4. Sbattei le palpebre, confusa. Qualcuno mi stava sfilando un ago dal braccio. Una lingua che mi leccava in quel punto. Emisi un grugnito di fastidio. Adrian, completamente vestito, si sedette sul bordo del suo letto tondo. «Che cavolo è successo?» chiesi. «Ti ho bevuta quasi tutta» disse lui, più divertito che pentito. Socchiusi gli occhi. Quella stanza era troppo luminosa. Mi alzai sui gomiti. Stavo bene. Stavo più che bene. Stavo davvero magnificamente. Mi sentivo forte e piena di energia. «Mi hai fatto una trasfusione?» chiesi, allucinata. «Già». Mi misi a sedere e mi grattai la nuca, ancora mezza addormentata. «Giusto, perché non bevi il sangue delle banche del sangue?». Sbadigliai. «No, lo so. Quelle sostanze di cui parlavi. Non