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1592 Words
Quando si svegliò, voleva ritirarsi, tornare al tempio di Apollo e dimenticare di aver aiutato il dio della guerra. Ma era ancora ferito. L'ordine era stato quello di guarire le sue ferite, completamente, no? Il dio era ancora addormentato, non era sorpreso, era gravemente ferito. Aveva piccole ferite e lacerazioni su tutto il corpo, anche se quella sull'addome era la peggiore, anche le altre richiedevano cure. La musa sospirò e iniziò a curare le piccole ferite sul suo viso. Se ne stava cucendo uno sulla fronte quando gli occhi del dio, dorati come il sole, si aprirono e la fissarono. Si allontanò da lui il più lontano possibile, ma ancora una volta aveva il suo braccio intrappolato. - Io... stavo solo... cercando di... - Chi sei? - La sua voce fece rizzare i capelli sulla nuca della musa. - Io sono Daria... mio signore - si costrinse a fare un inchino, digrignò i denti, lo faceva sempre, non era una serva, era una musa. E come tale dovrebbe essere trattato. Odiava dover rispettare gli dei come se fossero migliori di lei. - Chi ti ha mandato? - Apollo ... per ordine di sua madre. - Apollo? Sei una delle sue muse? - Così è. Il dio grugnì e si alzò, non senza imprecare per il dolore. - Non ho ancora finito con la sua ferita. - Lo so. Anche così, non gli importava, raggiunse un tavolino d'argento e si versò dell'ambrosia, la bevve d'un sorso e se ne versò dell'altra. Daria lo guardò farlo circa tre volte prima di tornare al suo fianco e lasciarla finire il suo lavoro. Aveva un aspetto migliore, l'ambrosia fece riacquistare rapidamente le forze agli dei. Gemo per il dolore lancinante mentre la musa riprende il suo compito. - Scusami. - Disse la rossa con una smorfia. - Ok, ho sopportato un dolore molto peggiore. - Lo so- sussurrò Daria, ricordando la ferita sull'addome. La musa continuò con la sua opera di guarigione delle ferite del dio. Andava dal viso lacerato al petto, all'addome e... Il dio gettò la coperta che gli era legata intorno alla vita rivelando tutta la sua nudità. La musa deglutì e cercò di non mostrare il suo nervosismo. Non poteva, le sue mani iniziarono subito a tremare. Il dio sorrise, facendo sì che la musa si accigliasse e "dimenticasse" di stare attenta. - Allora, una musa. Cosa fai facendo il lavoro della servitù? Pensavo che la collezione di Apollo fosse trattata con la stessa cura di lui. Lei lo fissò, servitù? Collezione? Lei non era niente di tutto questo. - La dea regina ordinò di portarle una musa. Da allora non so più niente. - Ha rilasciato acido. La guardò con un cipiglio. Non era come le altre muse, così desiderosa di occuparsi degli dei, sembrava seccata. Forse non le importava, forse era il dio di cui doveva occuparsi che la infastidiva. Si alzò quando la donna ebbe finito e servì altra ambrosia. -Resterai anche stanotte, avrò bisogno di qualcuno che mi pulisca e venda le mie ferite domani. Questo l'avrebbe fatta imparare, pensò. Strinse la mascella e non disse una parola. Il dio le si avvicinò lentamente, con quell'aria di superiorità così tipica di lui, e le sollevò il mento in modo che potesse vederlo negli occhi. - In accordo? - Sì. La musa guardò la finestra con malinconia. La frutta nel suo piatto era intatta e il dio della guerra la guardava accigliato. - Non mangi? - Io non ho fame. - Preferiresti essere fuori a saltare e ballare sotto la pioggia? Questo è ciò che fanno le muse, giusto? - Ci scambi per ninfe. - Ah sì, ninfe, quelle creature fanno davvero impazzire. Cosa fanno allora le muse? - Le muse, siamo arte, diamo ai mortali l'ispirazione di cui hanno bisogno per crearla. - Ah, certo, l'arte, quella cosa inutile in cui i mortali perdono tanto tempo. Si alzò e pensò seriamente di schiaffeggiarlo. Ma solo perché era una ribelle non significava che fosse stupida, quell'uomo poteva ucciderla semplicemente stringendola tra le mani. Si ritirò dalla stanza con rabbia. Come osa? Come osava prenderla in giro in quel modo, per quello che era? Dopo pochi istanti, sento i passi pesanti del dio. -Dormirai qui. - Disse indicando un divano vicino alla finestra - E non pensare nemmeno a scappare dalla finestra, nessuno può uscire se non decido io. - Non posso uscire dall'Olimpo in ogni caso. Anche se decidessi, dovrebbe essere Zeus ad approvare. - Rilasciò feroce e altezzosa, se lui non aveva intenzione di rispettarla, lei non doveva rispettarlo. Chi era dopotutto? solo un enorme dio della guerra, un grande barbaro ignorante. Si accigliò. - Zeus? Lo stesso re Zeus? E cosa