13 GUS «Che cazzo hai fatto?» chiesi a Poe. Il corgi del signor Monroe era l’ultimo paziente di quella giornata e chiudemmo la porta a chiave alle sue spalle. Finalmente era tutto tranquillo. Miele mi stava fissando, la testa piegata di lato. I raggi x non avevano mostrato alcun problema, il che era ciò che avevamo pensato, ma era possibile che se quel tizio l’avesse colpita nel modo giusto, avrebbe potuto rompersi un dente. Avremmo dovuto controllare che non avesse degli ascessi, ma sembrava stare bene. Si sentiva un po’ sola senza Parker, ma chi non lo faceva? Era la prima volta che riuscivamo a mettere all’angolo Poe, visto quanto era stato impegnativo quel pomeriggio. Allora, però, ci raccontò che cosa aveva fatto – cosa avesse detto – ed io fui pronto ad ucciderlo. Poe si passò