Quando hai pianificato tutto nella vita, sai che qualcosa può sempre andare storto. Perché se una cosa mi è chiara, è che le cose non vanno mai come ti aspetti. Finisci il liceo, ottieni una borsa di studio per studiare all'estero o vai in una delle migliori università di Brooklyn con i tuoi migliori amici; finire la laurea, avere soldi, una casa, una vita...
Ma all'improvviso qualcosa va storto, si accende quell'interruttore che deve rovinare tutto, quel dannato interruttore. E non sai più cosa fare. Sei perso e senza meta, hai perso l'ancora che reggeva tutto, il tuo punto di appoggio, e vuoi solo tornare indietro...
Sono passate due settimane da quando ho saputo della sua perdita... Solo due settimane e sembrano anni. Ma non posso rimanere permanentemente sotto shock. Mio padre mi ha sempre insegnato che devo andare avanti nonostante tutto, e ora più che mai non lo deluderò.
-Tesoro, mancano quindici minuti all'inizio del liceo. - Mia madre mi guarda dallo stipite della mia stanza con compassione negli occhi. Tengo tra le mani la collana d'argento di Alison, quella che portava sempre con una piccola margherita che penzolava. Adorava quegli stupidi fiori.
Mi guardo allo specchietto sul comò, dal mio aspetto si vede che non dormo da giorni, ho gli incubi da quando ho recuperato il ricordo dell'incidente.
-Lo fissi? -Chiedo a mia madre, togliendole i capelli per non renderle difficile. Lo fa e mi regala un sorriso materno, che mi fa sentire come se non fossi solo e mi dà abbastanza forza.
-Stai bene?- mi chiede cautamente. Annuisco e tocco la sua mano appoggiata sulla mia spalla da lei, ricambiando il suo sorriso.
-Dammi un minuto.
Lascia la mia stanza e ne approfitto per versare le lacrime che stava trattenendo, ma le asciugo velocemente.
-Non piangerai. -Mi dico.- Nuovo giorno, nuova vita.
(...)
Saluto mia madre con un gesto della mano prima di entrare nel portone dell'istituto. Non appena entro, la gente comincia a mormorare cose, e tutti gli occhi sono puntati su di me.
È solo il primo giorno di liceo, (almeno per me, visto che sono dovuto entrare più tardi del dovuto) e voglio già che il corso finisca, benissimo. Questo doveva essere il nostro ultimo anno qui, doveva essere speciale.
Vado alla lavagna e guardo il mio programma, poi vado al botteghino per organizzare i miei libri.
Tutti hanno insistito sul fatto che mi prendessi il mio tempo per tornare, ma ho preso una decisione e mi concentrerò completamente su di essa.
Devo andare avanti con la mia vita. Vai avanti.
-Hai un aspetto orribile- Sento una voce stridula e fastidiosa dietro di me.
-Cosa vuoi, Cara? -Metto i libri nello zaino e chiudo sbattendo l'armadietto.
- Sono passato solo per salutarti. Non devi parlarmi così.- Le sue lunghe ciglia finte svolazzano e mi fa un sorriso finto, proprio come lei.
-Sono appena entrato e ho già voglia di andarmene. Non ti stanchi di disturbare?- Appendo lo zaino in spalla e mi incammino verso l'aula di latino.
-Eh, calmati- dice ridendo mentre cammina spudoratamente muovendo i fianchi dietro di me- Vedo che oggi sei di cattivo umore.
-Non hai nemmeno un po' di empatia?- chiedo retoricamente.
Perché so di no, lei non ce l'ha.
Sto in mezzo al corridoio e la guardo con il volto di pochi amici, desideroso di sapere perché mi segue. Lei sussulta sorpresa.
-Oh, non mi ricordavo... quanto sono confuso, per favore. lei -poi mi mette una mano sulla spalla- mi dispiace di non averti trattato bene perché la tua migliore amica sovrappeso è morta in un incidente d'auto. -poi si mette l'altra mano sul cuore, imbronciata. Sono sbalordito.- Tre mesi fa. aggiunge dopo.