hai fatto per meritare un tale onore? - Ha rilasciato ironicamente. - Io non ho fatto niente. È la mia natura che gli impedisce di fidarsi di me, e ha ragione perché nel momento in cui si disattende, scapperò... e questa volta non potranno prendermi. - Dici che vuoi lasciare Apollo? - Ares non aveva mai sentito che una musa non volesse stare con Apollo, era il suo patrono, giusto? - Non sono nato per il parto. - Disse guardando il giardino dove vivevano in libertà uccelli, farfalle, lucciole e ogni tipo di creatura. - Perché? - chiese il dio cercando di non sembrare troppo coinvolto nella conversazione. Lei non rispose più, odiava essere lasciato con la parola in bocca. Ma era così stanco che si addormentò appena si coricò. La mia mascella si strinse quando sentì il bruciore nel suo addome. Abbassò lo sguardo e trovò il viso concentrato della ragazza. - Quindi le muse sanno come curare le ferite? - chiese cercando di distogliere i suoi pensieri dal dolore. - Non so se tutti, ho imparato grazie a mia madre. Ogni volta che da bambino facevo del male, la mia punizione era passare i miei pomeriggi con il guaritore. Ho assistito a nascite, ferite e ali spezzate. - Chi è tua madre? - chiedo ancora pensando alle dee. Non riusciva a ricordare nessuna dea dell'Olimpo che gli somigliasse. La musa esitò un po', smise di muovere le mani. - Morinda. - Rispose la musa, alzando lentamente lo sguardo, sfidandolo a deriderlo? - Morinda? La regina delle fate? - Ha rilasciato qualcosa di scettico. Lei annuì e tornò al suo lavoro. Ecco perché non si comportava come le altre muse ed ecco perché sembrava così... diversa dalle altre dee. - Come... come sei finito qui? Voglio dire, so che per le fate il confinamento è... il peggio. -Così è. Sfortunatamente per me, Dionisio è mio padre. Sono obbligato a restare qui a causa della mia parte di lui. Ares capì a cosa si riferiva la ragazza quando le assicurò che sarebbe scappata alla prima occasione. I Fae non erano creature addomesticate, erano selvagge e libere, come gli uccelli, se le trattenevi troppo a lungo, finivano per morire. Rinchiudere una fata era come strappare le ali a una farfalla. Decise di non dire altro, capì che era una situazione difficile per la rossa. Dopo qualche altro minuto, la musa terminò il suo lavoro. - Bene, le ferite sono quasi chiuse, penso che per domani sarai come nuovo. È ora che io vada. Ares annuì. Non ha detto grazie e lei non ha detto altro. La musa emerse dalle camere del dio della guerra con i suoi capelli infuocati che svolazzavano dietro di lei. Ed entrambi hanno lasciato l'incontro come qualcosa di passato, che non si sarebbe ripetuto. XXX - Stai bene? Eravamo così preoccupati per te. - disse Nastia appena la vide arrivare al tempio di Apollo. - Sto bene, posso badare a me stesso. - Sì, certo, ma... è Ares, il dio della guerra. Il più coraggioso e crudele degli dei. Avevamo paura... tu... - Ok, ero troppo debole per fare di più che lamentarmi e insultarmi. - Beh, sono contento che tu sia qui, sano e salvo. Daría sorrise, stava cominciando a sentire il tempio come la sua casa, non era come essere libera nelle sue foreste ma almeno le altre muse erano cortesi con lei e non la rendevano meno per non essere del tutto olimpionica. Pensò che nel tempio di Apollo avrebbe finalmente avuto un meritato riposo finché la musa bruna non gli avesse dato la notizia. - Partito? Questa sera? Oh no, sono così stanco oggi. - Lo so, mi dispiace, ma è l'incontro settimanale di Apollo e dei suoi fratelli e... - Sì, l'avevo dimenticato. È solo che sono molto stanco. Le altre muse entrarono in quel momento, la musa del dramma la guardò e quasi si mise a piangere. - Oh, mia cara ragazza. Eravamo così preoccupati per te. - Sto bene, ho dovuto badare a un barbaro solo per poche ore. In cui trascorro la maggior parte del mio tempo dormendo. A dire il vero, non era così male. Non come mi aspettavo e... - Cosa c'era che non andava? - Chiese la musa del dramma- Oh, ragazza mia. Stai avendo un crollo. La prendo per le braccia e la conduco nella vasca dove gli altri cominciarono a massaggiarla ea lavarla. Daría stava per affermare che stava bene, ma quando ha visto l'attenzione che ha ricevuto, li ha guardati con le lacrime agli occhi e ha detto: - Oh, è stato così orribile, quell'orribile mostro mi ha guardato brutto... - Shhh, tesoro, ora sei al sicuro. Nastia alzò gli occhi al cielo quando vide l'esibizione delle muse e se ne andò, c'era ancora molto da preparare per l'incontro.
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