Capitolo III Caswall di Castra Regis
Mr Salton era persona mattiniera ma, per quanto si fosse svegliato presto il giorno successivo e per quanto ci fosse una scusa per non prolungare il riposo nel costante cigolio dei motori di carico della nave, al risveglio sorprese Adam disteso sull’altra stuoia intento a fissarlo. Il giovane gli aveva lasciato il divano, occupando il materasso più basso. Il vecchio, nonostante si mantenesse in esercizio e fosse ancora in forze, era stanco a causa del viaggio del giorno precedente e della lunga e densa chiacchierata che lo aveva seguito. Era quindi lieto di rimanere disteso e riposare il corpo, mentre la mente era impegnata a immagazzinare tutto quanto poteva dei dintorni. Anche Adam, date le abitudini pastorali con le quali era cresciuto, si svegliò all’alba, se non prima, ed era pronto a iniziare la giornata in qualsiasi momento il compagno lo desiderasse. Non c’è da meravigliarsi quindi se, nel momento in cui realizzarono entrambi di essere in attesa dello stesso segnale, si alzarono all’unisono e cominciarono a vestirsi. Il valletto aveva preparato una colazione anticipata, come richiesto la sera precedente e in poco tempo i due sbarcarono in cerca della carrozza.
Guidati dal segretario, che li attendeva ai moli, zio e nipote raggiunsero la vettura. Mr Salton ne indicò con orgoglio al giovane compagno la comodità e l’adattabilità a ogni tipo di viaggio. Adam si trovò ad ammirare una sorta di calesse a due posti, di eccellente fattura e con tutte le modifiche necessarie per mantenere un’andatura sostenuta in sicurezza, alla quale erano attaccati quattro splendidi cavalli, con un cocchiere per ogni coppia.
«Guarda tu stesso» disse fiero il vecchio «è dotata di tutte le necessità per un viaggio comodo. Silenzio e isolamento ma anche velocità. Niente ostacola la vista dei viaggiatori e nessuno sarebbe in grado di origliare una conversazione. Ho usato questo calesse per un quarto di secolo e non ne ho mai visto un altro più adatto al viaggio. Lo scoprirai tu stesso tra poco. Stiamo per attraversare il cuore dell’Inghilterra e durante il viaggio ti racconterò quello di cui volevo parlarti la scorsa notte. La nostra strada toccherà Salisbury, Bath, Bristol, Cheltenham, Worchester, Stafford e infine, casa».
Il viaggio iniziò nel silenzio, con Adam a sgranare gli occhi fino a farli sembrare la parte più grande di lui nel tentativo di abbracciare l’intero orizzonte. Poi chiese: «Signore, il nostro viaggio ha forse qualcosa a che fare con quanto stavate per dirmi ieri sera?»
«Non direttamente, ma indirettamente, tutto quanto».
«Non vorreste dirmelo adesso? Nessuno sarebbe in grado di origliare. Se qualcosa vi costringesse a bloccarvi, interrompetevi pure. Capirò».
Il vecchio Salton rispose: «Cominciamo dall’inizio, Adam. Il tuo saggio sui «Romani in Britannia» mi ha fatto pensare – oltre a dirmi dove ti trovavi. Ti ho scritto subito e ti ho chiesto di tornare a casa perché ho capito che, se eri appassionato di storia – come pareva ovvio – questo era il posto in cui ti saresti dovuto trovare, oltre a essere il tuo luogo d’origine. Se sei stato capace d’imparare così tanto sulla storia dei Romani in Britannia quando vivevi nell’Australia Occidentale, dove non possono esservi loro testimonianze, allora mi domando cosa saresti capace di fare se i tuoi studi avvenissero sul territorio. Ci dirigiamo nel cuore dell’antico regno di Mercia, dove restano tracce delle varie popolazioni che avrebbero poi composto la Bretagna».
Dopo una breve pausa, Adam disse: «Immaginavo aveste qualche altra ragione più definita, più personale per farmi fretta. Dopo tutto, la storia può attendere, tranne quando avviene».
«Hai indovinato, ragazzo mio, avevo un motivo. Volevo tu fossi qui quando un evento piuttosto importante della nostra storia locale si sarebbe verificato».
«Di cosa si tratta, se posso chiedere, signore?»
«Certo, il feudatario di questa parte del paese – di diverse contee – è sulla via di casa e ci sarà una grande festa di benvenuto a cui potresti desiderare di partecipare. È un evento di grande importanza perché per oltre un secolo i diversi proprietari che si sono succeduti – con l’eccezione di un breve periodo – hanno vissuto all’estero».
