Capitolo IL’arrivo di Adam Salton
Adam Salton giunse al Great Eastern Hotel e ad attenderlo trovò un biglietto del suo pro-zio, Richard Salton, con cui, quando ancora risiedeva nell’Australia Occidentale, aveva scambiato molte lettere e del quale, quindi, riconosceva la scrittura. Nella prima lettera, risalente a poco meno di un anno prima, il vecchio gentiluomo reclamava la loro parentela, affermando di aver da poco appreso dell’esistenza di Adam e di avergli scritto appena ottenuto, non senza qualche difficoltà, l’indirizzo. L’ultima, arrivata poco tempo prima, presentava l’invito a fermarsi al Poggio per tutto il tempo che desiderava.
«In realtà» proseguiva «mi auguro che decidiate di stabilirvi qui. Vedete, mio caro ragazzo, siamo gli ultimi della nostra famiglia e mi sembra naturale che mi succediate quando la mia ora sarà giunta e il momento non può essere tanto lontano. Sono ormai vicino agli ottant’anni e per quanto i membri della nostra famiglia abbiano sempre goduto di lunga vita, l’esistenza non può essere prolungata oltre limiti ragionevoli. Sono pronto ad accogliervi e a rendere la convivenza il più felice possibile. Venite, quindi, non appena ricevuta questa mia e riceverete la migliore delle accoglienze. Vi invio, nel caso in cui possa facilitare il viaggio, un assegno da 500 sterline. Affrettatevi, dunque e potremo avere quanti più anni felici ci sarà possibile. Tengo davvero a che tutto si risolva rapidamente, perché il mio tempo volge al termine, mentre a voi rimangono molti anni felici. Se vorrete darmi il piacere di incontrarvi, inviatemi una lettera quanto prima. Poi, quando arriverete a Plymouth o Southampton (o qualsiasi altro porto sarà la vostra meta) mandate un telegramma e verrò ad accogliervi personalmente».
Il messaggio di Adam Salton arrivò il lunedì, con la posta del mattino. Il giovane scriveva di voler viaggiare con la stessa nave che avrebbe trasportato la lettera e che sarebbe stato quindi pronto a incontrare il pro-zio fin dall’arrivo della lettera.
«Attenderò il vostro arrivo sulla nave, signore. Eviteremo così qualsiasi inconveniente».
Fu impossibile per Mr Salton evitare una lunga attesa al nipote, non importa quanto velocemente avrebbe viaggiato. Diede quindi istruzioni di preparare la carrozza, fissando la partenza alle 7.00 del mattino successivo per Stafford, dove avrebbe preso la coincidenza delle 11.40 per Euston, arrivando così alle 14.10. Da lì, in carrozza fino a Waterloo per imbarcarsi sul treno delle 15.00 per Southampton, dove sarebbe arrivato alle 17.38. Sarebbe rimasto quella notte con Adam, sulla barca, un’esperienza nuova per lui, o in un albergo, se così avessero scelto. Sarebbero comunque ripartiti la mattina successiva di buon’ora. Aveva dato istruzioni al segretario di mandare il cocchiere con la sua carrozza personale a Southampton pronto per il viaggio di ritorno e di organizzare i cambi dei cavalli usando solo quelli di sua proprietà. Sperava di mostrare al nipote, che aveva vissuto solo in Australia, qualcosa dell’Inghilterra centrale durante il tragitto. Aveva un buon numero di cavalli allevati e addestrati nelle sue proprietà e poteva essere sicuro di offrire al giovane un viaggio memorabile. I bagagli sarebbero stati spediti lo stesso giorno via treno a Stafford, dove uno dei suoi carri avrebbe provveduto al ritiro. Durante il viaggio verso Southampton, Mr Salton si chiese spesso se il nipote fosse emozionato quanto lui all’idea di incontrare un parente tanto vicino per la prima volta e riusciva con difficoltà a nascondere la sua impazienza. Lo scorrere infinito delle rotaie e i numerosi cambi per raggiungere il porto di Southampton servirono solo ad aumentare il nervosismo.
Iniziò a trafficare con la maniglia non appena il treno si fermò al porto, ma la porta gli venne strappata di mano da un giovane che entrò dicendo: «Come state, zio? Volevo incontrarvi al più presto ma è tutto così nuovo e insolito e non sapevo come muovermi, poi ho pensato che gli impiegati delle ferrovie mi avrebbero potuto aiutare, ed eccomi qui. Sono davvero felice di vedervi, signore. Ho sognato questo momento per migliaia di chilometri e ora vedo che la realtà supera ogni immaginazione!»
Mentre parlava, i due uomini si stavano affettuosamente stringendo le mani. Il giovane continuò: «Sapevo che si trattava di voi dal primo momento che vi ho visto. Sono davvero felice che la realtà si riveli migliore del sogno!»