Senza ulteriori rimpianti, alzo il pugno e lo colpisco dritto sul ponte del naso. Si butta indietro offesa e sussulta e poi cerca di afferrarmi per i capelli, ma io la schivo e le do una chiave che la fa cadere a terra e atterrare sul viso.
Non avevo intenzione di buttare via tanti anni di boxe e ancor meno per questa persona, dovevi approfittarne e questa era l'occasione perfetta.
-Parla ancora di Alison e quello che ti ho fatto ti sembreranno carezze. sbotta mentre- mi alzo e scuoto i jeans.
La verità è che i suoi capelli neri perfettamente stirati hanno un aspetto migliore a livello del suolo.
Le persone che avevano formato un piccolo cerchio intorno a noi si sparpagliano per lasciarmi passare sussurrando ed emettendo suoni esclamativi.
-Bestia! Animale!- lo sento urlare dietro di me. Allontano il dito medio da lui e non gli do attenzione.
Signore e signori, questa è la nuova Lailah Gazt.
Quando trovo l'aula di latino, cerco qualcuno che conosco a cui sedersi accanto. Voglio solo dimenticare quello che è appena successo e concentrarmi sulle lezioni.
La verità è che li conosco quasi tutti, ma non parlo mai con loro. Vedo Derek, uno dei ragazzi che mi ha invitato al ballo, alla fine della lezione, con un posto libero accanto a lui, quindi vado lì.
-Ciao- Ti saluto gentilmente.
Mi sorride un po' a disagio. Poi sembra che mi chiederà qualcosa, ma non dice niente. Tiro fuori il libro e la custodia e li metto sul tavolo. Alla fine parla.
-Sai, all'inizio stavo per chiederti come è andata l'estate ma poi ci ho ripensato e mi sono detto, che idiota sei Derek, non puoi chiederlo. E poi ci ho ripensato e mi sono reso conto che non gli ho nemmeno fatto le condoglianze- lui si ferma e mi mette una mano sulla spalla- Quindi mi dispiace tanto Lailah se hai bisogno di qualcosa, eccomi.
-Grazie Derek- gli sorrido- È un tuo dettaglio, scusami anche a me - Mi fermo. Sembra quasi di aver memorizzato queste parole in queste ultime due settimane. Sospiro e lo guardo di nuovo. Derek è piuttosto attraente, i suoi occhi verdi contrastano con la sua carnagione scura ei suoi capelli scuri.- Com'è stata la tua estate? Gli chiedo di cambiare argomento.
-Abbastanza bene, ho conosciuto una ragazza e la verità è che...
Stava per continuare a parlare quando l'insegnante entra in classe e inizia con il programma, interrompendolo. Siamo tutti zitti e abbiamo iniziato a partecipare. Sono fortunato che abbiamo già trattato questo argomento l'anno scorso perché avevo paura di perdermi molto in classe. Quando suona il campanello saluto Derek e esco dalla porta per parlare di letteratura avanzata quando incontro Jason lungo la strada.
-Ehi, Lailah! - Mi saluta mentre si avvicina. La verità è che aveva paura della sua reazione quando mi ha visto. L'ultima volta che l'ho visto è stato in ospedale. Non sapevo se tutto sarebbe rimasto uguale tra di noi o mi avrebbe ignorato e avrebbe trovato nuovi amici- Sei tornato al liceo?- Mi chiede, passandomi un braccio sulla spalla, con un sorriso.
Sembra che tutto rimanga come ai vecchi tempi.
-No, quello che vedi è un prodotto della tua immaginazione- rispose ironico.
-OK OK. -risponde facendo un gesto con le mani, rinunciando. Rido.- Hai sentito che Cara Styles è stata picchiata?
