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1979 Words
La musa sorrise quando lo vide correre per carta, inchiostro e penna. Forse non poteva combattere con la forza, ma aveva le sue armi. Ares trovò gli strumenti che usava per formulare i suoi piani di battaglia e si sedette al tavolo... scrivendo. La musa si distese sul divano con gli occhi fissi su di lui. Ci volle un po' prima che il dio si rendesse conto di cosa stava succedendo. Si alzò furioso e gli lanciò il foglio. - Non usare i tuoi incantesimi su di me! La musa rise mentre sollevava la carta stropicciata. - Non sono incantesimi, è un'ispirazione. - Quindi non farlo. Non ho bisogno di sprecare il mio tempo in cose stupide. - Il dio negò mentre andava a prendere un bicchiere di ambrosia. - Ma se la dea Afrodite fosse più che felice di ricevere parole così belle- ascolto la musa. Ares si voltò verso di lei e la trovò che leggeva ciò che aveva appena scritto. Ha cercato di strappargliela ma lei è scappata via da lui. - Come il fuoco più caldo... come un oceano in fuga... come una cometa... Alla fine riuscì a prenderla per la vita ea strapparle il vergognoso manoscritto. Ha combattuto per la carta, ma il dio l'ha accartocciata e l'ha gettata nel fuoco del camino. - Oh, perché l'hai fatto, essere la prima cosa che scrivi è abbastanza buono. - Non prendermi in giro - rilasciò il dio. - Non lo faccio. - La musa fece una fragorosa risata e dopo un attimo rise anche il dio. Mai, nemmeno nei suoi peggiori incubi, si sarebbe visto scrivere parole dolci per una donna. - Lo stai prendendo in giro? - Il dio si liberò, sollevandola per la vita e voltandosi. La musa urlò e una volta a terra scappò da lui, ma il dio la raggiunse senza problemi. - Sei così dolce e coccoloso. - Daria sbuffò di nuovo. - Sei un'arpia. La musa aprì le labbra in una O, Ares sapeva che l'aveva infastidita. Così lui rise di lei e la sollevò di nuovo da terra. Per alcuni minuti il ​​gioco è stato divertente, ma la musa inciampò e cadde sul divano e lui, tenendola, cadde su di lei. Guardò le sue pupille pallide e fu sorpreso che, nonostante ciò, i suoi occhi potessero portare così tanto fuoco in loro. - Come fai a sapere che era per lei? Afrodite... - Indovina. E ... "la donna più bella dell'Olimpo" mi ha dato un suggerimento. Annuì con un cipiglio. Si alzò e versò un bicchiere di ambrosia, lo trangugiò d'un sorso e si voltò di nuovo verso di lei. Sarebbe saggio parlare di Afrodite alla musa? Non ha mai parlato di lei con nessuno, l'ha semplicemente ignorata, sperando che il passato fosse dimenticato. Anche ora che era tornato sull'Olimpo, non aveva osato presentarsi davanti a lei per paura di... ricadere nelle sue reti. Non poteva permettere che accadesse, si sarebbe vendicato, su di lei e su tutti gli dei che lo avevano umiliato. Non poteva lasciare che i vecchi sentimenti tornassero. - Non dirlo mai a nessuno - ordinò seccato dai suoi pensieri. - Non preoccuparti, non mi interessa parlare... del tuo amore proibito - La musa si sfogò con tono infantile. Il dio si voltò e lasciò la stanza. La musa si accigliò. All'improvviso qualcosa nel suo petto si sentì caldo, più caldo del solito. Questo calore era diverso da qualsiasi altro calore che avesse mai provato prima, e per qualche ragione, si sentiva sconvolta, molto turbata, con Ares. Gli è andata dietro. - Dai, non dirmi che sei stato sentimentale? - ha deriso. Ma questa volta c'era acidità nelle sue parole. - Cosa vuoi, musa? - Rilasciato Ares, riluttante a parlare dell'argomento della dea dell'amore. - Dammi qualcosa con cui occuparmi o fammi tornare ad Apollo. odio stare qui. - Perché tanta fretta di tornare da lui? - rilasciò il dio prendendole il polso, ferito