1.
1.
Prima metà degli anni 2000.
Jenkins guidava con calma, i fari che illuminavano l’asfalto umido e poco altro davanti al SUV.
«Penso di essere leggermente intimidito» disse. Non l’aveva detto in tono timido e Almond pensò che potesse essere uno di quei tipi che mascherano le insicurezze dietro ad un’aria un po’ superba. «Voglio dire. Tu sei Almond Holt. Sei famosa».
«Famigerata forse è un termine che mi descrive meglio».
Un lieve sorrisetto da parte sua. «Forse. Ma a Quantico sei molto conosciuta».
«Non solo a Quantico, temo».
Jenkins mise disciplinatamente la freccia e uscì dalla superstrada. «È per questo che hai il giardino tutto illuminato?».
Almond grugnì in senso affermativo. «I vicini pensano che sia un’esibizionista. Come se stessi mandando loro il messaggio che il mio lavoro è più importante del loro».
«Perché, non lo è?» fece l’altro, lanciandole un’occhiata trasversale.
Per la seconda volta Almond colse l’implicita lusinga, ma decise di soprassedere. «Certe sere non è difficile dubitarne» rispose, quindi, prudentemente. «Sei contento di essere stato passato a questo caso?» cambiò argomento, poi.
Jenkins sogghignò. «Tutto è meglio dei crimini fiscali».
Almond questa volta lo osservò con più attenzione. Guidava in modo apparentemente rilassato, ma lei poteva intuire che i suoi muscoli del collo erano irrigiditi, sotto alla camicia bianca da feebee.
«Qualcuno direbbe che tutto è meglio dei crimini seriali» disse, con deliberata lentezza. «Ma si dà il caso che io sia d’accordo con te».
+++
Iniziò a cadere una fine acquerugiola proprio mentre Mitchell andava loro incontro. Indossava un giaccone incerato verde e degli stivali simili a quelli di Almond.
Jenkins guardò con aria scettica il bordo melmoso che fiancheggiava la strada e fece una smorfia. Indossava dei mocassini di pelle nera.
Mitch parve non accorgersene. Aveva un’aria torva e i capelli grigi gli stavano incollati sulla testa, quasi completamente bagnati.
«Al, Henry» li salutò, sbrigativamente «Sono contento che siate riusciti ad arrivare così presto. Stanno insistendo per portarla via».
«Chi l’ha trovata?» chiese Almond, iniziando a incamminarsi verso il telone di plastica che la scientifica aveva usato per recintare un pezzo del bordo della strada.
«Scusate, mi infilo ai piedi un paio di sacchetti e arrivo» disse Jenkins.
Né Almond né Mitchell gli concessero più di un vago cenno di assenso. Continuarono ad andare verso il telone. Intorno c’erano varie persone infagottate nelle tute bianche della scientifica, un paio di poliziotti in divisa e uno in borghese che sembrava incazzato nero.
«Al, questo è il tenente Smith della Polizia di Contea» lo presentò Mitch. «La dottoressa Holt, che ci sta facendo da consulente nei casi dello Strangolatore».
In quel momento Jenkins arrivò di corsa con i piedi infilati dentro due sacchetti di plastica diversi. Uno era giallo, e sembrava di un negozio di dischi, l’altro era bianco e verde, probabilmente di un supermercato.
Almond allungò una mano verso il tenente. L’uomo grugnì, esasperato, e le strinse la mano con aria cupa. Era chiaro che non era un ammiratore di psicologi e psicologia. E forse neanche delle mani rese viscide dalla pioggia.
«Ha il cognome giusto per scovare figli di puttana come questo, eh?» commentò, in tono di vago scherno.
Mitch sembrò farsi di pietra, mentre Jenkins arrossì di colpo. Almond si limitò a fissare il tenente con il suo placido sguardo castano e, senza lasciargli la mano, a rispondere: «E anche i cromosomi giusti, signor Smith, glielo assicuro».
Il tenente per qualche secondo sembrò confuso, poi lasciò andare la sua mano di colpo. Aveva improvvisamente ricordato dove aveva visto un profilo simile a quello della dottoressa, o forse proprio chi era. Lei non aveva notato - o meglio, aveva scelto di non farlo - il suo sguardo spiazzato, perché non appena la sua mano si era ritratta aveva proseguito tranquillamente verso il telone.
«Mi…» borbottò Smith.
«Lui è l’agente speciale Jenkins» tagliò corto Mitch, e si avviò dietro ad Almond.
«L’hanno trovata dei ragazzi che tornavano da una festa» le disse, seguendola. «Uno è sceso dalla macchina per… be’, puoi immaginare».
