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1908 Words
Ares maledetto. La guerra lo aveva raggiunto di nuovo. Vide la musa sdraiata sul divano e si avvicinò a poco a poco. La svegliò accarezzandole la guancia il più dolcemente possibile. - Svegliati musa, finalmente tornerai ad Apollo- sussurro. Daría aprì gli occhi e sorrise. Rimase seduto immobile nella confusione del sogno e si stropicciò gli occhi. - Che cosa? - Ti porterò all'Apollo. Devo andare. - Dove? - Una battaglia. - Altro? Ma cosa succede se sei appena tornato da uno? - La guerra non si vince da soli. Hanno bisogno di me- La musa si accigliò. - È barbarie. Innocenti che si uccidono a vicenda per il capriccio degli dei. E cosa si guadagna da questo? - La gloria- rispose. Appoggiando le braccia allo schienale del divano, con un mezzo sorriso. - No, sono riusciti a confondere la vittoria con la gloria. Il dio sorrise e si avvicinò ancora di più a lei. - E qual è la gloria della musa? - La gloria è l'estasi mascherata da sanità mentale. I suoi mari argentei lo inondarono e per un secondo poté sentire la gloria senza nemmeno combattere. - E la vittoria? - E' solo una scusa effimera per litigare. - Lo terrò a mente- disse in un dolce sussurro. - Ma è ora di andare. - Le offrì la mano per aiutarla ad alzarsi. La musa salì sulla carrozza del dio, i destrieri nitrirono felici nel vederla e lei sorrise loro divertita. Il dio salì dietro di lei e la musa si tenne sulla parte anteriore del carro. Ha frustato gli animali e hanno cominciato a correre. Dopo un paio di manovre, la musa si voltò e abbracciò la vita del dio. - Sei un barbaro! Puoi ucciderci! - urlo seccato. - Starai bene se tieni duro. - Disse facendo andare più veloci i cavalli. Poteva sentire le braccia della musa stringerlo più forte e sorrise. Continuò a sorridere finché non raggiunsero il tempio di suo fratello. Era già l'imbrunire quando entrarono dalle enormi porte. - Combatterai già? - No, ci prepariamo, la lotta è fino a domani. Apollo uscì per salutarla, fissando Ares. Il dio sollevò un sopracciglio in attesa di qualche richiesta, ma Apollo rimase solo di fronte a Daria guardando mentre Ares doveva voltarsi e iniziare a uscire dal tempio. Il dio sentì una mano delicata afferrargli il polso prima di salire sulla carrozza. - Abbi cura di te, Ares. Non esporsi per una vittoria fugace. E... La musa tacque quando sentì le braccia del dio attorno al suo corpo. - Tornerò presto, musa. Non preoccuparti per me. Continua a ballare sotto la pioggia senza preoccuparti. - È quello che fanno le ninfe. - Lo so- disse, salendo sul carro e sferzando con la frusta i destrieri. Si voltò e le sorrise prima di allontanarsi. XXX - Ares è tornato? - chiese Daria ad Apollo quando sentì la conversazione avuta con Artemide. - Sì, ma non preoccuparti, questa volta tua madre non ti ha mandato a chiamare. La musa annuì, sforzandosi di essere sollevata. Tornò ai suoi affari, ispirando i mortali dal tempio, vagando per i giardini, chiacchierando di argomenti vaghi con le altre muse. Ma il dio non ha mai lasciato i suoi pensieri. Perché non l'hanno chiamata questa volta? Può essere che non si sia fatto male? Me lo aspettavo. E meglio per lei che non la chiamasse, non era una semplice domestica. Era una musa... una mezza fata tra l'altro, ed era meglio che stesse lontana dagli dei. Gli dei sapevano solo ferire e... e... Ricordò il dolce bacio che le aveva dato Ares e poteva quasi sentirne il sapore sulle labbra. Piena di rabbia con se stessa, fece voto di non andare al suo tempio. Non sarebbe andato, se non l'avesse chiamata, sarebbe stato