Lei l’avrebbe circondata di premure; lei l’avrebbe migliorata; l’avrebbe distaccata dalle sue cattive amicizie, e l’avrebbe introdotta nella buona società; avrebbe formato le sue opinioni e le sue maniere. Sarebbe stata un’impresa interessante, e certo molto buona; in sommo grado consona alla sua posizione al suo tempo libero, e alle sue capacità.
Era così intenta ad ammirare quegli occhi azzurri, a parlare e ad ascoltare, e a formare tutti quei progetti negli intervalli, che la serata volò via con insolita rapidità; e la tavola della cena che sempre concludeva tali riunioni, della quale essa era stata solita aspettare con impazienza il momento, era bell’e apparecchiata, e accostata al focolare, prima che lei se ne rendesse conto. Con un’alacrità che andava oltre al comune impulso di uno spirito che pur non era mai indifferente al merito di fare ogni cosa bene e ammodo, col reale zelo d’una mente che si compiaceva delle proprie idee, ella fece allora tutti gli onori della cena, e servì e raccomandò il pollo tritato e le ostriche panate con una insistenza che sapeva sarebbe riuscita accetta alle ore non inoltrate e agli scrupoli cerimoniosi dei suoi ospiti.
In tali occasioni i sentimenti del povero Mr. Woodhouse erano in preda a un triste conflitto. Gli piaceva di vedere stesa la tovaglia, perché tale era stata la moda della sua giovinezza; ma d’altronde il suo convincimento circa la totale insalubrità delle cene lo riempiva d’afflizione anzichenò a vedervi porre sopra qualcosa; e mentre il suo senso d’ospitalità avrebbe desiderato che i suoi visitatori facessero onore a ogni portata, la sua sollecitudine per la loro salute gli rendeva penoso che essi mangiassero.
Una piccola scodella di pappa d’orzo diluita come la sua era tutto quel che in coscienza egli poteva raccomandare, sebbene potesse sforzarsi a dire, mentre le signore facevan piazza pulita delle cose più ghiotte:
«Mrs. Bates, vi consiglierei d’arrischiarvi con una di queste uova. Un uovo bollito morbido non è insalubre. Serle sa bollire un uovo meglio di chiunque. Non raccomanderei un uovo bollito da un’altra persona, ma non dovete aver timore, son così piccine, vedete, uno dei nostri ovetti non può farvi male. Miss Bates, permettete che Emma vi dia un pezzettino di torta, un pezzetto piccolo piccolo. Le nostre son tutte torte di mele. Con noi non dovete aver paura di conserve indigeste. Non vi raccomando la crema. Mrs. Goddard, che direste d’un mezzo bicchiere di vino? Un mezzo bicchierino... in un bicchiere d’acqua? Non credo che vi riuscirebbe pesante.»
Emma lasciava che il padre dicesse, ma serviva i visitatori in uno stile molto più soddisfacente: e quella sera provò un gusto particolare a mandarli via contenti. La contentezza di Miss Smith fu proprio quale ella s’era ripromessa. Miss Woodhouse era una persona così importante a Highbury, che la prospettiva di venirle presentata aveva causato non meno panico che piacere, ma l’umile e grata giovinetta se ne andò via coll’animo indicibilmente p**o, incantata dell’affabilità con la quale Miss Woodhouse l’aveva trattata tutta la sera e, alla fine, le aveva persino stretto la mano!
Capitolo IV
L’intimità di Harriet Smith a Hartfield fu presto cosa fatta. Pronta e decisa nei modi, Emma non perse tempo nell’invitarla, nell’incoraggiarla, e nel dirle di tornare sovente; e come cresceva la loro conoscenza, così aumentava la soddisfazione che esse provavano l’una per l’altra. Come compagna di passeggiate, Emma aveva subito previsto quanto avrebbe potuto trovarla utile. A questo riguardo la perdita di Mrs. Weston era stata notevole. Il padre di Emma non andava mai di là del vivaio, dove due partizioni del terreno gli bastavano per la sua passeggiata lunga o per quella breve, a seconda della stagione; sicché dopo il matrimonio di Mrs. Weston, Emma aveva fatto troppo poco moto. Una volta s’era avventurata da sola fino a Randalls, ma non era piacevole; perciò una Harriet Smith, una che essa avrebbe potuto quandochessia invitare a fare una passeggiata, avrebbe costituito un’apprezzabile aggiunta ai suoi privilegi. Ma sotto ogni rispetto, più la vedeva e più la stimava, e si rafforzava nei suoi benevoli disegni.