dalle sue parole - non avevi detto che preferivi essere da qualche parte se non rinchiusa? - Non è che sono libero qui. Là almeno posso uscire ai giardini, qui è molto peggio, al tuo servizio, come se fossi una semplice ninfa. - Allora è così? Che cosa ti dà fastidio dovermi servire? Preferiresti servire qualcun altro? Adone per esempio? La musa chiuse la bocca e distolse lo sguardo. Sì, Adone. Quei sorrisi alla festa di Apollo non erano stati la sua immaginazione. Lei e lo stupido dio avevano qualcosa. Senza nemmeno capire perché il dio volesse seppellire la sua spada nel ventre di Adone e lasciarlo inchiodato al suolo per l'eternità. La musa cercò di allontanarsi ma il dio la strinse più forte. Non soddisfatto di tenerle il polso, la tenne per la vita, attaccandola al suo corpo. - Morirà- sussurrò, guardandola negli occhi, avvicinandosi al suo viso senza riuscire a trattenersi. Un fuoco ardente gli scorreva nelle vene come ogni volta che si avvicinava una battaglia. La musa ha visto il bagliore rosso negli occhi del dio e la paura ha mostrato nei suoi. Vedendolo, il dio la lasciò immediatamente e si voltò. - Prepara il mio bagno. - Non sono la tua cameriera. - si intromise, anche se quasi in un sussurro. - Fallo! - urlo arrabbiato. La musa senza alcun rimedio corse in bagno. Una volta dentro, Daria fece semplicemente il bagno al dio senza la minima attenzione. Ares era seccato di trovare la musa così lontana e saltò fuori dalla vasca. Così velocemente che la musa non ha avuto il tempo di voltarsi o di fingere di non guardarlo. - Ti rendo nervosa musa? Le fate non sono abituate a vedere un uomo nudo? - ha deriso. Daría si alzò, sfidandolo con gli occhi. - Nervosa? Per un grande barbaro? Non che non abbia visto niente di meglio prima. Ares sorrise compiaciuto, la musa avrebbe voluto stuzzicarlo di nuovo, ma gli ci era voluto molto tempo per calmarsi, non le avrebbe permesso di scardinarlo di nuovo. La musa era più che nervosa, era persino arrossita. Gli sembrava carino come un cucciolo di leone che cerca di ruggire. Daria cercò di lasciare la stanza ma Ares la fermò. La prendo per la vita e la spingo contro il muro. Il nervosismo della musa si trasformò in furia. - Lasciami - sibilare. Il dio non rispose, rimase incantato dai capelli della ragazza che diventarono rossi come il fuoco. I suoi occhi grigi lampeggiavano di rabbia e la sua mascella era serrata. - Sembri carino infastidito. - Lasciami andare, maledetto barbaro. Il dio si avvicinò ancora di più a lei. Infastidito dalle sue offese. - Nessuno, tranne una semplice musa mi dice cosa fare. - Le prendo la mascella con una mano e la costringo a guardarlo. I loro occhi si incontrarono, i suoi sembravano minacciosi. Ares si rese conto che avrebbe fatto qualsiasi cosa per sbarazzarsi di lui. Ma sarebbe stato un uomo da cui si sarebbe allontanata o solo lui? - Perché non sei come gli altri? - Ha rilasciato di più a se stesso. - Sono mezzo Fae, nessuno mi prenderà, nessuno mi costringerà a fare ciò che non voglio fare, anche se morirò combattendo. - Ma Apollo lo fa, ti tiene prigioniero contro la tua volontà. La musa guardò il suo enorme petto nudo. - Non è così. Sei qui perché lo vuoi - ha capito Ares. - Lui... mi ha lasciato andare... sì... se volessi... potrei ma... - Ma? - Ma Zeus se ne accorgerebbe e pagherebbe. - Sei qui per Apollo? Perché mio padre non gli fa del male? Stai con Apollo? È per questo che ti rifiuti di venire qui...? - No- rilasciò la musa, i suoi capelli erano di una tonalità più scura, la furia si era placata. - Apollo... capisce che io... ho bisogno di libertà. Ma io e lui... no... La furia negli occhi di Ares svanì. La guardò di nuovo, la sua pelle liscia e bianca che