«Per quale motivo, se posso ancora chiedere, signore?»
«Ma ovvio, è la ragione per cui ho sperato potessi essere qui, perché potessi imparare. Abbiamo una lunga parte di viaggio senza nulla da segnalare fino a Salisbury, quindi farei meglio a cominciare adesso.
«La grande casa patronale di questa parte del paese è Castra Regis, il seggio della famiglia Caswall. L’ultimo proprietario a vivere qui fu Edgar Caswall, pro-pro-pro-zio dell’uomo che sta per arrivare qui, ed è stato l’unico a rimanere anche solo per un breve periodo. Suo nonno, a sua volta chiamato Edgar – mantengono la tradizione del nome Cristiano di famiglia – litigò con la famiglia e si trasferì all’estero senza mantenere alcun rapporto, buono o cattivo, con i parenti. Suo figlio nacque, visse e morì all’estero. Il nipote, anch’egli nato all’estero, ha vissuto fuori dall’Inghilterra fino all’età di trent’anni, la sua età attuale. Questa è stata la seconda linea degli assenteisti. Il bis-bis-nonno dell’attuale Edgar abbandonò a sua volta la famiglia e si trasferì all’estero per non fare più ritorno. A causa di tutto questo Castra Regis non ha mai conosciuto i suoi proprietari per sei generazioni, oltre cent’anni. È stato comunque ben amministrato e nessun amministratore o affittuario ha mai avuto da lamentarsi. Ad ogni modo, c’è una certa attesa per l’incontro con il nuovo proprietario e siamo tutti tesi per l’evento. Anche io lo sono, per quanto io sia proprietario del mio terreno che, pur adiacente, rimane abbastanza isolato da Castra Regis.
«Qui siamo in un territorio nuovo per te. Quelle sono le guglie della cattedrale di Salisbury. Quando la lasceremo ci addentreremo nel vecchio territorio romano e sicuramente vorrai dedicargli la tua attenzione. Dovremo quindi lasciare in sospeso il nostro discorso su Mercia, almeno per il momento. Ma non preoccuparti, il mio vecchio amico, Sir Nathaniel de Salis, libero proprietario anche lui, risiede nelle vicinanze di Castra Regis, non sul territorio che ne è parte. La sua proprietà, la Torre del Fato, è oltre il confine con la contea di Derby, sui Monti Pennini. Starà con me per le festività di benvenuto a Edgar Caswall. Ti piacerà. È uno studioso di storia e presidente della Società Archeologica della Mercia. Sa più lui di questa parte del paese, della sua storia e tradizioni, di chiunque altro. Sospetto sia arrivato prima di noi e potremo fare una lunga chiacchierata dopo cena. È anche il nostro geologo e storico naturale locale. Troverete molti interessi in comune. E poi, conosce molto bene il Peak District, le montagne, le caverne e tutte le leggende antiche di quella zona».
Gli occhi di Adam rimasero concentrati sul percorso fino all’arrivo della carrozza a Stafford e il nome di Sir Nathaniel fu fatto solo quando Mr Stalton dichiarò di essere ormai all’ultima parte del viaggio.
Il sole tramontava all’orizzonte mentre proseguivano verso il Poggio, la dimora di Mr Salton, ma era ormai troppo buio per apprezzarne i dintorni. Adam notò solo che si trovava in cima a una collina, ma non alta quanto quella su cui sorgeva il Castello. In cima alla torre di quest’ultimo sventolava una bandiera e la struttura era punteggiata da luci palpitanti, senza dubbio si trattava delle decorazioni per le festività del giorno dopo. Adam si riservò di soddisfare la curiosità la mattina successiva.
Il suo pro-zio fu ricevuto all’ingresso da un uomo distinto, più o meno della stessa età, che disse, accogliendolo con affetto: «Sono arrivato in anticipo, come mi avevi chiesto. Suppongo questo giovane sia tuo nipote. Sono felice di incontrarvi, Mr Adam Salton. Sono Nathaniel de Salis e vostro zio è il mio più vecchio amico».
Nel momento stesso in cui i loro sguardi si incrociarono, Adam pensò di trovarsi faccia a faccia con un amico perduto. L’incontro era l’ennesimo segnale di benvenuto.