per qualcosa, anche se ... Forse Apollo era finalmente riuscito a fermarli chiedendo alle sue muse, e... in tal caso, avrebbero chiamato qualcun altro per curare le ferite di Ares? O sarebbe solo, a soffrire? Ricordò la prima volta che lo vide e il suo cuore si spezzò. Non dovrebbe soffrire da solo... nessuno dovrebbe soffrire da solo. Quando Apollo lasciò il tempio per portare avanti il ​​giorno, anche la musa lo fece. Arrivo al tempio di Ares con un cesto pieno di rami medicinali. Aprì l'enorme portone e guardò fuori per un attimo, non si udì nulla e la sua più grande paura era trovare il divino la prima volta che lo aveva visitato, o peggio. Camminò lentamente verso la stanza del dio quando stava per bussare alla porta che aveva aperto. Ares, con una coperta intorno alla vita, la guardò sorpreso. - Daria La musa sorrise quando lo vide al sicuro. - Stai bene. Sono contenta, io... pensavo... sono venuta perché ho sentito che eri arrivato dalla battaglia. Pensavo che forse... eri ferito. - No, la battaglia è finita prima del previsto. Sono fuggiti, non molti sono rimasti feriti- Il volto della musa brillò. - Questo va molto bene. -Sì - rilasciò il dio senza riuscire a smettere di guardarla. Improvvisamente il suo sorriso svanì, si avvicinò a lei, chiudendosi alle spalle la porta della stanza, e la condusse sul divano davanti ad un'enorme finestra che dava sul giardino. - Sei uscito a tagliare quelle erbe? - Sì, i Fae li usano negli infusi, preparano un tè con loro, potrei metterne un po' anche nella vasca, credo servano per cicatrizzare le ferite... ma non funzionerebbe se non hai ferite- Esito, ero nervosa. Perché era andato? Era ovvio che non era stata chiamata perché il dio non ne aveva bisogno. - Sono contento che tu sia venuto- disse il dio. Daria sorrise. Stava per accettare di essere stata preoccupata quando la porta della camera si aprì di nuovo. Una dea minore che Daria non aveva mai visto uscì coperta da una delle coperte che il dio le portava intorno alla vita. Era bellissima, bionda e il suo viso era perfetto. Daría capì perché il dio non l'aveva chiamata. - Mio signore, mi scuso, non sapevo fosse un momento inopportuno - disse la musa alzandosi. Il dio le prese il polso e la costrinse a voltarsi. - No…non è…- sbottò senza sapere cosa fare o dire in una situazione del genere. - Scusa per l'interruzione. Non succederà più. La musa si allontanò e lasciò il tempio di Ares il più velocemente possibile sentendosi la musa più stupida dell'Olimpo. Ares gli tenne la testa con entrambe le mani, frustrato. Era stufo di sentirsi così. Era uscito dalla battaglia più che felice, volendo chiamare di nuovo la musa. Ma si era trattenuto, ricordando le parole di Enio: Aveva arricciato il naso proprio quando lo aveva visto. - Cosa c'è che non va in te Ares? Sembri diverso. - Diverso? - Ha rilasciato senza vederla. - Cosa hai fatto sull'Olimpo, eh? - Sai benissimo che torno... mi vendicherò... ci vendicheremo... su chi ci ha fatto Enio. - O si? E suppongo che tu abbia fatto molti progressi con il piano, vero? - A... qualcosa... sinceramente, non sono riuscito ad avvicinarmi a Zeus quanto avrei voluto- sbuffò Enio - Non ti fidi di me. - Non mi fido di te in questo momento, Ares. - Enio incrociò le braccia - Faresti meglio a non ricominciare a giocare con il cane di Afrodite o ti taglierò la testa e mi bagnerò nel tuo sangue. Ares fece una smorfia di disgusto, ma non per la minaccia di sua sorella che non dubitava che avrebbe eseguito, ma per la sola idea di tornare da Afrodite. - No... non sto con Afrodite, Enio. Non sono così stupido. - Non