Per lo più era una specie di recita molto realistica. Non ero sicura di potermene tirare fuori, ma, in completa onestà, non ero nemmeno sicura di volermene tirare fuori. Ripensai a quando, la sera prima, avevo accusato Sabrage di avere manipolato i miei pensieri. La sua espressione... il