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1016 Words
Gli dei cominciarono ad arrivare uno per uno, tutti più imponenti dell'altro. Quando tutti furono finalmente riuniti, Apollo sollevò il bicchiere. Ma il brindisi fu interrotto dal fragore fragoroso di una carrozza trainata da due enormi destrieri neri. I passi echeggiavano dall'ingresso della sala principale, nessuno, nemmeno un dio osava parlare. Tutti erano così impressionati nel vederlo lì che lo guardavano entrare con tutta la sua ferocia. -Ares - disse Apollo con il suo miglior sorriso finto - Sono contento che tu abbia finalmente deciso di unirti a noi per festeggiare. Ares annuì e prese un bicchiere di vino dal vassoio della musa del dramma che per poco non svenne. 6 Ares, in quanto fratello di Apollo, era sempre invitato alle loro riunioni ma non aveva mai partecipato a una. E poiché il suo rapporto con il patrono delle muse era teso, nessuno se lo aspettava. Le muse si incontrarono quando gli dei iniziarono a chiacchierare e allarmati cercarono di decidere chi lo avrebbe assistito. - Devi essere tu- disse la musa drammatica, guardando Daria -Me? Perché io? -Non è poi così male, l'hai detto pochi minuti fa. -Ero catatonico. - Ebbene, non sarò io... né io... né io...- cominciarono a gridare le muse. -Va bene, vado. - La rossa ha fatto un'imprecazione e ha preso la brocca di vino per andare al main Camera. Daría odiava servire gli dei, non era una semplice ninfa, era una Fata, i Fata non servono nessuno. Il solo sapere che doveva occuparsi di loro la rendeva malata e di cattivo umore. I suoi capelli sembravano ancora più rossi e i suoi occhi grigi erano più freddi. Raggiunse il dio della guerra che era seduto su uno dei divani di velluto rosso di Apollo e si chinò per servirgli il vino. - Vedo che stai meglio- disse senza un accenno di grazia. -Esatto, come hai detto tu, al mattino sarò come nuovo. -Sono contenta, chi altro porterebbe la guerra ai mortali - disse ironica. Non le piaceva molto il compito del dio, così tanti mortali muoiono senza una ragione ragionevole. -I mortali creano le loro guerre anche senza di me. Solo io... -Tu li inciti - accuso. Il dio la guardò negli occhi per qualche secondo, anche se lui era seduto e lei in piedi, i loro sguardi erano quasi allo stesso livello. -Tutti vogliono la gloria, ma solo pochi sono disposti a pagarne il prezzo. - È questo che dice tuo padre? -Dico così. La guerra è necessaria. Inevitabile. -No, non lo è, è indegno degli uomini e spregevole. Mette i deboli prima e i forti dietro gli scudi. Gli innocenti muoiono per le terre e i barbari versano sangue come vino rosso. Il dio la guardò infastidito e poi sorrise. -Non pretendo che una musa capisca le strategie di una battaglia. Cosa devi sapere? se non ti sei mai trovato in una situazione più difficile della scelta del vestito da indossare. Se ne andò infastidita. Cosa sapeva del suo passato? Da quello che sapeva. Potrebbe essere anche più vecchia di lui. E non ne dubitava, perché ricordava chiaramente la pace nel mondo quando era solo una bambina. Protetto dalle braccia di sua madre. E una volta fu abbastanza grande, protetta dalla foresta, come avrebbe dovuto essere, finché i barbari la trascinarono fuori da casa e la depositarono in quella grande gabbia. Il dio della guerra era annoiato e non capiva cosa lo avesse portato a partecipare a questo incontro. Non si è mai presentato per quelle cose, suo "fratello" lo ha invitato solo per cortesia ma entrambi sapevano che non voleva che partecipasse. Capì che gli altri dei non si sentivano bene intorno a lui. Chi vorrebbe? Il conflitto faceva parte di lui e lo portava ovunque andasse. Alzo lo sguardo e la guardo. Indossava un vestito verde lime e i suoi capelli infuocati danzavano sulla schiena scoperta. Tutto di lei era grazia e bellezza e fuoco ed esuberante ferocia. Qualcuno ha ordinato del vino, lei si è avvicinata e lo ha servito. Il dio la toccò dietro e stava per alzarsi e massacrarlo, le sue mani erano già sulla spada ma lei lasciò cadere il vino sull'uomo e lui fece un passo indietro. La musa sorrise maliziosamente. Capì che, sebbene non potesse combattere gli dei, la musa Fata si opponeva giorno dopo giorno alla sua condizione. Forse non poteva battere gli dei, ma questo non lo avrebbe fatto inchinare. Si è difesa. -Vino! - grido. La musa lo guardò e si avvicinò con riluttanza. Riempì il bicchiere e si voltò - Vino! - Gridò di nuovo quando finì il liquido in un sorso. Si voltò e si accigliò. -Tuo padre è il dio del vino, vero? naturalmente, tu sei quello che lo serve. Strinse la mascella e versò la bevanda nel bicchiere, ma non tolse la brocca quando era piena bagnando anche lui. Il dio si alzò e lei fece un passo indietro. Sorrise, beh, non era stupida, sapeva di avere la meglio, almeno contro di lui. Trascorro un periodo in cui mi limito a guardarla, i suoi occhi grigi come l'argento, le sue labbra carnose rosse come fragole, il suo naso all'insù, tipico di una Fae. Ed era così piccolo. Raggiunse a malapena il suo petto, all'altezza della bocca dello stomaco. Certo, era il più alto degli dei, ma comunque. Sembrava di vetro e pensava che qualsiasi tocco l'avrebbe spezzato, ma il suo sguardo non era affatto fragile, sembrava feroce e selvaggio. -Daria cara, è da tanto che aspetto il vino. - Adonis sorrise con la sua stupida faccia e Ares avrebbe voluto strangolarlo. La musa sorrise e si allontanò dal dio della guerra. Si accorse che il bel dio la stava accarezzando e lei stava sorridendo. La rabbia di una battaglia persa lo invase ed uscì in giardino. Si appoggiò all'enorme fontana con la figura di Apollo, suo fratello, sempre lodandosi, quasi somigliando a Narciso. Apollo gli si avvicinò e sorrise. -Sono contento che tu sia venuto. -Non per me, non sono sicuro del perché l'ho fatto- sbottò. -Ma visto che sei qui, divertiti, fratello.
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