6. Il mattino dopo ci sedemmo nel salottino che usavamo spesso per discutere dei nostri casi. Io presi il mio blocco per gli appunti e una matita. «Facciamo finta che tu sia uno dei soliti clienti» dissi. «Che cosa sai di quest’uomo?». Louis sospirò. Poi accavallò le gambe, si arrotolò una sigaretta, l’accese e decise di darmi corda. «Vivian doveva conoscerlo da diverso tempo. Da otto mesi come minimo, ma suppongo da più di un anno». «La sua classe sociale?» chiesi. Louis scosse appena la testa. «Un gentiluomo, non so altro. Secondo Elspeth era sempre vestito bene, con bastone da passeggio, cilindro e mantello. Baffi a manubrio, castani. Nessun segno particolare». «Età?». «Meno di quaranta, più di venticinque. Un po’ vago, lo so. Baffi a parte, potrei essere io». Sorrisi appena. «