Harriet non era certo d’ingegno vivace, ma possedeva un’indole dolce, docile, riconoscente; era affatto libera da presunzione; e desiderava soltanto di essere guidata da chiunque avesse un ascendente su di lei. La prontezza con la quale si era affezionata a Emma era molto simpatica; e la sua inclinazione per la buona compagnia, la sua capacità di apprezzare ciò che era elegante e ingegnoso, mostravano che non mancava di gusto, sebbene non ci si potesse aspettare da lei robustezza d’intelligenza. Insomma essa si era persuasa che Harriet Smith era esattamente la giovane amica che le ci voleva: esattamente quel certo che necessario alla sua felicità domestica. Un’amica come Mrs. Weston era fuori questione. Non c’era da aspettarsene una seconda. Né essa l’avrebbe desiderato. Si trattava di cosa ben diversa, d’un sentimento distinto e indipendente. Mrs. Weston era oggetto di una considerazione che aveva la sua base nella gratitudine e nella stima. Harriet sarebbe stata amata come una persona a cui essa poteva riuscire utile. Non c’era da far nulla per Mrs. Weston; per Harriet c’era da far tutto. I suoi primi tentativi di rendersi utile furono diretti a scoprire chi fossero i genitori; ma Harriet non lo sapeva. Era pronta a dir tutto quel che poteva, ma su questo punto le domande erano vane. Emma era ridotta a immaginare quel che le piaceva, ma non poteva mai credere che, ove si fosse trovata nella stessa situazione, essa non sarebbe riuscita a scoprire la verità. Harriet mancava di penetrazione. Era rimasta paga di sentire e di credere né più né meno di quanto era parso a Mrs. Goddard di dirle; e non aveva investigato oltre.
Mrs. Goddard, e le insegnanti, e le educande, e in genere gli affari della scuola, formavano, com’è naturale, gran parte della sua conversazione, e non fosse stato per la sua amicizia coi Martin della fattoria del Mulino dell’Abbazia, sarebbe stato tutto. Ma i Martin occupavano parecchio i suoi pensieri; aveva passato da loro due mesi felici, e ora non si stancava di discorrere dei piaceri della sua visita e di descrivere le molte comodità e meraviglie del posto. Emma incoraggiava la sua loquacità divertendosi di tal descrizione d’una categoria di esseri diversi, e godendo della ingenuità giovanile che poteva parlare con tanta esultanza dei due salotti di Mrs. Martin - due bellissimi salotti davvero; uno grande proprio quanto quello di Mrs. Goddard - e della prima cameriera di Mrs. Martin che aveva vissuto venticinque anni con lei; e delle sue otto vacche, due della razza Alderney, e una, una piccola vacca gallese, tanto carina, alla quale essa era così affezionata, che Mrs. Martin aveva detto che la si doveva chiamare la sua vacca; e del bel padiglione che avevano in giardino, dove un giorno o l’altro dell’anno seguente avrebbero tutti preso il tè: un gran bel padiglione, capace di contenere una dozzina di persone.
Per qualche tempo Emma si divertì, senza rifletterci più che tanto; ma come venne a conoscer meglio di che famiglia si trattava, nacquero altri sentimenti. Essa s’era fatta un’idea sbagliata, immaginando che si trattasse di madre e figlia, d’un figlio e della moglie di costui, che abitavano tutti insieme, ma quando risultò che Mr. Martin, che aveva una parte nella narrazione, ed era sempre nominato con elogio per il suo gran buon carattere nel far questo o quello, era uno scapolo; che non c’era una giovane Mrs. Martin, nessuna moglie; sospettò che vi fosse un pericolo per la sua piccola amica in tutta questa ospitalità e cortesia, e che se non la si teneva d’occhio, le sarebbe stato richiesto di lasciarsi cadere in basso per sempre.
Con questa idea a ispirarla, le sue domande crebbero di numero e di significato; e in modo particolare essa condusse Harriet a parlare di più di Mr. Martin ed evidentemente a lei non dispiaceva. Harriet non si fece chieder due volte di parlare della parte che egli aveva avuta nelle loro passeggiate al chiaro di luna e nei lieti giochi serali; e s’indugiava assai a illustrare il suo buon carattere e la sua cortesia. Un giorno aveva fatto un giro di tre miglia per portarle delle noci, perché lei aveva detto che le piacevan tanto; e in ogni altra cosa era così servizievole! Una sera aveva fatto venire nel salotto il figlio del suo pastore proprio per cantare per lei. Il canto le piaceva immensamente. Lui stesso sapeva cantare un po’. Essa lo credeva molto bravo, e capace di capir tutto. Aveva un bellissimo gregge; e nel tempo che era rimasta con loro, gli era stato offerto per la sua lana più che a qualunque altro nel paese. Credeva che tutti parlassero bene di lui. La madre e le sorelle gli erano molto affezionate. Mrs. Martin le aveva detto un giorno (e arrossiva ripetendolo) che era impossibile avere un figlio migliore; e perciò era sicura che sposandosi sarebbe riuscito un marito eccellente. Non che lei desiderasse di vederlo prender moglie. Non aveva nessuna premura.
