9. «Non ti ho fatto male?» fu la sua domanda seguente. Rotolò da un lato, ancora col fiatone. «Chi se ne frega. Faremo piano un’altra volta» dissi io. Mi stiracchiai, languida e soddisfatta. E lo confermo: là dietro mi bruciava come l’inferno, ma ci sono volte in cui qualche conseguenza è inevitabile. Non ero più un’impressionabile campagnola sul sedile di un’auto parcheggiata dietro a un cespuglio. Riley accese la luce sul comodino. Seguì i miei movimenti con gli occhi pieni di desiderio. «Sei una bellezza. Sei proprio una bellezza e non so se sentirmi in colpa o farti di nuovo il culo appena ci riesco». Ma per il momento andò in bagno a darsi una lavata, mentre io mi coprivo di nuovo con il piumino. Mi sentivo assonnata e felice, come dopo aver mangiato a crepapelle e essermi conces
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