L’intesa tra Adam e Sir Nathaniel fu immediata. Questi era un uomo di mondo, aveva viaggiato e, su alcuni argomenti, studiato molto. La sua conversazione era brillante, com’era lecito attendersi da un diplomatico, anche nei momenti meno stimolanti. Ma era stato toccato e, entro certi limiti, galvanizzato dall’ammirazione e dal desiderio del giovane di imparare da lui. Di conseguenza il loro scambio, da subito amichevole nei toni, rivelò presto un sincero interesse, che non sfuggì al vecchio diplomatico e che non mancò di sottolineare in privato a Richard Salton il giorno dopo. Mr Salton desiderava che Adam imparasse quanto più possibile sugli eventi a venire. Sir Nathaniel aveva quindi riordinato i propri pensieri durante il viaggio dal Peak District per meglio organizzare la narrazione e Adam aveva solo da ascoltare per soddisfare il desiderio di conoscenza.
Conclusa la cena i domestici si ritirarono, lasciando i tre uomini in compagnia del vino. Sir Nathaniel cominciò: «Secondo quanto mi dice vostro zio… a proposito, credo sia meglio parlare di voi due come zio e nipote invece di usare il vostro esatto grado di parentela. In effetti, vostro zio è un così caro e vecchio amico che, con il vostro permesso, abbandonerò le formalità e parlerò di te e con te come Adam, come se tu fossi suo figlio».
«Con molto piacere, signore» disse il giovane «non potrebbe esserci gioia più grande».
La risposta scaldò il cuore dei due amici. Ne rimasero entrambi toccati ma, con la tipica riluttanza degli inglesi a trattare questioni sentimentali, lasciarono cadere l’argomento e si limitarono a proseguire la conversazione.
Sir Nathaniel parlò per primo.
«Mi pare di capire, Adam, che tuo zio ti ha aggiornato sui legami della famiglia Caswall?»
«In parte, signore, ma avevo inteso che avrei avuto maggiori dettagli da voi, se vorrete essere così gentile».
«Sarò lieto di dirti quello che so sull’argomento. Bene, dobbiamo ricordare, in relazione agli eventi della giornata di domani, che non meno di dieci generazioni sono coinvolte. Credo che per comprendere quanto sia ramificata la famiglia non esista miglior punto di partenza di una lista base. Tutto quello che poi andremo a considerare avrà il suo posto naturale e ordinato senza ulteriori complicazioni. Si è arrivati alla situazione attuale in un periodo di poco superiore ai centocinquant’anni. Più tardi forse ci troveremo ad andare ancora più indietro nel tempo, perché la storia della famiglia Caswall è parallela a quella dell’Inghilterra. Non dobbiamo preoccuparci delle date, i fatti saranno più chiari se manteniamo una visione generale.
«Il primo Caswall nei nostri archivi è Edgar, capofamiglia e proprietario dei terreni, che divenne feudatario più o meno quando Giorgio III salì al trono. Aveva un figlio di circa ventiquattro anni. Ci fu un violento alterco tra i due. Nessuno in questa generazione ha idea di cosa lo abbia provocato ma, considerando le caratteristiche della famiglia, possiamo immaginare che, per quanto fosse una spaccatura profonda, si trattasse in realtà di un problema triviale.
«A seguito del litigio il figlio lasciò la casa senza riconciliarsi e senza neanche annunciare la propria partenza. Non tornò mai più alla dimora di famiglia. Morì alcuni anni dopo, senza aver scambiato una parola o una lettera con il padre. Si sposò all’estero e lasciò un figlio, che pare sia stato allevato all’oscuro di quanto gli spettava. La frattura tra i due sembrava insanabile, perché questo figlio si sposò ed ebbe un erede, ma né gioia né dolore portarono le due parti a riunirsi. In queste circostanze, nessuna riappacificazione era stata cercata e una totale indifferenza, con solide basi di ignoranza, prese il posto dell’affetto familiare, persino negli interessi della comunità. Fu solo grazie alla sorveglianza degli avvocati che la nascita e la morte di un nuovo erede venne registrata. Col tempo, un secondo figlio comparve, ma senza che vi fosse alcun segno di amicizia verso la famiglia.
«Giunse infine una piccola speranza per una cessazione delle ostilità, per quanto nessuna delle parti in causa ne fece menzione alcuna – la conoscenza era ancora solo degli avvocati – quando il membro più giovane di questo ramo di esiliati volontari generò un figlio, il pro-pro-nipote del primo Edgar che abbiamo nominato. Ormai gli interessi della famiglia risiedevano soprattutto nell’eredità. Ogni pretesa esterna oscurata dalla nascita di una figlia al nipote del primo Edgar. Circa vent’anni dopo ci fu un ritorno di interesse quando fu reso noto – sempre attraverso gli avvocati – che gli ultimi due nati si erano uniti in matrimonio, chiudendo quindi qualsiasi possibilità di un contenzioso. Poiché nessun altro bambino era nato dai membri delle altre generazioni in questi vent’anni, tutte le speranze di eredità risiedevano sulle spalle del figlio di questa coppia, l’erede il cui ritorno a casa sarà celebrato domani. Le generazioni precedenti hanno tutte fatto il loro tempo e non ci sono problemi collaterali, quindi non esistono possibilità di una disputa.
