Selene
“Lotto nove, articoli speciali,” annuncia il banditore d’asta.
Sono in piedi sulla piccola piattaforma e fisso un oceano di luce bianca. I fari mi accecano prima che mi ricordi di tenere lo sguardo a terra. Devo apparire sottomessa. Un perfetto animaletto da compagnia per un vampiro.
“Femmina, lupa mutante, ventidue anni. È stata addestrata nell’arte della sottomissione, ma…” La voce del banditore esita e si fa più bassa. “Non le è mai stato succhiato il sangue. Non è neanche mai stata montata. Esatto, gentili signore e signori vampiri: è vergine.”
È la mia immaginazione a creare questo mormorio di eccitazione al di là delle luci? Il mio addestramento prende il comando e rilassa i miei lineamenti prima che possa piegare le labbra in una smorfia di disgusto.
“Girati, dolcezza, facci vedere un po’,” mi ordina il banditore.
Ruoto diligentemente su me stessa, tornando infine alla posizione iniziale. Abbasso un poco la testa.
“Le offerte partono da centomila,” esclama il banditore. “Centomila per questa vergine, pura e intatta. Ho cento… sì, là in fondo. Il signore con il farfallino rosso. Nessun altro vuole questo delizioso esemplare di bellezza mutante? Qualcuno offre due…” Le puntate salgono, incitate dalle parole entusiaste del banditore. Socchiudo gli occhi per la luce. Quante persone ci sono nel pubblico? Dieci? Venti? Cento? Da qualche parte, forse nel loggione, Xavier sta guardando.
Non ha importanza. Io mi trovo qui solo per un vampiro. Uno soltanto. Lucius Frangelico. Devo catturare il suo interesse.
Abbasso lo sguardo sul palco e cerco di apparire docile. Cosa potrebbe stimolare un re dei vampiri a fare un’offerta per avermi? Mi lecco le labbra rosse, ma non riesco a impormi di mettermi in una posa sensuale, non con questa voglia che ho addosso di dare un pugno a qualcuno per avere soggiogato dei mutanti e averli costretti a partecipare a un evento tanto disgustoso.
Sento i pugni fremere per il desiderio di serrarsi. Mi sforzo di rilassare le spalle.
Finirà presto.
* * * *
Lucius
Non è sottomessa.
Questa è la prima impressione che ho della bellissima lupa. Fissa il pavimento davanti ai suoi piedi scalzi. Ogni volta che il banditore d’asta parla della sua verginità, l’angolo della sua bocca ha un piccolo scatto. L’hanno vestita con una robetta che non è niente, un indumento più simile a una négligé che a un abito da sera. Una cosa di seta che implora di esserle strappata di dosso. Ha dei lividi sulle braccia – segno che è stata malmenata – ma niente in lei è fragile. È alta, seducente, un’Amazzone con una corona di capelli biondo platino.
C’è qualcosa di familiare in lei. Alza la testa e lancia un’occhiata torva in ogni angolo del teatro, e il ricordo è perduto. Il mio corpo reagisce, il sangue mi scorre verso il ventre. Come ci si potrebbe sentire a possedere una creatura così? A domarla e dominarla?
Modulo la mia espressione in modo che appaia annoiata. La lupa mi tenta, ecco tutto. Una cosa nuova e divertente per intrattenere per un po’ la mia attenzione. L’immortalità riduce tutto – il piacere e il dolore – a un diversivo temporaneo. Ma questa lupa potrebbe farmene dimenticare per un po’.
E poi assomiglia a qualcuno che conoscevo una volta…
Sul palco, si lecca le labbra dipinte. Sento i pantaloni stringersi e le mani si chiudono in due pugni. Il mio cartellino per la puntata è sul pavimento, accanto alla mia scarpa. Deve averlo lasciato Dante.
Non farò nessuna offerta stasera. Ma la tentazione è fortissima.
Nella fila davanti a me, Theophilus si schiarisce la gola. “Vede cosa intendo, signore?”
“Sì.” Mi chino in avanti per osservare meglio la lupa. “Sì, lo vedo.”