implorava di essere baciata, accarezzata e riverita. Alzò la mano dalla sua vita al collo e al mento, carezzandole l'addome e il seno, inebriato dalle sensazioni che la donna gli faceva provare. Con entrambe le mani ora sul viso, le si avvicinò lentamente, le sue labbra erano rosee ed era la stessa musa che finì di unirle. Il bacio fu lento e pieno di passione. Come un vulcano in eruzione. Ares pensava che questa sensazione fosse simile al bere ambrosia e Daria poteva sentire il calore nel suo petto trasformarsi in fuoco intenso e diffondersi in tutto il suo corpo. Quando Ares si allontanò, i suoi pensieri erano ancora annebbiati dal piacere. La musa fece un passo indietro, ancora un po' confusa da quanto era appena successo. Ares vide il dubbio nei suoi occhi e si voltò da lei. - Non preoccuparti, musa, non ti farò niente. Non è nel mio stile prendere una donna che non lo vuole. - Sbottò pensando che se lo avesse fatto, sarebbe stato proprio come suo padre. La musa espirò l'aria che aveva trattenuto e si rilassò. Il dio prese una coperta e se la avvolse intorno alla vita. Uscendo dal bagno prese l'ambrosia direttamente dalla bottiglia, cercando di contenersi, di non essere come suo padre. Non lasciarsi trasportare dal suo slancio, non essere un barbaro. La musa emerse dal bagno pochi istanti dopo. Si sedette sul divano e non parlò più per tutta la notte. Quando il dio si voltò, dopo aver scarabocchiato qualche inutile piano di attacco, si accorse che la musa si era addormentata. Le si avvicinò lentamente, senza emettere alcun suono. Il suo viso era così bello. I suoi capelli erano rigogliosi, le sue mani erano così piccole e delicate, il suo corpo era perfetto, con curve dove avrebbero dovuto essere e montagne che poteva solo immaginare. Era tutto... arte. Indossava un abito bianco con ornamenti d'oro, nascondendo solo ciò che era necessario, rivelando parte dei suoi seni belli, tondi e sodi attraverso la lunga scollatura, i fianchi, avvolti da catene d'oro, e le gambe, ad ogni passo che prendeva quelle lunghe e le gambe aggraziate, si potevano vedere. Non era niente di strano, tutte le dee e le altre donne dell'Olimpo erano vestite così, ma lei... in qualche modo sembrava più sensuale, più bella delle altre. Il dio si accigliò. Ancora più bella di lei? Ci pensò un secondo. Li confronto per un secondo. Sì. Lui decise. Sembrava persino più bella di Afrodite. Sebbene la dea fosse tutta bella e sensuale, la musa possedeva la ferocia di una fata. Si ricordava che da bambino non era insolito vedere una fata di tanto in tanto. Ma non era sicuro del motivo per cui, da un po' di tempo, quei brutti esseri si erano nascosti nei boschi in modo che nessun Olimpo li vedesse di nuovo. Forse da quando Zeus ordinò che i satiri, le ninfe e qualsiasi creatura che non fosse un olimpionico li servissero come schiavi. Il dio fece una smorfia, non era sorprendente che la musa li temesse e persino li odiasse, gli dei erano un male terribile per il loro popolo. Una volta, da bambino, aveva visto una fata quando era andato a caccia. Si ricordò che... pensava che fosse la donna più bella che avesse mai visto, aveva le ali... e brillava. Vide la musa, non emanava alcun bagliore tranne i suoi capelli e doveva essere sconvolta. Neanche lei aveva le ali, eppure lui la preferiva. La prendo in braccio e la metto sul letto. La coprì con le lenzuola di seta nera e la ammirò ancora per un po'. Non sapeva quanto, la donna lo affascinava così tanto che non sentiva passare il tempo. Quando finalmente il sonno lo vinse, si sdraiò accanto a lei, l'abbracciò per la vita e dormì finché il sole non sorse di nuovo tra le mani di Apollo.
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