Lei gli lanciò un’occhiata da sopra la spalla. «Non avrà pisciato sopra il cadavere, spero».
Mitchell sorrise appena. «No. Oh, no. Ci ha solo vomitato accanto».
Passarono dietro al telo di plastica affondando con gli stivali (o i sacchetti) nella fanghiglia. Un uomo con un impermeabile Burberry’s era accucciato accanto al cadavere. Si trattava di una donna nuda, infangata e viscida. Il suo corpo era illuminato dai faretti della polizia e dall’inizio di un’alba grigissima. Almond si avvicinò di un paio di passi.
I capelli erano inzuppati dalla pioggia, ma erano stati biondi. Era stesa approssimativamente su un fianco, con le membra scomposte. Una parte di lingua le usciva dalla bocca, livida.
«È fresca» commentò Almond, continuando a guardare il cadavere con curiosità contenuta.
«Il dottore ci stava fornendo una prima stima» disse Smith, dietro di lei.
«E sarebbe?» chiese Almond, senza voltarsi.
«Meno di dieci ore, probabilmente meno di cinque».
La dottoressa si piegò leggermente, appoggiando le mani sulle ginocchia e sporgendosi appena in avanti per vedere meglio.
«Cos’altro può dirci?» chiese al patologo, che nel frattempo si era alzato.
«Niente finché non l’ho messa su un tavolo autoptico».
Almond sospirò. «In via informale».
L’uomo si spinse gli occhiali più in alto sul naso tozzo. Erano tutti cosparsi di goccioline di pioggia.
«Non è morta qua. Ce l’hanno buttata tra i venti e i quaranta minuti dopo la morte. Quasi sicuramente è morta per strangolamento, ma questo credo che l’avesse già intuito, vero?».
Almond gli offrì un sottile sorriso. «C’è la possibilità di rilevare le impronte dello strangolatore sul suo collo?».
Il medico fece un gesto vago verso gli uomini in bianco. «Ci hanno provato, ma…»
«Troppa pioggia» disse Mitch. «E troppo cazzo di fango. Il dottore diceva che ha avuto un rapporto prima di morire».
Almond guardò di nuovo il cadavere. «Sperma o lubrificante?».
«Cosa? Lubrificante?» borbottò Jenkins.
«Vuole sapere se ha usato il preservativo» spiegò Mitch, secco. L’altro parve in imbarazzo per la domanda stupida.
«Preservativo» rispose il medico. «Nessuna traccia di violenza».
Almond annuì. «Di bene in meglio» sussurrò, a bassa voce. Poi sembrò pentirsi. «Non per lei, naturalmente».
«Ehm… scusi…» si intromise Jenkins «…immagino che non siano stati ritrovati peli, o…»
«Magari li troveremo in sede autoptica. Per il momento è tutto molto pulito, fango a parte».
A quel punto Almond si spostò ancora in avanti e scavalcò la vittima con una gamba. Si accucciò sopra la sua faccia e la osservò attentamente.
«È una mia impressione o questa è un po’ più vecchia delle altre?» chiese, in tono vago. Sembrava che stesse chiedendo un parere su un fungo trovato nel bosco. «A me sembra almeno trentenne, e a voi?».
«Forse qualcosa di più» disse Smith.
Almond si voltò a guardarlo, poi scavalcò di nuovo la vittima e tornò verso di loro.
«Sì, lei ha un buon occhio, tenente» disse, inclinando la testa da un lato.
Lui fece una smorfia. «Senta, mi dispiace se…»
«Era un complimento, tenente. Non penserà di essere stato il primo a fare una battuta su Holt senior. È incazzato perché l’FBI vuole tagliarla fuori?».
L’altro incrociò le braccia. «Quella ragazza è morta nella mia zona».
Almond fece un vago sorrisetto. «Non è detto. Qua è solo dove l’hanno trovata».
«Adesso basta» intervenne Mitch. Si rivolse a Smith. «Senta, le ho detto che la terremo informato. Può immaginarsi che casino verrebbe fuori se per ogni cadavere che lo Strangolatore ci ha lasciato il responsabile del luogo avesse voluto entrare a far parte della squadra di cattura?».
«Avreste cinque paia di braccia in più».
Mitch sorrise in modo amichevole. «Ma ce le abbiamo. Apprezzeremo qualsiasi aiuto potrete fornirci, come abbiamo apprezzato qualsiasi aiuto degli altri. Ci sarà una riunione informativa a Quantico domani mattina. Lei è invitato, naturalmente». Strizzò un occhio. «O il suo capo».
Smith sbuffò, vedendo benissimo che sull’osso c’era poca carne.