«Brava Mrs. Martin!» Pensò Emma. «Sapete il fatto vostro!»
E quand’essa era venuta via, Mrs. Martin era stata tanto gentile da mandare una bellissima oca a Mrs. Goddard: la più bell’oca che Mrs. Goddard avesse mai visto. Mrs. Goddard l’aveva cucinata una domenica e aveva invitato a cena tutt’e tre le insegnanti, Miss Nash, Miss Prince e Miss Richardson.
«Mr. Martin, suppongo, non ha altre nozioni che quelle del suo mestiere. Non legge?»
«Oh, sicuro!... Cioè, no... non lo so... ma credo che abbia letto un bel po’... ma non cose di cui fareste conto. Legge le Relazioni agricole e qualche altro libro che si trova sotto il sedile d’una finestra... ma se li legge tutti da sé. Ma talora la sera, prima di metterci a giocare a carte, soleva leggere ad alta voce qualcuno dei Brani eleganti - molto divertente. E so che ha letto il Vicario di Wakefield. Non aveva letto mai il Romanzo della foresta o I bambini della badia. Non aveva mai sentito nominare tali libri prima che gliene parlassi io, ma ora è deciso a procurarseli appena può.»
La domanda seguente fu:
«Che aspetto ha Mr. Martin?»
«Oh non è un bell’uomo, tutt’altro! Da principio mi parve molto brutto, ma adesso non mi sembra più tale. Dopo qualche tempo, sapete, succede così. Ma non l’avete veduto mai? Di tanto in tanto capita a Highbury e non manca mai di passarci a cavallo ogni settimana quando si reca a Kingston. Vi è passato davanti parecchie volte.»
«Può essere, e magari l’avrò visto una cinquantina di volte, ma senza aver idea di come si chiamasse. Un giovane agricoltore, a cavallo, o a piedi, è proprio l’ultima specie di persona che possa eccitare la mia curiosità. I coltivatori sono precisamente la classe di gente con la quale sento di non potere aver nulla a che fare. Un gradino o due più basso, e un aspetto degno può interessarmi; potrei sperare di riuscir utile alle loro famiglie in un modo o nell’altro. Ma un agricoltore non può aver bisogno del mio aiuto, e perciò in un senso è tanto al di sopra della mia attenzione quanto lo è al di sotto in ogni altro.»
«Certo. Già, non è probabile che l’abbiate mai osservato, ma lui vi conosce proprio bene: voglio dire, di vista.»
«Non dubito che egli sia un giovanotto per bene. Anzi mi risulta che lo è: e come tale gli desidero ogni prosperità. Che età immaginate che abbia?»
«L’otto giugno scorso aveva ventiquattr’anni, e il mio giorno di nascita è il ventitré: proprio quindici giorni di differenza! Che è strano davvero!»
«Solo ventiquattr’anni! È troppo giovane per accasarsi. Sua madre ha perfettamente ragione di non aver premura. Sembrano star benissimo come sono, e se essa dovesse darsi daffare per trovargli moglie, probabilmente se ne pentirebbe. Di qui a sei anni, se potesse incontrarsi con una buona ragazza della sua stessa condizione, con un po’ di denaro, potrebbe essere una cosa molto desiderabile.»
«Di qui a sei anni! Cara Miss Woodhouse, avrebbe trent’anni.»
«Ebbene, non prima di quella età possono permettersi di sposarsi la maggior parte degli uomini che non vivono di rendita. Mr. Martin, m’immagino, ha ancora da farsi di sana pianta un patrimonio; sicché non può non essere in anticipo su gli altri. Qualunque somma di denaro possa ereditare alla morte di suo padre, quale che sia la sua parte nel patrimonio della famiglia, è, presumo, tutta in circolazione, tutta investita nelle sue scorte, e via dicendo; e sebbene, a forza di diligenza e di buona fortuna, egli possa essere ricco col tempo, è pressoché impossibile che abbia ancora messo insieme qualcosa.»