15. Le stanze di Martine non avevano tocchi femminili degni di questo nome. Contenevano cassepanche, tavoli, sgabelli, bauli e un grande telaio (forse il tocco femminile era quello). Le pareti erano decorate da degli arazzi e da un affresco, proprio nel primo salotto. Restai in piedi accanto alla porta, mentre attendevo che la mia ospite si degnasse di comparire. La sua cameriera mi aveva annunciata da cinque minuti, la sua dama di compagnia mi aveva chiesto di aspettare, con aria piuttosto spaventata. Finalmente Martine uscì dalla sua camera. Indossava un elegante abito di velluto, un velo di broccato pesante e una specie di mantellina corta. Non era truccata. Feci il mio solito inchino un po’ goffo. «Madame d’Ailly». «Potete chiamarmi Martine, visto che ora siete la mia matrigna».