+++
Il furgone di Mitch rendeva impossibili le intercettazioni ambientali e, visto che era parcheggiato sul bordo dell’interstatale, due chilometri più a sud del luogo del ritrovamento del cadavere, nel mezzo del nulla, dava conto della paranoia dell’FBI riguardo alle fughe di notizie.
«Canter ha deciso di sputare il rospo» annunciò Mitchell, quando fu ben sicuro che le uniche orecchie in grado di udirlo fossero quelle di Almond e di Henry Jenkins.
Erano seduti attorno a un tavolino da campeggio, nel retro del furgone, con davanti un numero di fascicoli tale da rendere molto probabile un crollo.
Almond fece schioccare la lingua. «E tu non sei d’accordo».
«Anche con la stampa?» domandò Jenkins, aggrottando la fronte.
Mitch gli lanciò un’occhiata all’azoto liquido. «Aspetta dieci minuti dopo averlo detto alle polizie locali e poi vedi se non l’hai già detto anche alla stampa».
Jenkins alzò le mani e Almond notò che qualcuno molto bravo gli aveva fatto le unghie. «Scusa. Da quando sono arrivato non faccio che dire cazzate» ammise, strappando un sorriso al suo superiore. «Come hanno intenzione di gestire la cosa?».
«Come abbiamo, vorrai dire» lo corresse Mitch. «Ora sei anche tu nella barca che sta affondando». Poi sbuffò. «Ma non affonderemo, tranquillo. Ci sarà solo da mangiare un po’ di…» lanciò una veloce occhiata ad Almond «… hai capito».
Lei sorrise, continuando a sfogliare il fascicolo che aveva davanti. «Ti ho mai dato l’impressione di non tollerare la scatologia, Mitch?»
Lui rise. «Prima spiegami che cos’è la scatologia, doc!»
«Parolacce» mormorò Jenkins, a voce bassissima. Mitch evitò di ribattere, visto che sicuramente si era già reso conto di aver fatto l’ennesima figura da idiota.
«In ogni caso sono felice del fatto che finalmente qualcuno si sia degnato di ascoltare i miei suggerimenti» ritornò sull’argomento principale Almond.
«Non qualcuno. Il grande capo in persona. E poi tu volevi che fosse reso pubblico fin dall’inizio o mi sbaglio? Farlo adesso non è la stessa cosa. E ti avverto che ho intenzione di pararmi il culo con un tuo bel discorsetto alla TV».
Almond lo guardò in silenzio per qualche istante. Jenkins poteva percepire che tra il capo-sezione e la consulente si era creata una tensione che non poggiava solo sulle circostanze attuali, ma che andava ben più indietro nel tempo. Allo stesso modo sembrava che i due fossero molto affiatati e si trovassero, se non simpatici, almeno piacevoli a vicenda.
«Lo sapevo» disse alla fine lei, scuotendo la testa. «Lo sapevo che quando avreste dovuto gettare la spugna avreste avuto bisogno di me».
Mitch sospirò. «Abbiamo paura che si incazzi».
«E fate bene ad averne. Io mi incazzerei se un branco di giornalisti…»
«È per questo che…»
«Lo so.» Le loro parole si erano accavallate a vicenda senza bisogno che le rispettive frasi venissero terminate. Ora ci furono altri secondi di silenzio. «E tu vuoi che vada alla tele a dire: ehi, fratello, guarda qua, io sono tua amica… non ti incazzare se questa gente non capisce niente di te. Giusto?».
Mitch si strinse nelle spalle. «Pensi che funzionerà?».
Almond inarcò le sopracciglia. «Non lo so. Forse». Si grattò un lato del collo. «Forse se gli getto l’intero boccone sanguinolento».
«A lui o alla stampa?»
Almond lo guardò male. «Non è la stessa cosa?»
«Sì» ammise Mitchell, e per un istante sembrò in imbarazzo. Sospirò. «Senti, lo so che cosa significa e…»
«Oh, no, Mitch» lo interruppe lei, ma senza astio. Sembrava rassegnata. «Non hai idea di che cosa significa. Ero piccola quando è morto, e allora non mi potevano prendere, ma ho visto cosa hanno fatto a mia madre».
«Me lo ricordo. Ero già in polizia».
Almond sospirò. «E va bene. Quanto potrà durare, in fondo? Un paio di settimane?».
«Forse meno. E poi ogni volta che lui ci lascia un regalino come quello di oggi o… dell’altro tipo». Mitch si interruppe. «Ma noi lo prenderemo prima, naturalmente».
Jenkins, che fino a quel momento aveva assistito in silenzio allo scambio di battute, tossicchiò. «Come mai sei rimasta così impressionata dall’età della vittima, dottoressa?».