-Che sta andando, non lo sapevo. - Distolgo lo sguardo e poi la porto a terra, evitando la sua.
-No... non dirmi che eri tu. Annuisco leggermente con la testa.
-È così brutto?
- Oddio, piccolino!- esclama prendendomi sottobraccio e sollevandomi in aria mentre mi fa un giro- Sono orgoglioso di te. -Roteo gli occhi al cielo.- E perché l'hai colpito, se puoi dirlo
-Beh... diciamo che ha incasinato chi non avrebbe dovuto.
-Così parla. -poi urta la sua mano con la mia.- Anche se non credo che dovresti essere così felice.
-Come mai?
In questo, l'annuncio che suona quando qualcosa sta per essere annunciato attraverso il megafono dell'istituto si sente dall'altra parte della sala.
"Lailah Gazt, vai nell'ufficio del preside"
Alzo gli occhi al soffitto con una faccia infastidita e Jason mi guarda.
-Perché il nuovo direttore è suo padre.
Non scopare con me
Nervosamente, mi dirigo laggiù mentre gli studenti che impiegano più tempo per entrare in classe stanno già entrando, e quando chiudo la porta dell'ufficio vedo Cara seduta su un lato della sedia dove è seduto suo padre, con il naso incasinato.
-Buongiorno signorina Gozt Si sieda.- mi dice. Obbedisco e incrocio le braccia. Cara mi lancia uno sguardo di superiorità, ma poi mi ricordo che il suo naso è viola e gonfio, quindi mi incazzo un po', penso che sappia già perché è qui.
- Non è stato così male...- Cerco di difendermi.
Cara si finge offesa e si indica il naso con l'indice. Non posso fare a meno di sembrare disgustato nel vedere la sua unghia finta alla fosforite. È molto lungo.
-Cara, vai in classe- gli ordina il padre con tono autoritario.
- Ma...- cerca di lamentarsi.
-In classe, ho detto. -Prende a calci il pavimento con il tallone in modalità protesta e se ne va.
Il regista mi fissa.
-So come è mia figlia e so che se le hai fatto questo, avrai le tue ragioni.
- Io...- alza una mano, indicando che non ha ancora finito di parlare, quindi sto zitto.
-Forse dovresti prenderti più tempo per riposare e liberarti prima di tornare. Data la tua situazione, non so se tanto stress scolastico ti aiuterà così presto...
-Sì, molti direttori me l'hanno già detto, ma ho preso una decisione e la realizzerò. Non sto perdendo altro tempo a studiare e preferisco concentrarmi su questo piuttosto che sui miei problemi, se non ti dispiace.
Annuisce con la testa in segno di assenso.
-Va bene, ma capirà che ci devono essere conseguenze dovute al suo comportamento. Ho borbottato un suono di assenso- Devi rimanere oggi dopo la lezione nella stanza delle punizioni.
-Va bene.
-Spero che non ripeta quello che è successo oggi, non vorrei dovergli dare un'altra punizione che macchia la sua cartella- Detto questo, può ritirarsi.
-Grazie direttore.- dico con voce da brava ragazza. Poi chiudo la porta dell'ufficio e decido di aspettare la prossima lezione perché non posso entrare quando è in corso da tanto tempo.
Mi siedo per terra nel corridoio proprio sotto il mio armadietto. Poi vedo Cara in lontananza che discute con qualcuno. È un ragazzo molto alto ma non lo vedo bene perché è voltato di spalle.
Cara prende a calci per terra come lei ogni volta che si arrabbia e poi si gira verso di me, il ragazzo torna comunque nella stanza di letteratura.
-Questo non finisce qui, Lailah Gozt- mormora passandomi con tono minaccioso- Ti ricorderai di me.
-Hai qualcosa sul naso! - esclamò alle sue spalle, riferendosi al cerotto bianco che gli ha attaccato, che sicuramente era stato messo in infermeria.
Allora sospiro.
Non sarà lo stesso senza di te, Alison.