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1119 Words
Il giovane biondo entrò di nuovo nella celebrazione e Ares sospirò, pensò di ritirarsi ma tornò dentro. Prima che se ne vada, dovrebbe almeno far perdere i sensi ad Adone. La musa Fae serba è venuta dagli dei stupidi e irritanti. L'aveva già rovesciato "per caso" in numerose occasioni ma loro ancora non capivano. La maggior parte era già abbastanza ubriaca. Lei, essendo la figlia del dio del vino e dell'estasi, ne era divertita. Ma suo padre era tra gli ubriaconi. -Oh, Daria, tesoro, vieni a versarci dell'altro vino. Vino per tutti! Si irrigidì, si avvicinò agli dei e cominciò a riempire i loro bicchieri. -Sei perfetta come tua madre - disse Dioniso quando lo serviva. Lei si limitò a fissarlo. Come osa anche solo parlare di sua madre? - Raccontaci, Dioniso, come hai fatto ad avere una figlia con un Fae? So che sono creature molto selvagge, paragonabili persino alle arpie. - chiese Poseidone. Che, indipendentemente dal fatto che fosse invitato o meno, partecipava a tutte le feste o riunioni dell'Olimpo. La mascella si stringerebbe. Paragonarla a una sporca arpia? -Sì. Ma la regina Morinda si è innamorata di me nel momento in cui mi ha visto. E quando un Fae decide di volere un uomo, niente al mondo può... -Come osi...? - Interruppe Daria. Il silenzio era presente, tutti gli occhi su di lei. -Che cosa? - Chiese suo padre, sfidandola a negarlo. -Non osare parlare di mia madre! Tu... una sporca... ubriaca... sei indegno anche solo di nominarla. Le risate e gli scherni di Dionisio non aspettarono gli dei ma si alzò con rabbia. -Chi pensi di essere per venire e...? - Rilasciò prendendo con forza il braccio della musa. Daria non aveva mai interagito così tanto con suo padre, quando è arrivata all'Olimpo non sapeva nemmeno chi fosse suo padre, ma lui le si è avvicinato e le ha detto chi era... la somiglianza era troppa e lei non ha avuto dubbi una volta provato il vino. Anche così, Daria lo detestava profondamente, sua madre la metteva sempre in guardia dagli dei e soprattutto da suo padre. Quindi Daria ha semplicemente accettato che il dio del vino fosse suo padre e non ha mai voluto parlargli. Per più volte, cerco di avvicinarmi. Daria cercò di liberarsi dalla presa di suo padre ma lui glielo impediva, così approfittando del fatto che aveva la brocca di vino tra le mani, gli gettò il liquido in faccia. La musa chiuse gli occhi quando vide alzarsi la mano di Dioniso. E mi aspetto un colpo che non è mai arrivato così aprì lentamente gli occhi e vide Ares che teneva il braccio di Dioniso e stava per romperlo. - Prova a farlo di nuovo e ti strappo il braccio. - Il dio si liberò in silenzio. Daria vide che anche Apollo si era alzato in piedi. Il santo patrono delle muse li custodiva con zelo. Non avrei mai permesso che Dioniso le facesse del male, anche se fosse suo padre. Ma il dio della guerra era stato più veloce. -Come desidera. Non ne vale la pena comunque. Lei è solo una musa. Non so perché Zeus si ostina a tenerla qui, è pericolosa per tutti noi. Non ci si deve fidare dei Fae. -Abbastanza Ares, è troppo ubriaco. - Hermes rilasciato, provocando la guerra per scatenare Dioniso quando alla fine lo ha fatto, l'ala ha preso il dio del vino da lì, così ubriaco che riusciva a malapena a camminare. Tutti i presenti hanno continuato i loro discorsi fingendo che non fosse successo nulla ma lo sguardo del dio della guerra si è posato sulla musa Fae e da lì non si è mosso per il resto della notte. Incapace di sopportare più tensione e umiliazione, la musa uscì in giardino. L'incontro terminò bruscamente quando un infastidito Apollo avvertì Dioniso e tutti i presenti di non tentare mai più di ferire una delle sue muse. Tutti sapevano quanto fosse geloso Apollo con i suoi "soli" e nessuno avrebbe mai osato fare del male a nessuno. Dopotutto, Apollo era il favorito di Zeus e nessuno lo voleva come nemico. Ares uscì nel giardino sul retro in cerca della sua carrozza. Si fermò di colpo quando la vide. Sorrise felice mentre accarezzava i suoi destrieri. Si accigliò, gli animali scossero la testa e scalciarono a terra per attirare l'attenzione e si irritavano se lei si allontanava solo per un momento. Si avvicinò a lei. Lo guardò e il sorriso scomparve. Riportò la sua attenzione sui destrieri che la stavano chiedendo con forza. -Sono tuoi? - È divertente, non li ho mai visti comportarsi così. -Forse perché li colpisci sempre. - La musa si liberò, indicando la frusta sul carro. -Adoro questi stalloni, non gli farei mai del male. Erano un regalo di mia madre. - Comunque, porta tu la frusta. -Sono forti, non gli fa male. Lei lo guardò un attimo infastidita, ma il cavallo a destra le diede una pacca sulla spalla con la fronte per attirare di nuovo la sua attenzione. Si voltò e lo accarezzò e quello a sinistra nitrì di rimprovero. -Ezequiel e Montiel. - glielo faccia sapere il dio. Lei annuì sorridendo. Il suo sorriso era leggero, il dio si rese conto che tutti i sorrisi dati nell'incontro erano stati falsi. Senza sapere cos'altro dire, ma senza voler partire, il dio si voltò e guardò in alto verso il cielo. -Perché sei venuto? Non l'hai mai fatto. - Chiese la musa senza guardarlo. -Domani andrò a un'altra guerra. Pensavo che una notte di relax mi avrebbe aiutato. La musa lo guardò da sopra la spalla e strinse le labbra. -Grazie, per... quello che hai fatto... Si voltò e la guardò, i suoi occhi erano meno freddi e le sue guance erano più rosse del normale. Faceva fatica a ringraziarla. - Intendi di tuo padre? Si accigliò, non infastidita, anzi sembrava che sentire la parola "padre" le causasse disagio. -Sì. Lui annuì. -Beh, mi hai aiutato con le mie ferite, quindi è il minimo che potessi fare. Entrambi trovarono il momento molto scomodo, così il dio lo fece notare. -Sei solo una semplice musa. L'ho visto necessario. L'unica cosa che sai fare è... ballare sotto la pioggia e cose del genere. La musa rise. - Buona fortuna portando sfortuna ai mortali, mio ​​signore - disse con ironia. Non rispose, la guardò solo allontanarsi con tale grazia che sembrava fluttuare. E si sentiva disperato quasi quanto i suoi destrieri. La musa in cima al muro quando raggiunge i suoi alloggi e sento chiaramente la carrozza del dio partire con un brivido. Si morse le labbra e vorrei che il dio tornasse illeso alla fine della guerra.
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