stai con Afrodite... quindi... con qualcun altro? - Non! Enio lo fissò. - Beh, faresti meglio. Ricorda perché sei tornato nell'Olimpo di Ares. Non è a causa di un paio di occhi civettuoli. Non importa se si scopre che è quella puttana o un'altra, il risultato è lo stesso, tu, che trascuri i tuoi doveri. Ti dimentichi quello che vuoi. Enio aveva ragione, era stato tutto il tempo che era stato sull'Olimpo a pensare alla musa, era andato per lei, aveva perso tempo prezioso semplicemente tenendola nella sua tempia per cosa? Non voleva nemmeno essere lì comunque. Quello che provava per la musa ogni volta che la vedeva era... era pericoloso, sapeva meglio di chiunque altro cosa potesse causare il desiderio sfrenato di una donna. Ha messo a repentaglio la sua missione, la sua vendetta. A se stesso. Così decise che al suo ritorno non l'avrebbe chiamata più, l'avrebbe lasciata con Apollo, a cui apparteneva. E lui... avrebbe trovato un'altra donna per placare la sete che gli provocava il ricordo della musa. Così aveva chiamato un'altra donna appena arrivato al suo tempio, una donna che lo voleva. Arianna, in precedenza lo aveva compiaciuto e non provava nulla per lei tranne il desiderio fisico e nulla di pericoloso. Tuttavia, si sentiva scioccato e confuso per il fatto di non riuscire a togliersi la musa dai capelli rossi dai suoi pensieri in nessun momento. Lui grugnì. Con rabbia cercò i suoi vestiti e lasciò il tempio in cerca della musa. XXX Quando arrivò al tempio di Apollo il sole stava già tramontando, ma suo fratello non c'era ancora. Le muse urlarono quando lo sentirono arrivare. Sono corsi a nascondersi ma sono riuscito a prendere il braccio di uno di loro. - Daria, dov'è? - Chiese con la sua voce profonda. La musa vacillò terrorizzata. - No... non lo so... è partita per un po'... non è tornata. Non era tornata. Ma aveva lasciato il suo tempio molto tempo prima... dov'era lei? - Dov'è? - Ringhiò alla musa che stava piangendo di paura. Sentì che qualcuno lo costringeva ad allontanarsi dalla musa. - Non osare toccare di nuovo nessuna delle mie muse di Ares, ti avverto- gli disse furioso Apollo, l'aura blu di Apollo che emanava da lui. - La musa, dov'è? - Daria? Non lo so, era qui quando me ne sono andato. - Sei un dannato oracolo, dimmi. - Si è infuriato. Poteva sentire il fuoco dentro di lui. Se non l'avesse trovata presto, avrebbe distrutto questo posto, mattone dopo mattone. Apollo, più preoccupato per la musa che per seguire gli ordini di suo fratello, si rivolse alle sue muse. - Cosa sai di Daria? Dov'è andato? - Non ce l'ha detto. Se n'è appena andata, lo fa spesso. Lo sai, Apollo. - una delle muse liberate. Gli occhi rossi di Ares e il bagliore nero che emanava impedivano alle muse di avvicinarsi, nemmeno Apollo voleva essergli vicino in quel momento. - HAI ECCO LA MUSA ?! - urlo furioso. Le muse urlarono e la musa della tragedia cadde in ginocchio. Fu lei che non ce la fece più e cominciò a parlare. - È ben nota la sua storia d'amore con Adone, scommetto che è lì. Ares iniziò a rilasciare il bagliore nero ancora più forte, lasciò il tempio così velocemente che le muse non ebbero nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo. Apollo guardò Mel infastidito e seguì Ares. - Ares, non sta a te andare alla ricerca delle mie muse. - Non è qualcosa che dici, fratello. - SONO LE MIE MUSE! - NON! - Rilasciato Ares girandosi - È MIA, È LA MIA MUSA! Apollo fece un passo indietro quando sentì il potente fumo nero del dio della guerra. Ares salì sul suo carro al tempio di Adone.
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