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1421 Words
La musa trascorse i giorni successivi distratta. Le muse le chiedevano continuamente il motivo del suo comportamento ma nemmeno lei lo capiva. La frutta sembrava meno dolce e quella senz'acqua fresca. Il radioso senza sole e il sogno non vennero. Non avevo mai sentito niente del genere. Apollo apparve davanti a lei una notte e la separò dalle altre muse. - Daria cara. Ares è tornato dalla guerra e sua madre mi ha chiesto di mandargli di nuovo una delle mie muse... - si leggeva la preoccupazione sul volto del dio. Daria si accigliò, una parte di lei elettrizzata nell'apprendere questa notizia. - Daria, non credo che nessuno degli altri potrebbe sopportare di stargli vicino a lungo, hai visto tu stesso come si sono comportati all'incontro... - Capisco Apollo. Andrò. XXX La musa arrivò davanti agli enormi cancelli dorati del palazzo del dio della guerra. Entro senza nemmeno bussare e spero di vedere la stessa scena della volta precedente, un dio torturato e debole. Ma trovò l'uomo in piedi che si toglieva l'armatura. Sentendolo si voltò verso di lei e le sorrise, non di traverso, fu un sorriso sincero per qualche secondo, prima di accorgersene e costringersi a cancellarlo. - Apollo... mi ha mandato. - Lo so, mi dispiace che ti abbiano mandato di nuovo a fare un lavoro così spiacevole. La musa si avvicinò e lo guardò. Questa volta non era ferito gravemente. Solo qualche ferita superficiale, l'armatura aveva avuto la peggio e lei gioiva interiormente. - Ti aiuterò io. - Disse vedendo le lacerazioni sul viso e sul petto. Lo fece sedere e cominciò a pulirgli le ferite sul viso. Erano così vicini che potevano sentire l'odore l'uno dell'altro, lei sapeva di rose e di alcuni fiori che lui non riusciva a identificare e lui sapeva di sangue, polvere e morte, mescolati al suo inconfondibile aroma. Per qualche ragione, la musa ha trovato il profumo virile e inebriante. - Vinto? - Sempre. - l'orgoglioso dio rilasciato. Con la sua voce profonda e rauca. - Ci sono stati molti morti? - Sempre. - Ripeté, anche se meno orgoglioso. Lei annuì senza guardarla negli occhi. - Ti sei mai pentito di una guerra? Dio non doveva pensarci molto, conosceva la risposta, ci pensava molto. Anche così, sono lento a rispondere. -La guerra di Troia. Ero dalla parte sbagliata per... le ragioni sbagliate. E sono successe cose che... anche adesso... mi dispiace... che anche oggi... vorrei poter cambiare. Il dio la guardò, e anche con ragione offuscata dal suo dolore, riuscì a vedere il suo. - Cosa sta succedendo? La musa si alzò e voltò le spalle per sciacquare il panno nell'infuso di erbe. - So di quella guerra... Un uomo che amavo morì nella guerra di Troia. Si accigliò, cercando di capire, ma un nuovo sentimento lo travolse, mettendo da parte il risentimento, il dolore e i ricordi della dea della bellezza e delle battaglie insensate, un fuoco irrevocabile gli riscaldò il petto. - Chi? - Chiese con voce roca, proprio quella che usava quando parlava al nemico in combattimento. La musa finì di sciacquare il panno di lino nell'infuso e si voltò. Lo trovò in piedi e si diresse verso di lui costringendolo a rimettersi a sedere, iniziando a curare le ferite sul petto. Fu allora che si accorse della luce rossa emessa dal dio. - Rispondimi. - Era un grande guerriero. Achille. - La musa rispose con un cipiglio. Achille, lo conosceva, aveva combattuto contro di lui, era stato la causa della morte di sua figlia, non aveva goduto altro che la sua morte. E ora lei... stava piangendo per lui? La rabbia iniziò a invadere la sua mente. smetto di pensare... - Ho sentito che una freccia avvelenata gli ha trapassato il tallone e... è morto. La tristezza nella ragazza era percepibile dal dio e questo lo fece infuriare ancora di più. Il suo respiro accelerò e si approfondì come quello di un animale in gabbia. - Non potevo nemmeno dirgli addio. Quando mi hanno preso, non l'ho più visto... è stato il mio unico amico per molto tempo... Si voltò di nuovo, asciugandosi gli occhi acquosi, e si voltò per trovare