Almond sorrise del “dottoressa”.
«Devo pensarci un po’ su, Henry. Posso chiamarti Henry, vero?».
Lui fece gesto con la mano di continuare.
«Ma potrebbe essere la cosa più interessante che ci è capitata da quando non ha usato il preservativo, con la Hoffman».
Jenkins aggrottò le sopracciglia. «Perché? Solo perché questa vittima ha qualche anno in più delle precedenti?»
Lei annuì. «Le età sono importanti, Henry. Non l’ho scritto nel profilo perché non ne ero – e non ne sono – certa, ma io penso che queste donne abbiano la stessa età della madre all’epoca di un evento critico».
«Evento critico?»
«Qualcosa che ha cambiato le carte in tavola, per questo ragazzo. E non in meglio». Almond si strofinò gli occhi. «Solo che non sono più tanto sicura che sia un “ragazzo”, Henry». Un lieve sorriso. «A meno che non sia una “ragazza” anch’io».
«Scusa, ma quanti anni hai?» fece l’altro, genuinamente spiazzato.
«Puoi chiedermi anche quanto peso, se vuoi» rispose Almond, pungente. Poi aggiunse: «Trentacinque. Ho sempre pensato che lui avesse una decina d’anni in meno di me, ma…»
«Ne dimostri di meno. E comunque non sei certamente vecchia» disse Jenkins.
Almond sollevò su di lui il suo sguardo calmo. «Henry, prendila per il verso giusto, ma quando dici cose come questa sembra che tu stia lusingando chi hai di fronte… e molti si irritano quando si sentono leccare il culo. Io so che tu non lo stai facendo…» un lieve sorriso «ma io sono una strizzacervelli».
Jenkins sembrò imbarazzato. Mitchell scoppiò a ridere. «Con Canter, invece, puoi farlo quando vuoi, a lui piacerà!» esclamò.
Almond girò un altro paio di pagine.
«Ora, questa donna sulla trentina mi fa pensare che lui sia più anziano di quanto pensavo. A meno che la mia teoria del momento cruciale non sia da buttare nel cesso, naturalmente». Si aggiustò una ciocca dei capelli castani dietro l’orecchio. «Perché se la molla che lo fa scattare è che gli ricordano la madre in un momento della sua infanzia, e lui ora deve essere più vecchio degli anni di lei all’epoca…»
«Perché?» chiese Jenkins. «Perché deve essere più vecchio di lei all’epoca?» aggiunse.
«Perché se lui fosse più giovane sarebbe troppo giovane. Le altre sue vittime erano sui venticinque anni. Lui le uccide da tre anni. E prima ancora aveva già iniziato con gli altri. Almeno cinque anni fa. Ci vuole forza per fare quello che fa lui, oltre che determinazione e un’attenta pianificazione. Non può aver iniziato a quindici anni. Forse a quindici anni ha fatto altro, non lo so. Forse ha ucciso qualcuno, ma non in modo così spiccatamente rituale».
Almond si spostò di nuovo la ciocca, che nel frattempo era ricaduta, dietro all’orecchio.
«Sono quasi dieci anni che fa il vampiro. Deve aver iniziato che ne aveva almeno venti. Ora troviamo questa trentenne, che ne ha, secondo me, meno di lui, perché le altre ne avevano meno. Magari due o tre anni in meno. Magari non molto, ma… a naso io dico qualcosa di più. Gli ricordano sua madre da giovane. Non possono essere più vecchie di lui».
«E quindi ora pensi che ne abbia non una trentina, ma?» chiese Mitch.
Almond scosse la testa. «Io dico almeno la mia età. Non ho prove per affermarlo, ma…»
«Pensi che sia così».
Almond annuì.
Mitch prese un foglio e ci scrisse sopra qualcosa, poi lo infilò nel fax e lo inviò. Nel retro del furgone era sceso il silenzio. Almond sfogliava un fascicolo, Jenkins guardava il vuoto.
«Sai perché continuo a volere te, oltre che ai profiler, Al?» disse Mitch, quando ebbe finito di mandare il fax.
«Perché sono sexy?» scherzò Almond, con voce spenta, mentre continuava a sfogliare il fascicolo.
«Perché tu capisci per davvero che cosa frulla nella testa di questi…» Mitch incespicò lievemente nelle parole prima di dire: «Persone.»
Almond fece un piccolo sorrisetto, continuando a sfogliare. «Dai, Mitch, ammetti che è solo perché ho un bel culo…» Alzò gli occhi dal fascicolo e aggiunse, in tutt’altro tono. «Va bene, farò da carota per la stampa. Ho in mente che cosa dirgli».
L’altro annuì. «Grazie, Al» disse.