L’incontro seguì gli ottimi auspici sotto cui era iniziato. Adam, intuendo la curiosità dell’anziano per la nave, suggerì di passare la notte a bordo, così da poter partire a qualsiasi ora e verso qualsiasi destinazione l’altro desiderasse. La pronta disponibilità ad adattarsi ai suoi programmi vinse definitivamente l’affetto di Mr Salton. Accettò cordialmente l’invito e diventarono subito buoni amici, come se si conoscessero da tanto tempo. Il cuore del vecchio, rimasto vuoto così a lungo, trovò una nuova gioia. Allo stesso modo, il giovane trovò all’arrivo nel vecchio continente un benvenuto e un ambiente in pieno accordo con i sogni avuti nel corso di vagabondaggi solitari, insieme alla promessa di una vita nuova e piena di avventure. Di lì a poco, il vecchio mostrò di averlo pienamente accolto abbandonando i formalismi e usando il suo nome. Il giovane accettò con tutto il cuore di essere considerato un futuro compagno, quasi un figlio vista la loro differenza di età.
Dopo una lunga chiacchierata su alcuni argomenti di comune interesse, si ritirarono nella cabina che avrebbero diviso. Richard Salton, appoggiando con affetto le mani sulle spalle del ragazzo – per quanto Adam avesse ventisette anni era e sarebbe sempre stato un ragazzo per lui – disse: «Sono davvero felice di scoprire che tu sei la persona che sei, mio caro ragazzo, il tipo di giovane uomo che ho sempre sperato di avere come figlio, quando ancora nutrivo speranze di questo tipo. Ma quello, mio caro ragazzo, è il passato e grazie a Dio c’è una nuova vita davanti a noi da condividere. Ho scelto di attendere prima di discutere un argomento a cui tengo in modo particolare. Non volevo legare la tua giovane vita alla mia vecchiaia fino a quando non avremmo avuto entrambi una familiarità da giustificare questa conversazione. Ora posso, o almeno questa è la mia opinione, discuterne liberamente, perché da subito ho visto in voi mio figlio. E così sarà, se Dio vuole, se questa sarà la vostra scelta».
«Lo sarà, signore, statene certo!»
«Grazie, Adam».
Al vecchio si velarono gli occhi e tremò la voce. Dopo un lungo silenzio, continuò.
«Quando ho avuto notizia della tua venuta ho scritto testamento. Era bene che proteggessi i tuoi interessi, da quel momento in poi. Questo è il documento, tienilo tu, Adam. Erediterai tutti i miei averi e se l’amore e i migliori desideri o la loro memoria possono rendere la vita felice, allora avrai una vita felice. E ora, mio caro ragazzo, andiamo a dormire. Partiremo domattina presto e ci attende un lungo viaggio. Spero non avrai problemi a viaggiare in carrozza. Avevo pensato di farci inviare la vecchia vettura nella quale mio nonno, il tuo pro-pro-pro-zio, si recò a corte ai tempi di re Guglielmo IV. È un ottimo mezzo – costruivano molto bene a quei tempi – ed è mantenuta in perfetto stato. Ma credo di aver fatto ancora meglio: ho fatto mandare la vettura che uso io stesso per viaggiare. I cavalli provengono dai miei allevamenti e cambi alle stazioni di posta ci faranno andare lontano. Spero ti piacciano i cavalli? Sono da molto tempo una delle mie più grandi passioni».
«Li adoro, signore e sono felice di poter dire che ne possiedo molti anche io. Mio padre mi donò un allevamento di cavalli quando avevo sedici anni. Mi ci sono dedicato anima e corpo e ha prosperato. Prima di partire, il mio segretario mi ha dato un promemoria dove si stima che possiedo oltre mille cavalli, la maggior parte molto validi».
«Ne sono felice, ragazzo mio. Un nuovo legame tra noi».
«Immaginate, signore, quanto sarà piacevole vedere così tanto dell’Inghilterra centrale. E in vostra compagnia!»
«Grazie ancora, ragazzo mio. Ti racconterò della tua futura casa e dei suoi dintorni durante il viaggio. Viaggeremo alla vecchia maniera, ti avverto. Mio nonno viaggiava con una carrozza a quattro cavalli e noi faremo lo stesso».
«Oh, grazie, signore, grazie. Potrei prendere le redini di tanto in tanto?»
«In qualsiasi momento vorrai, Adam. La squadra è tua. Ogni squadra che useremo sarà tua, un giorno».
«Siete troppo generoso, zio!»
«No davvero. Solo il piacere egoista di un vecchio. Non accade tutti i giorni che l’erede di una famiglia torni a casa. A ogni modo, è meglio riposare adesso. Ti racconterò il resto domani mattina».