il dio di nuovo in piedi. Il bagliore rosso lampeggiante e il fumo nero lo fecero indietreggiare. Il dio si accigliò voleva prenderla e attirarla di nuovo a sé. Dopo un momento in cui lo guardò confusa sbottò: - Cosa c'è che non va? I tuoi occhi sono rossi. Il dio fece un passo indietro e fu strano e felice allo stesso tempo. Non molti hanno avuto la fortuna di vederlo nel suo divino splendore e vivere per raccontarlo. Regolarmente, quando il bagliore rosso evidenziava la morte, si precipitava in sua presenza. - Non importa adesso... è successo tanto tempo fa... sarà felice nei Campi Elisi... io preparerò il bagno. Vederla allontanarsi fu una tortura anche per quella frazione di tempo, non poté fare a meno di seguirla e guardarla preparare la vasca con sali profumati e petali di fiori dalla soglia. La verità era che aveva pensato alla musa mentre era via. Anche Enio gli aveva chiesto cosa diavolo avesse? Nemmeno lui aveva la risposta, era solo una musa che si era presa cura di lui per un paio di giorni. Tuttavia, si ritrovò a chiamare sua madre lo stesso giorno in cui arrivò all'Olimpo e le chiese di dire ad Apollo di mandargli di nuovo una musa. - Pronto, puoi entrare. - Rilasciò la musa, toccando l'acqua con le dita per controllare che fosse calda. Si accigliò, non gli piaceva essere lavato, come se fosse un neonato come se non potesse farlo da solo, ma sapere che le morbide mani della musa sarebbero state su tutto il suo corpo... era semplicemente irresistibile. Si tolse l'ultimo pezzo di stoffa sul corpo, una coperta di seta che copriva la sua mascolinità, ed entrò nella vasca. La musa si voltò e fece finta di avere delle cose da fare finché l'acqua non finì di coprirlo. Borbottò, non era un esibizionista ma... non avrebbe fatto male vedere il desiderio riflesso negli occhi della musa quando vedeva la sua nudità. La musa iniziò a pulire delicatamente e delicatamente i residui di guerra dal suo corpo. Si concentrò nello stesso modo a pulirlo come a guarire le sue ferite. Faccio la schiuma e sciacqui i suoi lunghi capelli neri in modo tale che non avrebbe mai pensato di sentirsi così rilassato. Non aveva mai vissuto una situazione più e*****a e la musa lo stava solo pulendo. Rise quasi, aveva avuto migliaia di donne a sua disposizione, facendo proprio quello che voleva e una musa, una musa mezza Fae lo disarmava solo accarezzandolo. Finito il bagno uscì dalla vasca e bevve un paio di bicchieri di ambrosia. Gliene offrì uno e lei rifiutò. - Sei figlia di un dio, puoi berla, non molto ma... - Ambrosia è mortale per i Fae. Abbassò il bicchiere offerto e lo mise da parte. - Mi dispiace, non so molto dei Fae. - Non sono sorpresa- disse la musa infastidita. - Voi dei credete di essere superiori e non vi preoccupate di incontrare altre creature. - Hai ragione, vorrei riscattare quella colpa. Parlami di loro, dei Fae. Questo la lasciò senza parole, si aspettava un commento difensivo dal dio, come se i Fae non meritassero che gli dei si preoccupassero di sapere di loro o qualcosa del genere. Ma Ares ha semplicemente accettato il suo commento e ha deciso di risolverlo. Lei sorrise e poi si morse il labbro. - Forse dovrei tornare al tempio di Apollo. Mi hanno appena mandato a curare le tue ferite e loro sono... Il dio finse un dolore al fianco e poi la vide e sorrise. Sembrava non capire. - Penso di non stare ancora molto bene, vieni. - Tendo la mano - Forse una chiacchierata mi farà stare meglio. Lei sorrise e gli prese la mano, il dio andò in camera e si sedette sul letto, la musa prese il vassoio della frutta e gli diede una fragola in bocca. - Parlami di te... di come vivi... con i Fae. - chiese Ares. Gli piaceva essere nutrito dalla musa e dalla sua conversazione in cui continuava a rimproverare gli dei in ogni momento. Era passato molto tempo da quando si sentiva rilassato, felice. E da parte sua, non aveva dimenticato a lungo che viveva in cattività, ma vicino al dio, evocava i ricordi di sua madre, dei suoi fratelli, dei suoi amici e si sentiva di nuovo felice.
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