«Ora, sarà bene che memorizzi con attenzione le caratteristiche della loro schiatta, sono rimaste invariate nel corso della storia: sono freddi, egoisti, autoritari, noncuranti delle conseguenze quando inseguono i loro desideri. Ciò non va considerata slealtà– sebbene non si curassero di essere considerati diversamente – ma capacità di pianificare con cura come raggiungere un obiettivo prefissato. Se commettevano un errore, qualcun altro doveva portarne il peso. Era un fenomeno talmente ricorrente da sembrare parte di un codice assoluto. Non deve quindi sorprendere che, qualunque cambiamento si verificasse, fossero sempre sicuri dei loro possedimenti. Erano di indole fredda e dura. Nessuno di loro – almeno tra quelli di cui abbiamo conoscenza – si è mai lasciato muovere dalla compassione o ha obbedito alle ragioni del cuore. La loro natura autoritaria e imperiosa è di certo una delle cause e i caratteristici tratti aquilini sembrano giustificare qualsiasi durezza. Le loro immagini ed effigi paiono ricordare nell’aspetto gli antichi romani: gli occhi pieni; i capelli, di un nero corvino, ricci e fitti; le figure massicce a indicare un fisico forte. Le chiome scure lunghe fino al collo indicano grande forza fisica e resistenza, ma la caratteristica più straordinaria sono i loro occhi. Neri, penetranti, quasi insopportabili, sembrano contenere un’impressionante forza di volontà alla quale è impossibile resistere. Questo potere è sia razziale sia individuale, impregnato di una qualche misteriosa qualità – in parte ipnotico, in parte magnetico – che sembra privare chi incrocia il loro sguardo di qualsiasi volontà di resistenza, anzi, qualsiasi desiderio di resistenza. Con quegli occhi, incassati in un volto aquilino, imperiale ancor più che imperioso, è necessaria una grande forza per pensare di resistere alla volontà che li anima. Persino l’abitudine e l’esercizio del potere insita nelle loro parole e nei loro gesti era un pericolo per chiunque fosse conscio di una qualche propria debolezza.
«Potresti pensare, Adam, che tutto questo sia frutto della nostra immaginazione, in particolare perché non ho mai visto nessun membro della generazione di cui ho parlato. E avresti ragione. Ma è immaginazione basata su studi approfonditi. Ho usato tutto quello che so o potuto dedurre logicamente su questa stirpe. E con queste informazioni, comunque siano state raccolte, sono arrivato a deduzioni logiche, correggendo, modificando, rinforzando conclusioni accettate, fino a poter considerare molti membri di questa famiglia come sotto la mia diretta osservazione. Come se lo fossero ancora. Con qualità così strane e interessanti, dobbiamo forse essere sorpresi se all’estero è molto diffusa l’idea che questa famiglia sia sotto una possessione demoniaca e si tenda a credere che alcuni suoi membri nel passato si siano venduti al Diavolo? Il Diavolo, potrei dire al riguardo, è raramente menzionato con il suo nome ma di solito attraverso qualche travestimento, i Poteri del Male, il Nemico dell’Umanità, il Principe dell’Aria e così via. Non so come si usi altrove ma qui da noi, sulla costa orientale, la buona educazione impone di sorvolare su certi argomenti allo scopo di preservare sicurezza e tranquillità. Ma credo sia ora di coricarsi. Abbiamo parecchi impegni domani ed è bene che tu sia riposato nel corpo e nella mente. Inoltre, vorrei venissi con me per una passeggiata di buon mattino per mostrarti, fintanto che il mio racconto è ancora fresco nella memoria, la geografia particolare di quest’area – non solo la proprietà di tuo nonno, ma del territorio circostante. Ci sono molti aspetti su cui potremmo voler cercare – e forse trovare – un chiarimento. Più sapremo dall’inizio, più sarà probabile che quanto incontreremo durante il cammino si spiegherà da solo».
Su questo, si ritirarono tutti nelle rispettive stanze.